lunedì 31 gennaio 2011

VLADIMIR MAJAKOVSKIJ: TESTO TEATRALE, RAPPRRESENTAZIONI, WORK-IN-PROGRESS


“VOLODJA MAJAKOVSKIJ" è un Dialogo Teatrale, in lingua italiana, scritto da Alberto Macchi a Roma nel 1987. Inedito.


“WŁODZIMIERZ MAJAKOWSKI" è un Dialogo Teatrale, in lingua polacca, scritto in lingua italiana da Alberto Macchi a Roma nel 1987, traduzione di Zofia Dziubińska. Inedito.

DALL'IDEA ALLA STESURA DEL TESTO, ALLE RAPPRESENTAZIONI:

Anno 1987
- Alberto Macchi comincia ad interessarsi di Majakovskij così, per caso, venendo a contatto con alcuni libri sulla vita del poeta che trova in strada abbandonati accanto ad un cassonetto dell'immondizia sotto casa propria a Roma.

Libri da cui Alberto Macchi s'è ispirato per la costruzione del testo teatrale.
- Nasce una prima bozza di testo teatrale dal titolo "Majakovskij" che viene rappresentata al teatro "Le Ginestre" di Roma con la regia dell'autore. Interprete l'attore Calogero Buttà.
Anno 1992
- Appena ultimato il testo definitivo sono iniziate subito le prove a Roma dello spettacolo con il titolo “Volodja” dramma, con la regia dell'autore.
Anno 1993
- Debutto dello spettacolo "Volodja" a Roma a "Piazza Morgan" in occasione del Centenario dalla Nascita di Vladimir Majakovskij. Protagonisti: Mimmo Strati (Volodja Majakowskij), Susanna Bugatti (Lilja Brik).
- Repliche dello spettacolo a "Piazza Morgan" a Roma, con Mauro Leuce (Volodja) e Susanna Bugatti (Lilia Brik).
- Alberto Macchi, per aver messo in scena lo spettacolo "Volodja" sulla vita di Majakovskij è ospite alla Mostra "100 Majakovskij . 1893 1993 . Cari compagni posteri" alla Centrale Montemartini di Roma e alla Mostra "Vladimir Majakovskij", a cura di Simona Marchini, a Via del Babuino, sempre a Roma.
Anno 2010
- Lettura drammatizzata del testo teatrale "Volodja Majakovskij" al Teatro "Enrico Marconi" di Varsavia, a cura dell'autore.
Anno 2011
- Seminario a Varsavia su Vladimiro Majakovskij a cura dell'autore del testo alla Sala Conferenze dell'Associazione Italiani in Polonia".
- Alberto Macchi, al Teatro "Enrico Marconi" di Varsavia, prova il suo spettacolo "Volodja Majakovskij", leggermente modificato rispetto alla versione originaria.
Protagonisti: Marius Navodaru (Vladimir Majakovskij), Sara Zerbo (Lilja Brik), Orietta Lombardi (Veronika Polonskaja).
- Il testo aggiornato rispetto all'originale viene integralmente tradotto da Zofia Dziubińska in lingua polacca.
- Alberto Macchi, al Teatro "Enrico Marconi" di Varsavia, prova lo spettacolo "Włodzimierz Majakowski", in lingua polacca. Protagonisti: Tomasz Krupa (Vladimir Majakovskij), Katja Bert (Lilja Brik), Joanna Jarcińska (Veronika Polonskaja).
- Alberto Macchi, al Teatro "Vistula University" di Varsavia, prova lo spettacolo "Włodzimierz Majakowski", in lingua polacca. Protagonisti: Tomasz Krupa (Vladimir Majakovskij), Katja Bert (Lilja Brik), Ewa Kotwica-Lis (Veronika Polonskaja), Roch Siemianowski (Osip)
Un momento delle prove di "W. Majakowski nella versione polacca, al Teatro "Vistula University" di Varsavia.
- Alberto Macchi, al Teatro "Vistula University" di Varsavia, prova il suo spettacolo "Volodja Majakovskij", in lingua italiana. Protagonisti: Marius Navodaru (Vladimir Majakovskij), Sara Zerbo (Lilja Brik), Orietta Lombardi (Veronika Polonskaja), Alessandro Bruzzone (Osip).

 
Un momento delle prove di "V. Majakovskij nella versione italiana, al Teatro "Vistula University" di Varsavia.

Vladimir
Lilja
Veronika
Osip

PARTE DEL TESTO IN LINGUA ITALIANA:

Scena prima: RIEVOCAZIONE
Mosca, anno 1930. Una panchina in un parco, su cui è seduto Volodja Majakovskij (1), o meglio il suo spirito. Ha in bocca una sigaretta accesa. Sta sfogliando un piccolo libro. Alle sue spalle parte, su uno schermo, un filmato con pezzi di repertorio, dove appare l’autentico Majakovskij con Lilja Brik e Veronika Polonskaja, misto a pezzi girati al presente con l’attore e le attrici interpreti.
VOLODJA: (Siede sulla panchina. Ferma l'attenzione su una pagina ed incomincia a leggere la poesia che segue)
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VOLODJA: (Smette di leggere, getta il libricino sulla panchina accanto a sé e considera) L'intero ordito della mia vita, tessuto dalle donne e dalla politica, è stato trafitto con i chiodi delle parole. (Sente che qualcuno s'avvicina)
VERONIKA: (Entra in scena. Non avverte la presenza di Volodja. Parlando tra se e se) Non ricordo nei dettagli la giornata di ieri insieme a Majakovskij, ma m'è rimasta impressa chiaramente, nella memoria, l'immagine delle sue grandi mani, il nervoso contorcersi delle sue dita, lì, proprio sotto i miei occhi. E quest'immagine oggi non m'ha abbandonato mai, neanche per un istante.
VOLODJA: (Può udire la voce di Veronika. S’alza e le va incontro) Ma Veronika (2), Veronika Polonskaja amore mio, non sono più il tuo Volodja? Sono scomparso solo da qualche ora e tu già ...
VERONIKA: (Non può udire la voce di Volodja, ne può vederlo) Quelle mani che si tuffavano in una pelle d'orso, la tormentavano, strappavano ciuffi di pelo bruno, mentre il suo sguardo era fisso su di me. Chissà cosa avrei pagato per sapere cosa gli stesse passando per la testa in quel momento! (Va a sedersi sulla panchina) Non potevo assolutamente presagire nulla di quello che sarebbe accaduto di lì a poco dopo. Anzi eravamo così in armonia da alcuni giorni, che cominciavo addirittura a convincermi ch'egli stesse per dimenticare definitivamente Lilja Brik (3). (Mette la testa fra le mani, si china verso i ginocchi, resta per un attimo così)
VOLODJA: (Restando immobile dov'è) T'ho conosciuta che eri una bambina. Allora tu facevi già l'attrice al teatro Mkhat. Avevi sposato, appena diciassettenne, l'attore Mikhail Janshin (4). Mi chiedo ancora perché non divorziasti da lui quando ti mettesti con me. Lo sapevi che t'avrei sposata! Per te avevo abbandonato l'avventura con la bella emigrata a Parigi, quella donna straordinaria che era Tat'jana Jakovleva (5) ..., con Elli Johns (6). Per te avevo ridotto ad una futile amicizia il grande amore che avevo nutrito per Lilja Brik. Ed ero rimasto solo, senza amici; tutto questo pur di poter stare con te. Voi donne, neanche se venite amate e rassicurate per tutta una vita, vi abbandonate con fiducia ad un uomo. È nella vostra natura di diffidare sempre. Sarà forse per un rancore atavico che vi portate in eredità, non lo so, sta di fatto che tu non hai voluto credermi fino in fondo. E così in certi momenti mi sei mancata tantissimo. Sapessi quanto mi sei mancata! ... Ma vedo te ne stai andando.
VERONIKA: (Esce di scena poi si alza e s'allontana stravolta, lentissimamente)
VOLODJA: Non vuoi ascoltarmi ancora, vero?. Evidentemente fra noi due ero soltanto io che avevo bisogno di te.
LILJA: (Appare dalla parte opposta da dove è scomparsa Veronika. Anche lei non avverte la presenza di Volodja e non sente la sua voce) Questa irrequietezza, questa insoddisfazione che mi perseguita da sempre, non mi ha mai consentito di vivere serenamente una storia con un uomo, ne con Osip (7) mio marito, ne tantomeno con Majakowskij.
VOLODJA: Ma Lili, Lili Brik amore mio, non sono più il tuo Volodia? Sono scomparso da appena qualche ora e tu già …
LILJA: Ricordo che al tempo in cui io e Osip traslocavamo nell'appartamento che s'affaccia sul vicolo Gendrikov, avevo appena incominciato a frequentare un nuovo amante, malgrado avessi ancora in piedi la storia a tre con mio marito e Volodja. Ero eccitata, gli occhi mi scintillavano per la forte emozione che quest'uomo sapeva procurarmi. Così pensavo tra me e me: "Durerà per tutta la vita questa volta. Lo sento. Durerà per l'eternità". Poi Osip ed io partimmo per un viaggio. Ma presto arrivò un telegramma. Era un rimprovero di Volodja per me: "Nostalgia. Scrivi. Non capisco a chi tu scriva. Sicuramente non a me". Io, allora, sottovalutai ch'egli, avvertendo quel cattivo presagio, stesse già in preda alla disperazione: "Per favore inventa un nuovo testo per i prossimi telegrammi" gli risposi banalmente. (Scappa via piangendo, con il volto fra le mani)
VOLODJA: (Restando immobile, ma con le braccia protese verso di lei) Liliczka, non andartene! Aspettami tesoro che vengo da te. Lili, lo sai? … (Deluso, s’accende una sigaretta e continua come se Lilja fosse ancora presente) … Io non sono come te, Lili. Tu sei nata da una famiglia sana e felice, con genitori che ti hanno adorato e che ti hanno offerto ogni cosa prima che tu la chiedessi. Tuo padre (8) era un famoso avvocato noto a tutti i teatri russi perché abile nel procacciare contratti agli attori. Tua madre (9) una musicista. Tu con la passione per la danza. Tutta la famiglia, insomma, in quanto benestante, ha potuto coccolarti, vezzeggiarti, viziarti. Malgrado io sapessi tutto ciò e malgrado tu fossi già sposata, appena t'ho vista a Pietroburgo, mi sei entrata subito nel sangue, dentro le vene. (Pausa) Pigra e prepotente, tutti t'hanno sempre concesso di dire liberamente quel che ti passava per la testa. E con me è stata la stessa cosa. Appena dopo qualche giorno che ci frequentavamo m'hai detto senza troppo pensarci, che mi amavi, quantunque tu vivessi accanto già ad un uomo, tuo marito. Giocare con i sentimenti per te era come giocare con le parole, come scherzare con gli amici. Per il fatto che tu ed Osip eravate entrambi ebrei, avrete avuto già così tanta parte della vostra vita da spartire, che io, sulle prime, vi sarò sicuramente apparso come una distrazione. Fino a che anche lui, per non contrariarti e forse per non perderti, ha finito coll'accettare un menage a tre. A che cosa ti sono serviti sempre i rapporti con gli uomini, se non a soddisfare i tuoi capricci di donna viziata? Io sì, che con molta onestà mi proposi, fui subito realmente rapito da te! Ricordo, i primi tempi che conobbi Osip, ripetevo continuamente a me stesso: "Cosa mai ci fa lei con un uomo così piccolo ed insignificante accanto ad una donna seducente ed immortale come lei?" Poi però, col tempo capii. (Pausa) Mi manchi! Ognuno di noi ha bisogno di qualcun altro ed io ho bisogno di te. (Tra se e se, quasi sottovoce) Un po' tutti mi mancate, un po' tutte, ma in modo particolare … (Torna a sedersi sulla panchina dove è rimasto il libricino. Si sdraia e rievoca un passo del suo “Flauto di Vertebre”) “... quella donna che farebbe tremare una montagna ..., / che Dio ha tratto dal fondo dell'inferno, / e che m’ha comandato: amala! / ...” Ed io l’ho amata, sì che l’ho amata! Con tutto me stesso.
LILJA: (Entra in scena da sinistra)
VOLODJA: ... Eccola! “... adesso però ti supplico!/ Allontana da me quella maledetta / che m'hai comandato d'amare! / ...”
VERONIKA: (Entra in scena da destra)
VOLODJA: Ecco, anche lei …"... che ha saccheggiato il mio cuore, / privandolo di tutto, / e nel delirio m'ha lacerato l'anima, / Adesso più nulla io potrò inventare. /…"(10) (Resta immobile)
LILJA: (Ha in mano un foglio piegato in quattro parti. Lo apre. È il testamento di Volodja. Legge) «A tutti. Del fatto che muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, non fate pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. (Scoppia a piangere)
VERONIKA: (Strappa di mano il foglio a Lilja e continua a leggere) Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Nora Vitol'dovna Polonskaja. (Lunga pausa) Se farai in modo che abbiano un'esistenza decorosa, ti ringrazio.[...] Come si dice, l'incidente è chiuso. La barca dell'amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici»
VOLODJA: (Restando sdraiato sulla panchina, interviene quasi gridando) Il defunto odiava terribilmente i pettegolezzi!
LILJA: … Il defunto li odiava terribilmente!
VOLODJA: (Interviene), certo non lo consiglio ad altri,
VERONIKA: … non lo consiglio ad altri ...,
VOLODJA: (Interviene mentre esce) ... ma non ho via d'uscita. (Si sente un colpo di pistola che produce una eco infinita. Fumo. Quando il fumo si dissolve, ci si accorge che Volodja è scomparso)
LILJA: (S’avvicina a Veronika) Buona permanenza a tutti voi che restate.
VERONIKA (Al centro della scena, all’unisono, senza leggere) Vladimir Vladimirovič Majakovskij. (11)
VRFC: (Mentre il sipario si chiude o mentre calano le luci) «A voi tutti. Se io muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia e' Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol'dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un'esistenza decorosa, ti ringrazio.[...] Come si dice, l'incidente è chiuso. La barca dell'amore si e' spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici» Vladimir Vladimirovič Majakovskij.
NOTE:
(1) VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ (Bagdadi 7/7/1893 - Mosca 14/4/1930), detto VOLODJA, ma anche VOL da sua sorella (VOL ossia BUE che tira il carro delle responsabilità). LILJA BRIK lo chiamava invece SCEN (CUCCIOLO)
(2) VERONIKA VITOL'DOVNA POLONSKAJA, attrice, moglie dell'attore MIKHAIL JANŠIN
(3) LILJA KAGAN BRIK (LILICKA e poi LILI per Majakovskij)
(4) MCHAT MIKHAIL JANŠIN, attore, Marito di VERONIKA VITOL'DOVNA POLONSKAJA
(5) TAT'JANA JAKOVLEVA, altra amante di VOLODJA a Parigi.
(6) ELLI JOHNS, altra amante di VOLODJA in America.
(7) OSIP MAKSIMOVIČ BRIK, critico e redattore letterario.
(8) YURI ALEKSANDROVIČ KAGAN, padre di LILJA. Avvocato, organizzatore teatrale.
(9) YLENA YURJEVNA KAGAN, madre di LILJA. Pianista, musicista.
(10) Tratto da "Il Flauto di Vertebre".
(11) Testamento integrale, la cui traduzione mi è stata gentilmente concesso di copiare alla mostra in via del Babbuino a Roma, allestita nel 1993 da Simona Marchini in occasione del Centenario della nascita di Majakovskij.

CZĘŚĆ TEKSTU W POLSKIEJ:

Pierwsza scena: UPAMIĘTNIENIE
Moskwa, rok 1930. Na ławce w parku siedzi Wołodia Majakowski (1), a raczej jego duch. W ustach trzyma zapalonego papierosa. Kartkuje książeczkę. Za jego plecami, na ekranie, lecą fragmenty filmu, na którym widać prawdziwego Majakowskiego z Lilią Brik i Weronikę Połońską, współczesne urywki z odtwórcami ról.
WOŁODIA: (Siada na ławce. Koncentruje się na jednej ze stron i zaczyna czytać następującą poezję)
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(Zatrzymuje się, rzuca książeczkę na ławkę obok i rozważa) Cały ład mojego życia, tkany przez kobiety i politykę, został przebity gwoździami słów. (Słyszy, że ktoś się zbliża)
WERONIKA: (Wchodzi na scenę. Nie spostrzegając Wołodii, mówi sama do siebie) Nie pamiętam szczegółów dnia wczorajszego, który spędziłam z Majakowskim, ale pozostał mi wyraźnie w pamięci obraz jego wielkich dłoni, nerwowy skurcz palców, tam, tuż przed moimi oczami. I ten obraz nigdy mi nie umknie, nawet przez chwilę.
WOŁODIA: (Zagłusza głos Weroniki. Wstaje i idzie w jej kierunku) Ależ Weroniko (2), Weroniko Połońska, miłości moja, nie jestem już twoim Wołodią? Zniknąłem zaledwie na kilka godzin, a ty już...
WERONIKA: (Nie słyszy głosu Wołodii, nie widzi go) Ręce te, zanurzone w niedźwiedziej sierści, dręczyły, zrywały kępy brązowego futra, a jego oczy utkwione były we mnie. Zapłaciłabym wiele, by wiedzieć o czym on teraz myśli! (Siada na ławce) Absolutnie nie mogłam przewidzieć nic, co by się stało później. Więcej, powiedziałabym, że przez te kilka dni byliśmy tacy zgodni. Zaczynałam się utwierdzać w myśli, iż zaczął zapominać o Lilii Brik (3). (Zakrywa twarz dłońmi, pochyla się w stronę kolan i w tej pozycji pozostaje przez chwilę, po czym wstaje i zmieniona bardzo powoli odchodzi)
WOŁODIA: (Pozostaje nieruchomo) Zobaczyłem cię po raz pierwszy, gdy byłaś jeszcze dziewczynką. To ty byłaś aktorką teatru MCHAT-u. Wyszłaś za mąż jako siedemnastolatka, za aktora Michaiła Janszyna (4). Pytam wciąż, dlaczego nie rozwiodłaś się z nim, skoro jesteś ze mną. Gdybym wiedział, że jesteś mężatką! Dla ciebie porzuciłem rozrywkowe życie w Paryżu razem z wyjątkową Tatianą Jakowlewą (5), z Elli Johns (6). Dla ciebie ograniczyłem do błahej przyjaźni wielką miłość żywioną do Lilii Brik. I pozostałem sam, bez przyjaciół. Wszystko, by tylko móc być z tobą. Wy, kobiety, nawet kochane i utwierdzane o tym uczuciu przez całe życie, opuszczacie mężczyzn. W waszej naturze jest wieczne niedowierzanie. Atawistyczną urazę żywicie po wieczność. Nie wiem, nie chciałaś mi w pełni zaufać. I tak, czasem bardzo mi ciebie brakowało. Gdybyś wiedziała, jak bardzo. .. Ale widzę, że odchodzisz.
WERONIKA: (Opuszcza scenę)
WOŁODIA: Nie chcesz mnie już słuchać, prawda? Widocznie z nas dwojga tylko ja ciebie potrzebuję.
LILIA: (Pojawia się po przeciwnej stronie zniknięcia Weroniki. Ona również nie zdaje sobie sprawy z obecności Wołodii i nie słyszy jego głosu) Ten niepokój, to niezadowolenie, które mnie odwiecznie dręczy. Nie dane mi było żyć spokojnie z mężczyzną, ani z Osipem (7), moim mężem, ani tym bardziej z Majakowskim.
WOŁODIA: Ależ Lili, Lili Brik, kochanie moje, czy nie jestem już twoim Wołodią? Zniknąłem raptem na kilka godzin, a ty już...
LILIA: Pamiętam moment, w którym wraz z Osipem przeprowadzaliśmy się do mieszkania leżącego przy zaułku Gendrikowa, dopiero co zaczęłam się spotykać z nowym kochankiem, bez względu na tę całą sytuację naszej trójki: mnie, mojego męża i Wołodii. Byłam podniecona, oczy mi błyszczały od silnych emocji, które we mnie wzbudzał. Tak sobie myślałam: “To tym razem będzie trwało całe życie. Tak czuję. Będzie trwało wiecznie”. Potem Osip i ja wyruszyliśmy w podróż. Ale wkrótce przyszedł telegram. Było to upomnienie od Wołodii: “Nostalgia. Pisz. Nie rozumiem, do kogo piszesz. Zapewne nie do mnie”. Ja zatem nie doceniłam go, ostrzeżona złym przeczuciem, ta sama ofiara rozpaczy: “Proszę cię, wymyśl nowe słowa następnym telegramom” banalnie mu odpowiesz. (Ucieka i płacząc chowa twarz w dłoniach)
WOŁODIA: (Pozostaje nieruchomy, ale ramiona ma wyciągnięte w jej kierunku) Nie odchodź! Zaczekaj, skarbie, na mnie. Lili, wiesz, że... (Zawiedziony, zapala papierosa. Kontynuuje tak, jakby Lilia nadala była obecna) ... Nie jestem taki jak ty, Lili. Urodziłaś się w zdrowej i szczęśliwej rodzinie. Rodzice cię kochali i dawali ci wszystko, zanim tylko o to poprosiłaś. Twego ojca, (8) uznanego prawnika, znały wszystkie rosyjskie teatry, ponieważ umiejętnie pozyskiwał kontrakty z aktorami. Twoja matka (9) była muzykiem. A ty kochałaś taniec. W sumie cała twa zamożna rodzina mogła cię rozpieszczać. Wiedziałem o tym wszystkim, zanim wyszłaś za mąż. Jak tylko zobaczyłem cię w Petersburgu, od razu popłynęłaś w moich żyłach. (Pauza) Leniwa i despotyczna, wszyscy pozwalali ci swobodnie mówić, co tylko chodziło ci po głowie. I ze mną było tak samo. Minęło ledwie kilka dni, jak się spotykaliśmy, a ty, zbyt wiele nie myśląc, powiedziałaś, że mnie kochasz, ale chcesz żyć obok mężczyzny będącego twoim mężem. Granie z uczuciami było dla ciebie jak gra słów, jak żartowanie z przyjaciółmi. Łączyło was to, że oboje z Osipem byliście Żydami, ja z pewnością pojawiłem się jako rozrywka. Nie sprzeciwiałem się wam, aby ciebie nie stracić. Byłem gotów podzielić to uczucie na całą naszą trójkę. Czemu miały służyć ci te związki z mężczyznami, jeśli nie temu, by spełniać kaprysy zepsutej kobiety? Ja inaczej, będąc szczery, naprawdę uzależniłem się od Ciebie! Pamiętam, gdy po raz pierwszy spotkałem Osipa, stale powtarzałem sobie: "Co u licha robi ona, kobieta uwodzicielska i nieśmiertelna, z człowiekiem takim małym i nieznaczącym u boku?" Ale potem, z czasem to zrozumiałem. (Pauza) Brakuje mi ciebie! Każdy z nas potrzebuje kogoś, a ja potrzebuję ciebie (mówi do siebie, prawie szeptem). Brakuje mi trochę was wszystkich, was wszystkie, ale szczególnie ... (Wraca, by zasiąść na ławce, na której została książeczka, bierze ją do rąk i kładąc się, recytuje ustęp z „Fletu kręgosłupa”) ... "Ty, któraś zrabowała moje serce, / pozbawiałaś mnie wszystkiego , / i majacząc rozdzierasz mą duszę, ... (Zamyka książeczkę i chowa ją w kieszeni) / Może nic więcej nie będę mógł wymyślić / ..."
LILIA: (Wchodzi na scenę z lewej)
WOŁODIA: ...O! "… a teraz błagam cię! / Oddal ode mnie tą podłość / którą nakazałeś mi kochać! / ... "
WERONIKA: (Wchodzi na scenę z prawej)
WOŁODIA: Otóz i ona... "Ty, któraś zrabowała moje serce, / pozbawiałaś mnie wszystkiego , / i majacząc rozdzierasz mą duszę, / Może nic więcej nie będę mógł wymyślić / ..." (10) (pozostaje nieruchomy)
LILIA: (W dłoni trzyma złożoną na cztery kartkę. Rozkłada ją. To testament Wołodii. Czyta) "Do wszystkich. Kiedy umrę nie wińcie nikogo i proszę nie plotkujcie. Zmarły okropnie nienawidził plotkowania. Mamo, siostry i przyjaciele, wybaczcie mi. Wiem dobrze, że nie tędy droga (nie polecam jej nikomu), ale nie mam wyjścia. Lili, kochaj mnie. (Wybucha płaczem)
WERONIKA: (Rozdziera kartkę i czyta dalej) Towarzysze rządu, moja rodzina to Lilia Brik. Mamo, siostry i Weroniko Noro Witoldówno Połońska. (Długa pauza) Jeśli zrobisz wszystko, by miały one przyzwoite życie, podziękuję ci. [...] Jak mówią, już po zajściu. Statek miłości zatonął w starciu z życiem codziennym... Jesteśmy kwita. Na nic się zda spis wzajemnych krzywd, boleści i znieważeń. Szczęśliwi wy, którzy pozostajecie"
WOŁODIA: (Leży dalej na ławce, przerywa niemal krzycząc) Zmarły okropnie nienawidził plotkowania!
LILIA: Zmarły tego nie znosił!
WOŁODIA: (Przerywa) oczywiście nie polecam nikomu.
WERONIKA: … nie polecam nikomu...
WOŁODIA: (Przerywa) … ale nie mam wyjścia. (Słychać strzał, który jak echo powtarza się w nieskończoność, dym. Kiedy dym się rozwieje, Wołodii już nie ma)
LILIA: (Zbliża się do Weroniki) Szczęśliwi wy, którzy pozostajecie.
WERONIKA: (Na środku sceny, jednogłośnie, bez czytania) Włodzimierz Władimirowicz Majakowski. (11)
NG: (W czasie, gdy kurtyna się zamyka i gasną światła), "Do wszystkich. Kiedy umrę nie wińcie nikogo i proszę nie plotkujcie. Zmarły okropnie nienawidził plotkowania. Mamo, siostry i przyjaciele, wybaczcie mi. Wiem dobrze, że nie tędy droga (nie polecam jej nikomu), ale nie mam wyjścia. Lili, kochaj mnie. Towarzysze rządu, moja rodzina to Lilia Brik. Mamo, siostry i Weroniko Noro Witoldówno Połońska. Jeśli zrobisz wszystko, by miały one przyzwoite życie, podziękuję ci. [...] Jak mówią, już po zajściu. Statek miłości zatonął w starciu z życiem codziennym... Jesteśmy kwita. Na nic się zda spis wzajemnych krzywd, boleści i znieważeń. Szczęśliwi wy, którzy pozostajecie". Włodzimierz Władimirowicz Majakowski.
UWAGI:
(1) WŁODZIMIERZ WŁADIMIROWICZ MAJAKOWSKI (Bagdadi 7.07.1893 r. - Moskwa 14.04.1930 r.), zwany WOŁODIĄ, ale też nazywany przez siostrę VOL (VOL czyli wół, który ciągnie wóz obowiązków). LILIA BRIK nazywała go jednak SCEN (SZCZENIAK)
(2) WERONIKA WITOLDÓWNA POŁOŃSKA, aktorka, żona aktora MICHAIŁA JANSZYNA
(3) LILIA KAGAN - BRIK (LILICZKA a później LILI dla Majakowskiego)
(4) MICHAIŁ JANSZYN, aktor MCHAT- u , mąż WERONIKI WITOLDÓWNY POŁOŃSKIEJ
(5) TATIANA JAKOWLEWA, paryska kochanka WOŁODII
(6) ELLI JOHNS, kochanka WOŁODII w Stanach Zjednoczonych
(7) OSIP MAKSIMOWICZ BRIK, krytyk i redaktor
(8) JURI ALEKSANDROWICZ KAGAN, ojciec LILII. Adwokat, organizator sztuk teatralnych
(9) ELENA JURJEWNA KAGAN, matka LILII. Pianistka, muzyk
(10) W tłumaczeniu "Flet kręgosłupa".
(11) Pełny testament, którego tłumaczenie zezwolono mi skopiować podczas wystawy na ulicy Babbuino w Rzymie, zorganizowanej w 1993 roku przez Simona Marchini z okazji setnej rocznicy urodzin Majakowskiego.

RECENSIONI, ARTICOLI, STAMPA, INTERNET, RADIO, TV:



TEATRO Ristorante Morgan (via Siria 14): fino al 31 dicembre, "Volodja", da Vladimir Majakovskij, con la regia di Alberto Macchi. (Corriere della Sera, 21\12\1993)


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ALBERTO MACCHI
VOLODJA

MAJAKOVSKIJ

Scena Teatrale

 Traduzione dall'italiano al polacco
di Zofia Dziubińska
TEATROSZTUKA
Roma 1987
VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAYAKOVSKIJ - Владимир Владимирович Маяковский, detto VOLODJA, scrittore, poeta.
VERONIKA NORA VITOL’DOVNA POLONSKAJA, Вероника Нора Витольдовна Полонскя, sua amante.
LILJA KAGAN BRIK - Лиля Каган Брик,  sua amante, detta LILI e moglie di
OSIP MAKSIMOVIČ BRIK - Осип Максимович Брик, che in uno studio televisivo funge da conduttore.
ELLI JOHNS - Элли Джонс

TATHJANA JAKOBLEVA - Татьяна Яковлева

PERSONAGGI:
 MAJAKOWSKI  
LILI
WERONIKA  
OSIP
ATTO UNICO
(in due scene)
I scena: RIEVOCAZIONE (1930)
II scena: INTERVISTA (1987)
Scena prima: RIEVOCAZIONE
Mosca, anno 1930. Una panchina in un parco, su cui è seduto Volodja Majakovskij (1), o meglio il suo spirito. Ha in bocca una sigaretta accesa. Sta sfogliando un piccolo libro. Alle sue spalle parte, su uno schermo, un filmato con pezzi di repertorio, dove appare l’autentico Majakovskij con Lilja Brik e Veronika Polonskaja, misto a pezzi girati al presente con l’attore e le attrici  interpreti.
VOLODJA: (Siede sulla panchina. Ferma l'attenzione su una pagina ed incomincia a leggere la poesia che segue)
Quattro. Pesanti come un colpo.
“A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”.
Ma uno come me dove potrà ficcarsi?
Dove mi si è apprestata una tana?
S’io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l’alta marea,
accarezzando la luna.
Dove trovare un’amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
O s’io fossi povero come un miliardario..
Che cos’è il denaro per l’anima?
Un ladro insaziabile s’annida in essa:
all’orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l’oro di tutte le Californie!
S’io fossi balbuziente come Dante o Petrarca…
Accendere l’anima per una sola, ordinarle coi versi…
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.
O s’io fossi silenzioso, umil tuono… Gemerei stringendo
con un brivido l’intrepido eremo della terra…
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.
Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s’io fossi appannato come il sole…
Che bisogno ho io d’abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?
Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?
Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?


 (Smette di leggere, getta il libricino sulla panchina accanto a sé e considera) L'intero ordito della mia vita, tessuto dalle donne e dalla politica, è stato trafitto con i chiodi delle parole. (Sente che qualcuno s'avvicina)
VERONIKA: (Entra in scena. Non avverte la presenza di Volodja. Parlando tra se e se) Non ricordo nei dettagli la giornata di ieri insieme a Majakovskij, ma m'è rimasta impressa chiaramente, nella memoria, l'immagine delle sue grandi mani, il nervoso contorcersi delle sue dita, lì, proprio sotto i miei occhi. E quest'immagine oggi non m'ha abbandonato mai, neanche per un istante.
VOLODJA: (Può udire la voce di Veronika. S’alza e le va incontro) Ma Veronika (2), Veronika Polonskaja amore mio, non sono più il tuo Volodja? Sono scomparso solo da qualche ora e tu già ...
VERONIKA: (Non può udire la voce di Volodja, ne può vederlo) Quelle mani che si tuffavano in una pelle d'orso, la tormentavano, strappavano ciuffi di pelo bruno, mentre il suo sguardo era fisso su di me. Chissà cosa avrei pagato per sapere cosa gli stesse passando per la testa in quel momento! (Va a sedersi sulla panchina) Non potevo assolutamente presagire nulla di quello che sarebbe accaduto di lì a poco dopo. Anzi eravamo così in armonia da alcuni giorni, che cominciavo addirittura a convincermi ch'egli stesse per dimenticare definitivamente Lilja Brik (3). (Mette la testa fra le mani, si china verso i ginocchi, resta per un attimo così)
VOLODJA: (Restando immobile dov'è) T'ho conosciuta che eri una bambina. Allora tu facevi già l'attrice al teatro Mkhat. Avevi sposato, appena diciassettenne, l'attore Mikhail Janshin (4). Mi chiedo ancora perché non divorziasti da lui quando ti mettesti con me. Lo sapevi che t'avrei sposata! Per te avevo abbandonato l'avventura con la bella emigrata a Parigi, quella donna straordinaria che era Tat'jana Jakovleva (5) ..., con Elli Johns (6). Per te avevo ridotto ad una futile amicizia il grande amore che avevo nutrito per Lilja Brik. Ed ero rimasto solo, senza amici; tutto questo pur di poter stare con te. Voi donne, neanche se venite amate e rassicurate per tutta una vita, vi abbandonate con fiducia ad un uomo. È nella vostra natura di diffidare sempre. Sarà forse per un rancore atavico che vi portate in eredità, non lo so, sta di fatto che tu non hai voluto credermi fino in fondo. E così in certi momenti mi sei mancata tantissimo. Sapessi quanto mi sei mancata! ... Ma vedo te ne stai andando.
VERONIKA: (Esce di scena poi si alza e s'allontana stravolta, lentissimamente)
VOLODJA: Non vuoi ascoltarmi ancora, vero?. Evidentemente fra noi due ero soltanto io che avevo bisogno di te.
LILJA: (Appare dalla parte opposta da dove è scomparsa Veronika. Anche lei non avverte la presenza di Volodja e non sente la sua voce) Questa irrequietezza, questa insoddisfazione che mi perseguita da sempre, non mi ha mai consentito di vivere serenamente una storia con un uomo, ne con Osip (7) mio marito, ne tantomeno con Majakowskij.
VOLODJA: Ma Lili, Lili Brik amore mio, non sono più il tuo Volodia? Sono scomparso da appena qualche ora e tu già …
LILJA: Ricordo che al tempo in cui io e Osip traslocavamo nell'appartamento che s'affaccia sul vicolo Gendrikov, avevo appena incominciato a frequentare un nuovo amante, malgrado avessi ancora in piedi la storia a tre con mio marito e Volodja. Ero eccitata, gli occhi mi scintillavano per la forte emozione che quest'uomo sapeva procurarmi. Così pensavo tra me e me: "Durerà per tutta la vita questa volta. Lo sento. Durerà per l'eternità". Poi Osip ed io partimmo per un viaggio. Ma presto arrivò un telegramma. Era un rimprovero di Volodja per me: "Nostalgia. Scrivi. Non capisco a chi tu scriva. Sicuramente non a me". Io, allora, sottovalutai ch'egli, avvertendo quel cattivo presagio, stesse già in preda alla disperazione: "Per favore inventa un nuovo testo per i prossimi telegrammi" gli risposi banalmente. (Scappa via piangendo, con il volto fra le mani)
VOLODJA: (Restando immobile, ma con le braccia protese verso di lei) Non andartene! Aspettami tesoro che vengo da te. Lili, lo sai? … (Deluso, s’accende una sigaretta e continua come se Lilja fosse ancora presente) … Io non sono come te, Lili. Tu sei nata da una famiglia sana e felice, con genitori che ti hanno adorato e che ti hanno offerto ogni cosa prima che tu la chiedessi. Tuo padre (8) era un famoso avvocato noto a tutti i teatri russi perché abile nel procacciare contratti agli attori. Tua madre (9) una musicista. Tu con la passione per la danza. Tutta la famiglia, insomma, in quanto benestante, ha potuto coccolarti, vezzeggiarti, viziarti. Malgrado io sapessi tutto ciò e malgrado tu fossi già sposata, appena t'ho vista a Pietroburgo, mi sei entrata subito nel sangue, dentro le vene. (Pausa) Pigra e prepotente, tutti t'hanno sempre concesso di dire liberamente quel che ti passava per la testa. E con me è stata la stessa cosa. Appena dopo qualche giorno che ci frequentavamo m'hai detto senza troppo pensarci, che mi amavi, quantunque tu vivessi accanto già ad un uomo, tuo marito. Giocare con i sentimenti per te era come giocare con le parole, come scherzare con gli amici. Per il fatto che tu ed Osip eravate entrambi ebrei, avrete avuto già così tanta parte della vostra vita da spartire, che io, sulle prime, vi sarò sicuramente apparso come una distrazione. Fino a che anche lui, per non contrariarti e forse per non perderti, ha finito coll'accettare un menage a tre. A che cosa ti sono serviti sempre i rapporti con gli uomini, se non a soddisfare i tuoi capricci di donna viziata? Io sì, che con molta onestà mi proposi, fui subito realmente rapito da te! Ricordo, i primi tempi che conobbi Osip, ripetevo continuamente a me stesso: "Cosa mai ci fa lei con un uomo così minuto ed insignificante accanto ad una donna seducente ed immortale come lei?" Poi però, col tempo capii. (Pausa) Mi manchi! Ognuno di noi ha bisogno di qualcun altro ed io ho bisogno di te. (Tra se e se, quasi sottovoce) Un po' tutti mi mancate, un po' tutte, ma in modo particolare … (Torna a sedersi sulla panchina dove è rimasto il libricino. Si sdraia e rievoca un passo del suo “Flauto di Vertebre”) “... quella donna che farebbe tremare una montagna ..., / che Dio ha tratto dal fondo dell'inferno, / e che m’ha comandato: amala! / ...” Ed io l’ho amata, sì che l’ho amata! Con tutto me stesso.
LILJA: (Entra in scena da sinistra)
VOLODJA: ... Eccola! “... adesso però ti supplico!/ Allontana da me quella maledetta / che m'hai comandato d'amare! / ...”
VERONIKA: (Entra in scena da destra)
VOLODJA: Ecco, anche lei …"... che ha saccheggiato il mio cuore, / privandolo di tutto, / e nel delirio m'ha lacerato l'anima, / Adesso più nulla io potrò inventare. /…"(10) (Resta immobile)
LILJA: (Ha in mano un foglio piegato in quattro parti. Lo apre. È il testamento di Volodja. Legge) «A tutti. Del fatto che muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, non fate pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. (Scoppia a piangere)
VERONIKA: (Strappa di mano il foglio a Lilja e continua a leggere) Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Nora Vitol'dovna Polonskaja. (Lunga pausa) Se farai in modo che abbiano un'esistenza decorosa, ti ringrazio.[...] Come si dice, l'incidente è chiuso. La barca dell'amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici»
VOLODJA: (Restando sdraiato sulla panchina, interviene quasi gridando) Il defunto odiava  terribilmente i pettegolezzi!
LILJA: … Il defunto li odiava terribilmente!
VOLODJA: (Interviene), certo non lo consiglio ad altri,
VERONIKA: … non lo consiglio ad altri ...,
VOLODJA: (Interviene mentre esce) ... ma non ho via d'uscita. (Si sente un colpo di pistola che produce una eco infinita. Fumo. Quando il fumo si dissolve, ci si accorge che Volodja è scomparso)
LILJA: (S’avvicina a Veronika) Buona permanenza a tutti voi che restate.
VERONIKA (Al centro della scena, all’unisono, senza leggere) Vladimir Vladimirovič Majakovskij. (11)
VRFC: (Mentre il sipario si chiude o mentre calano le luci) «A voi tutti. Se io muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia e' Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol'dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un'esistenza decorosa, ti ringrazio.[...] Come si dice, l'incidente è chiuso. La barca dell'amore si e' spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici» Vladimir Vladimirovič Majakovskij.
SIPARIO o BUIO
Scena Seconda: INTERVISTA
Parigi, anno 1987. Uno studio televisivo al buio, uno schermo dove scorre un filmato. Volodja Majakovskij, Veronika Polonskaja e Lilja Brik sono ospiti per una intervista. Volodja è seduto sopra una poltrona, Lilja e Veronika, di fonte, su un divano. In piedi lo storico e critico Osip Maksimovič Brik, marito di Lilja Kagan, che funge da conduttore. Termina il filmato.
OSIP: Per collegarci al tema del filmato che abbiamo appena visto, questa sera abbiamo ospiti qui con noi in studio, anche se non in carne ed ossa, i tre protagonisti della vicenda descritta nel cortometraggio, ossia: l'insigne scrittore e poeta, Professor Vladimir Vladimirovič Majakovskij, accompagnato dalla Signora Lilja Kagan Brik e dalla Signora Veronika Nora Vitol'dovna Polonskaja, due donne di grande cultura e, mi si consenta, di grande fascino. Tutti e tre hanno gentilmente acconsentito a sottoporsi, sia pur se brevemente, ad un'intervista pubblica, ben sapendo che io scaverò nelle loro vicende più personali ed intime. Per questo ringrazio i nostri ospiti in anticipo. Le loro risposte, ci auguriamo, serviranno a far un po’ di luce su certi interrogativi che tutto il mondo si è posti e si pone ancora. Il nostro programma è costituito da una breve rubrica che si trova all’interno d’un programma televisivo più vasto, per cui abbiamo ben poco tempo a nostra disposizione. Allora direi d’iniziare subito con la prima domanda rivolta al Professor Majakovskij. (Rivolto a Majakovskij) Esimio Professore…
VLADIMIRO: (Interrompe) …Vorrei in primo luogo precisare, per una sorta di lealtà verso i telespettatori che noi, tutti e quattro (Indicando anche il conduttore del programma), in vita, siamo stati grandi amici, (Rivolto al pubblico e riferendosi al conduttore) compreso lui – lui, Osip, (o lei Tathjana) che veramente è degno d’essere chiamato “professore”, e non certo io; per essere stato egli davvero un illustre studioso, storico e critico. Ho inteso fare questa premessa, in quanto reputo che il pubblico debba essere a conoscenza di ciò. Quindi ritengo opportuno che, da questo momento, ci si dia del tu e ci si chiami per nome, senza titoli di alcun genere, anzi per quanto mi riguarda, mi si può chiamare tranquillamente col mio nomignolo. Per cui, d'ora in poi, io sono Volodja. (Rivolto a Veronika, a Lili e allo storico) Spero siate d'accordo anche voi? Allora, accantoniamo per un attimo questa esigenza televisiva che è l’ipocrisia!
VERONIKA: Sì, certo!
LILJA: Perché no?
OSIP: Vedete cosa succede a voler tentare di intervistare degli amici? Ti rubano subito il mestiere di conduttore e ti scoprono, già dall'inizio, tutti gli altarini. Scherzo, naturalmente. Anzi, devo dire, che così tutto mi sarà più facile. Allora, Vladimiro, ovvero Volodja come tu hai detto di preferire d’essere chiamato, ci racconteresti la tua vita? Tutti la conosciamo attraverso i libri, attraverso la carta stampata, ma vorremmo sentirla raccontata dalla viva, si fa per dire, tua voce. Magari i momenti più significativi della tua vita.
VOLODJA: Quanti secondi ho a disposizione?
OSIP: Secondi!?
VOLODJA: Perché, se vuoi, posso definire la mia vita con una sola parola: "Morte". (Sorride) Andrebbe bene?
OSIP: Sarebbe troppo triste  ...; e poi non è la verità! Un colosso come te che ha avuto per amici Pasternak, la Cvetaeva, Lenin, e che si è confrontato con Puškin, scontrato con Sergej Esenin e, che, dulcis in fundo, ha avuto al seguito uno stuolo di così tante belle donne ....

 

VOLODJA: Hai appena fatto il nome di Puškin, Cvetaeva e Esenin. Ebbene il primo, come me, è morto a 37 anni, trafitto da una spada, l’altra e l’altro ancora, come me, entrambi suicidi, strangolati da una corda. Quest’ultimo, peraltro, ha lasciato scritto: “In questa vita, morire non è una novità, ma, di certo, non lo è nemmeno vivere”.

OSIP: (Non reagisce)
VOLODJA: Allora! ... Sono nato a Bagdad, non a Bagdad in Persia, ma a Bagdad in Georgia. E non in Georgia la regione degli Stati Uniti d'America, bensì, in Georgia la regione omonima della Russia (oppure nella mia Georgia, l’Iberia degli antichi romani, e non nella penisola europea dell’Iberia); nell'anno 1893. (Pausa). Appena tredicenne ho dovuto abbandonare la mia ridente cittadina natale, collocata tra verdi catene montuose, a cui ero tanto affezionato, per seguire, già orfano di mio padre, la mia famiglia a Mosca, una metropoli immensa, cosmopolita ..., la capitale. Non credevo che mi sarei mai adattato a vivere in una così grande città. Invece poi non fu così.
OSIP: (Interviene) Infatti so che ti integrasti molto presto. Scusa l'intromissione. Ora mi metto qui buono da una parte e ti prometto che non t'interromperò più.
VOLODJA: Interrompi, interrompi pure invece! Interrompi finché vuoi, non sto mica recitando una delle mie poesie, che nessuno deve interrompermi. Allora, dicevo ... A Mosca ho legato subito con gente impegnata politicamente. I miei soli amici, man mano che passava il tempo, erano i compagni di lotta. Tutta gente che viveva nella clandestinità, nascosta per la maggior parte della giornata, nelle viscere della terra, semisepolta sotto la città. Eravamo un gruppo facinoroso di giovani socialdemocratici disposti a tutto. Io, che forse ero il meno scaltro, spesso mi esponevo operando anche allo scoperto. Un giorno, infatti, le autorità mi beccarono e mi misero al fresco per un po'. E un'altra volta. E un'altra volta ancora. Quando ero in carcere, mi dicevo: "Bene, così ho tutto il tempo che voglio per scrivere". Questo pensiero mi portò a fondere l'arte con la politica. Infatti partecipai come poeta e come pittore al movimento Cubo-Futurista e nel contempo, per essere di sostegno alla rivoluzione, lavoravo anche all'Agenzia di Stampa “Rosta”. Qui dipingevo cartelloni di propaganda e scrivevo poesie e drammi come il "Mistero Buffo", per lanciare a modo mio, certi messaggi alle masse. Terminata la Rivoluzione d'Ottobre, a cui, come appartenente al partito bolscevico avevo inneggiato, ho incominciato a realizzare il sogno di sempre: quello di viaggiare. In questo modo potevo diffondere i miei versi e con essi le mie idee politiche, anche all'estero. Mi recai in Francia, in Germania e finanche negli Stati Uniti d'America. Ho viaggiato praticamente da un polo all'altro del mondo. Ero arrivato a realizzare un mio curioso disegno, quello di passare "dalla Georgia dell'Est alla Georgia dell'Ovest" come si dice qui in Europa. E andai ancora in giro per la Russia, da Mosca a Taśkent, a Leningrado, fino a Vladivostok. Sempre a declamare le mie poesie, a leggere le mie prose come la "Cimice", che ho avuto anche il piacere di vedere rappresentata in teatro con le musiche di Šostakovič. Così, attraverso le mie opere, ho potuto raccontare la cronaca, la storia, la politica, la cultura, del mio popolo, della gente comune, oltre che esprimere i miei sentimenti.
OSIP: Sappiamo che anche il cinematografo, come la poesia e il teatro, è stato importante nella tua carriera artistica. Se non ricordo male, hai scritto tre sceneggiature per la Casa cinematografica “Neptun”.
VOLODJA: Non solo, ho anche recitato come attore protagonista in tutti e tre i film. (12)
OSIP: Ci sarebbe da dire ancora tantissimo sulla tua carriera artistica, anche cose curiose come ad esempio, perché quel libro con quello strambo titolo “150.000.000” fu pubblicato senza il nome dell'autore, ossia senza il tuo nome. Ma noi siamo qui per parlar d'altro. (Rivolto a Lilja) Non è vero Lili? Allora, continuiamo con te. Che immagine ti sei fatta dell'uomo Volodja, tu che l'hai vissuto tanto intensamente?
LILJA: Se devo definirlo con una parola, ma che lui non se ne abbia a male, direi “un accentratore”. Basta ripercorrere i titoli delle sue opere per capirlo. La sua prima raccolta di versi ha per titolo "Io", la sua prima tragedia s'intitola "Vladimir Majakovskij" (13). E la sua biografia poetica "Io stesso" dove arriva a dire "Io sono un poeta, per questo sono interessante", “La ‘mia’ scoperta dell’America”. E così via … . Poi Volodja è stato, scrittore, poeta, drammaturgo, pittore, grafico, pubblicitario, giornalista, attore, regista, polemista, ricercatore, viaggiatore ... e chissà quanto ancora se non fosse morto così giovane. Mentre i poeti che facevano soltanto i poeti come il suo amico Pasternak, quasi vivevano nell'ombra, magari dimenticati per anni. (Rivolta a Volodja) Non è così?
VOLODIA: Perché tu non sei stata attrice, ballerina, letterata, salottiera ... e così via? E poi moglie infedele, amante crudele ...
VERONICA: (Interviene) Volodja era in vista più degli altri perché, avendo aderito al partito rivoluzionario clandestino e al cubofuturismo russo, ha dedicato la sua vita a fare il "tamburino", "la voce della rivoluzione in oriente" e "la voce dell'avanguardia in occidente". S'era prefisso un compito, quello di diffondere una certa cultura in cui credeva fermamente.
LILJA: (Interrompe) Non nascondo infatti che ha firmato il manifesto futurista «Schiaffo al gusto del pubblico» e che ha composto drammi come Oblako v stanach  “La nuvola in calzoni” e Flejta-pozvonočnik, “Flauto di vertebre”, il poema, menzionato poc’anzi, 150.000.000 ed il dramma  Mistero Buffo con cui ha descritto quanto di grande e di comico ci fosse nella rivoluzione (Ride) ed in cui i versi sono intesi come le parole d'ordine, i comizi, le grida della folla... e l'azione, il movimento della folla, l'urto delle classi, la lotta delle idee ...
OSIP: (Interrompe) ... oltre ai poemi di propaganda proletaria come "Benel" e "Lenin", alle commedie come "La Cimice" e "Il Bagno", per criticare quel mondo piccolo-borghese d’allora ... .
VERONIKA: ... Scusa Osip (o Tathjana), ma vorrei concludere ...: Ecco quindi il perché del suo nome innanzi a tutto; ed ecco perché dovunque e continuamente egli sembrava sorgere dal nulla!
OSIP: Questo, invero, è quanto sostengono anche altre due donne almeno, tra le sue amanti: Elli Johns e Tathjana Jakobleva (o Marija Denisova). Ma ora Veronika, siccome il tempo stringe, vuoi raccontarci tu, a chiare note, gli ultimi momenti della vita di Volodja, tu che li hai vissuti personalmente?
VERONIKA:  Quel giorno stavo uscendo di casa, quando dopo appena cinque passi, ho udito uno sparo. Mi son sentita cedere le gambe. Ho gridato con tutte le mie forze e immediatamente mi sono avventurata come una forsennata attraverso il corridoio. Il percorso m'è parso lungo un'eternità. Nella realtà invece ero tornata indietro in un battibaleno! (Pausa) Quando ho aperto la porta, nella stanza c'era ancora la nuvola di fumo, quella della polvere da sparo fuoriuscita dalla canna della pistola di Volodja. S'era appena suicidato. L'ho trovato che era disteso sul tappeto con le braccia aperte e con una minuscola macchia di sangue sul petto, la bocca aperta.
OSIP: Quanti anni avevi allora?
VERONIKA: Ventuno appena.
OSIP: Così giovane, testimone di un tale dramma? Questo fatto t'avrà sconvolto la vita!
VERONIKA: Testimone? Protagonista del dramma!
STORICO: Te ne senti responsabile in qualche modo?
VERONIKA: Se io ho fatto soffrire lui, egli ha fatto soffrir me molto di più; anche dopo morto.
OSIP:  E tu Lili?
LILJA: I nostri telespettatori credo abbiano potuto dedurre bene il mio pensiero in proposito, già nel filmato che abbiamo appena visto. Certamente una forte passione ci ha travolti tutti e due, me e il mio "scen", vezzeggiativo con cui io avevo ribattezzato Volodja. Quando però per me quella passione si spense, forse invece in lui ardeva ancora. E guai quand'è così, per chi ne rimane coinvolto! In ogni caso soltanto la natura umana è responsabile di tutto ciò. Io non ho di che colpevolizzarmi. E se l'ho fatto, col tempo, attraverso una qualsivoglia catarsi, ho sicuramente espiato. Il nostro poi era un gioco particolarmente rischioso, dei cui rischi anche mio marito Osip, oltre che me, era pienamente consapevole. E Volodja per primo. Però come mai mio marito, che a causa mia, era infelice, non s’è ... ?
OSIP: (Interrompe prontamente e rivolto a Volodja) Purtroppo dobbiamo concludere. Il tempo a nostra disposizione a questo punto è terminato. Quindi, mio caro Volodja, mi rivolgo a te. In conclusione, ma veramente in due parole, quali sono state nella realtà le ragioni per cui ti saresti tolto la vita, proprio in un periodo non sospetto: Fra Washington e New Yok era stata effettuata la prima trasmissione televisiva via cavo; era stato istituito il primo servizio telefonico transatlantico tra Stati Uniti e Gran Bretagna; l'Unione Sovietica stava costruendo la più grande centrale idroelettrica in Russia; Lindberg aveva compiuto il primo volo sull'Atlantico ... Ho capito che soltanto tu, se vuoi, puoi rivelarci questo mistero ..... In quattro parole …
VOLODJA: Una, l'amore. Due, la passione. Tre, la politica. Quattro, la follia. Queste possono essere le ragioni che m'hanno condotto alla disperazione. E aggiungerei: cinque, le delusioni! Si, le delusioni soprattutto! Avevo da poco rappresentato la mia ultima commedia teatrale "Il Bagno", un vero fiasco. Accuse di formalismo e di oscenità da parte dei critici. Un fallimento totale insomma!  A quel tempo avevo 37 anni, poco equilibrio interiore, tante paure. Questa sconfitta, mista alle delusioni d'amore, che ora che siamo tutti e quattro qui riuniti, capisco, frutto soltanto delle mie fantasie e di distorsioni non di poco conto, mi hanno di certo ridotto il desiderio di vivere. E così dev’essere successo che ....
OSIP: La politica, la società, la morale, la religione, la coscienza, quanta parte potranno aver avuto in questa faccenda?
VOLODIA: Se considerate che ho portato sempre qualche nomignolo, come Volodja, vale a dire Vladimiruccio ... Lili Brik, l’avete appena sentita, mi chiamava invece Scen ossia‘cucciolo’. Ma c’era anche chi, come mia sorella Ljuda, gelosissima delle mie amanti, mi chiamava Vol ovvero ‘bue’, a significare che ho sempre dovuto tirare da solo tutto il carro delle responsabilità, già da bambino quando restai orfano a nove anni. Ora giudicate voi! Se sono sempre apparso agli occhi degli altri un piccolo Vladimiro, un cucciolo, con responsabilità più grandi di me ... potrei non avercela fatta! Vi convince questa come risposta? Poi, per chi già sa e per chi vuol sapere, al di là del prologo dell’ultima mia opera (15) potrà trovare il mio testamento spirituale. (Buio)
... come vivo, parlando coi vivi.
Verrò verso di voi ...
.......................................
Posteri,
per voi
che siete
sani e destri
il poeta
ha leccato
gli sputi polmonari
con la lingua scabra del manifesto ...
.......................................
Compagna vita,
orsù
percorriamo più in fretta i giorni che ci restano.
A me
nemmeno un rublo
i versi m’hanno messo da parte ...
Però devo dire,
in tutta onestà, tranne
una camicia lavata di fresco,
non mi occorre nulla.
(Dal prologo dell’opera “A piena voce” di Vladimir Majkovskij, del 1930, rimasta incompiuta)
SIPARIO o BUIO
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(1)             VLADIMIR VLADIMIROVIČ MAJAKOVSKIJ (Bagdadi 7/7/1893 - Mosca 14/4/1930), detto VOLODJA, ma anche VOL da sua sorella (VOL ossia BUE che tira il carro delle responsabilità). LILJA BRIK lo chiamava invece SCEN (CUCCIOLO)
(2)             VERONIKA VITOL'DOVNA POLONSKAJA, attrice, moglie dell'attore MIKHAIL JANŠIN
(3)             LILJA KAGAN BRIK (LILICKA e poi LILI per Majakovskij)
(4)      MCHAT MIKHAIL JANŠIN, attore, Marito di VERONIKA VITOL'DOVNA POLONSKAJA
(5)       TAT'JANA JAKOVLEVA, altra amante di VOLODJA a Parigi.
(6)       ELLI JOHNS, altra amante di VOLODJA in America.
(7)       OSIP  MAKSIMOVIČ BRIK, critico e redattore letterario.
(8)       YURI ALEKSANDROVIČ KAGAN, padre di LILJA. Avvocato, organizzatore teatrale.
(9)       YLENA YURJEVNA KAGAN, madre di LILJA. Pianista, musicista.
(10)     Tratto da "Il Flauto di Vertebre".
(11)     Testamento integrale, la cui traduzione mi è stata gentilmente concesso di copiare alla mostra in via del Babbuino a Roma, allestita nel 1993 da Simona Marchini in occasione del Centenario della nascita di Majakovskij.
(12)     Risale al 1913 la prima esperienza di Majakovskij come attore, in "Dramma nel Cabaret dei Futuristi N° 13", parodia di pellicole poliziesche. Poi nel 1918 scrisse e interpretò tre films par la Casa Neptun "Non nato per il danaro" tratto dal romanzo "Martin Eden" di Jack London, " La signora e il teppista" dalla novella "La maestrina degli operai" di Edmondo De Amicis e "Incatenata dal film" su soggetto originale. È del 1922 "Benz N° 22", storia di un'automobile. Ammirava CHAPLIN, EIZENŠTEIN, le comiche americane e RIDOLINI. Nel 1929 lesse alla radio la propria commedia "Banja".
(13)     Il suo primo dramma "Vladimir Majakovskij" nella realtà si chiamò così per un errore della censura che aveva scambiato per titolo il nome dell'autore, accantonando così il vero titolo.
(14)     Idea che mi sono fatta attraverso le varie informazioni che ho raccolto durante la visita alla Mostra su Majakovskij presso la Centrale Montemartini in Via Ostiense a Roma, tenutasi da 19 novembre al 12 dicembre 1993 in occasione del centenario della sua nascita.
(15)     "A piena voce", del 1930.
BIBLIOGRAFIA:
Ann & Samuel Charters, Majakovski e Lili Brik una Storia d'Amore, Dall'Oglio, Varese 1980
Fiammetta Cucurnia, "Così si Uccise il Mio Majacovskij Racconta l'Amante", Il Messaggero, Roma 23/7/1987
Vittorio Strada, Veronika Ultimo Amore, Il Corriere della Sera, 23/7/1987
Cento Majakovskij 1893 - 1993, Catalogo, ACEA Centrale Montemartini, Roma 19/11/1993 - 12/12/1993
Enciclopedia dello Spettacolo, UNEDI, Torino 1975
Enciclopedia Zanichelli, Bologna 1995        
Agostino Saba, Storia dei Papi, UTET, Torino 1936
CRONOLOGIA:
1893      Nasce a Bagdadi il 7 luglio, Vladimir Vladimirovič Majakovskij
Muore Guy de Maupassant, romanziere francese.
1894 -    Viene costruita a Lwòw una vasta rete di tram elettrici.
1895          Muore a Roma Ignazio Villa, architetto.
Nasce a Milano il Partito Repubblicano Italiano.
1896          Muore il 1 luglio ad Hartford, Harriet Beecker Stowe, scrittrice statunitense.
Muore Alfredo Bernardo Nobel, inventore. Aveva reso stabile la nitroglicerina e aveva messo a punto la dinamite.
Muore Paolo Maria Verlaine, poeta francese ispiratore del simbolismo.
Muore a Vienna l'11 ottobre Anton Bruckner, compositore austriaco, autore del "Te Deum".
1897          Muore A. Thomson D'Abbadie.
1898          Muore Ottone di Bismarck.
1899          Muore Virginia Contessa di Castiglione., fiorentina, amante di Napoleone III.
1900          Bertoldo Schwarz, litografo tedesco, inventa la cartolina illustrata.
Muore il 30 novembre a Parigi, Oscar Wilde, autore teatrale.
1901          Muore Giuseppe Verdi, compositore, il 27 gennaio a Milano.
La Reale Accademia delle Scienze di Svezia, per volere di AB. Nobel, istituisce il Premio Nobel.
1905          Muore il 24 marzo ad Amiens Jules Verne, scrittore francese.
1906          Muore Adelaide Ristori, attrice.
1909      Guglielmo Marconi ottiene il Premio Nobel per la Fisica a soli 33 anni.
1911          Muore a Roma il pittore Guglielmo De Sanctis.
Muore Gigi Zanazzo, poeta romanesco, nato a Genova..
Muore a Firenze il 30 marzo Pellegrino Artusi, romagnolo di Forlimpopoli, letterato legato all'Arte della Cucina e del "mangiar bene".
1915          Muore Tommaso Salvini, attore.
1916          Muore il 25 dicembre a Cracovia Adam Chmielowski detto Brat Albert
1918 -    Muore il turco Abdul Hamid.
1919          Nasce il 18 gennaio il Partito Popolare Italiano da Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi.
Nasce il 23 marzo a Milano il Fascismo da Benito Mussolini.
Muore Ermete novelli, attore.
Muore Giacinta Pezzana. Attrice.
Nasce in Germania a gennaio il Partito Nazionalsocialista o Nazismo da A. Drexel e G. Feder, a cui aderisce in settembre Adolf Hitler.
1921      Nasce a Roma il 21 gennaio da Antonio Gramsci il Partito Comunista Italiano.
1922          Muore il 18 novembre a Parigi Marcel Proust, scrittore francese.
Marcia su Roma di Mussolini il 28 ottobre.
1923          La statua di Giuseppe Poniatowski a cavallo realizzata a Romada Thorwaldsen nel 1832 viene eretta a Varsavia.
Muore a Parigi il 21 marzo, Sarah Bernhardt, attrice di prosa francese.
1924          Muore a Pittsburgh il 20 aprile  Eleonora Duse, attrice.
Muore a Vienna il 3 giugno lo scrittore Franz Kafka
1925          Il 22 maggio Sandro Pertini viene arrestato per la prima volta per attività contro il Regime Fascista.
Il 18 febbraio viene fondato l'Istituto Giovanni Treccani per la pubblicazione dell'Enciclopedia Italiana, diretta da  Giovanni Gentile
1926          L'8 novembre, a Roma, Antonio Gramsci viene arrestato nonostante l'immunità parlamentare. Assieme a lui    il Fascismo arresta gran parte del gruppo parlamentare del Partito Comunista Italiano.
1927          Fra Washington e New York viene effettuata la prima trasmissione televisiva via cavo, con riprese dal vivo
Viene istituito il primo servizio telefonico transatlantico tra Stati Uniti e Gran Bretagna.
In Italia il Partito Nazionale Fascista istituisce i GUF.
L’11 marzo viene arrestato a Firenze Alcide De Gasperi ed è condotto al carcere di Regina Coeli di Roma.
L'11 maggio, in California, viene fondata l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che istituisce il Premio Oscar.
Il 15 maggio -  Unione Sovietica: a valle delle rapide del Dnepr ha inizio la costruzione della più grande centrale idroelettrica dell'URSS.
Il 20 maggio Charles Lindberg, a bordo dello Spirit of Saint Louis, compie il primo volo in solitaria sull'Atlantico. Decolla da New York e atterrerà vicinoParigi dopo 33 ore e 30 minuti, con una velocità media di 188 km/h.
1928      Muore Gabriele D'Annunzio, poeta nato a Pescara.  
1930      Muore a Mosca, Vladimir Majakovskij il 14 aprile alle ore 10 e 15 suicida con un colpo di revolver.
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ALBERO MACCHI
WŁODZIMIERZ MAJAKOWSKI

Sztuka Teatralna

Tłumaczenie:
Zofia Dziubińska
TEATROSZTUKA
Rzym 1987
POSTACI:
WŁODZIMIERZ WŁADIMIROWICZ MAJAKOWSKI - Владимир Владимирович Маяковский, zwany WOŁODIA, pisarz, poeta.
WERONIKA WITOLDÓWNA POŁOŃSKA, Вероника Нора Витольдовна Полонскя, kochanka.
LILIA KAGAN BRIK - Лиля Каган Брик,  kochanka, zwana LILI, żona OSIPA.
OSIP MAKSIMOWICZ BRIK - Осип Максимович Брик, prowadzący w studiu telewizyjnym..
ELLI JOHNS - Элли Джонс
TATIANA JAKOWLEWA - Татьяна Яковлева
AKT PIERWSZY
(w dwóch scenach)
I scena: UPAMIĘTNIENIE (1930)
II scena: WYWIAD(1987)
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Pierwsza scena: UPAMIĘTNIENIE
Moskwa, rok 1930. Na ławce w parku siedzi Wołodia Majakowski (1), a raczej jego duch. W ustach trzyma zapalonego papierosa. Kartkuje książeczkę. Za jego plecami, na ekranie, lecą fragmenty filmu, na którym widać prawdziwego Majakowskiego z Lilią Brik i Weronikę Połońską, współczesne urywki z odtwórcami ról.
WOŁODIA: (Siada na ławce. Koncentruje się na jednej ze stron i zaczyna czytać następującą poezję)

Obłok w spodniach

Sądzicie może, że to bredzi malaria?
To było.
Było w Odessie.
"Przyjdę o czwartej" — powiedziała Maria.
Osiem.
Dziewięć.
Dziesięć.
I oto wieczór,
zgrudniały i chmurny,
odszedł od okien, powlókł się za nocą.
Za zgarbionymi plecami
kandelabry
rżą i chichocą.
Nie mogłyby oczy mnie poznać niczyje:
potwór żylasty,
wije się, wyje,
męka wlecze go.
Czegóż to może chcieć to ryje?
A ono dobrze wie czego!
Cóż? Mnie tam wszystko jedno:
i to, żem z brązu,
i to, że serce — żelaziwo chłodne...
Nocą
trwożny dzwon swój
chciałbym ukryć w kobiecem, łagodnem.
I oto
olbrzymi
garbię się w oknie,
czołem roztapiam szybę cienką...
Będę miał miłość czy nie?
A jaką?
Wielką czy maleńką?
Skąd wielka do takiego ciała?
Pewno malusia jak figa,
ot, krzyna miłościneczki.
Toć ona przed samochodu syreną się
wzdryga,
lubi saneczek dzwoneczki.
Jeszcze i jeszcze,
z twarzą przywartą ku szkliwu,
ku dziobatej deszczu twarzy,
czekam
obryzgany łomem wszechświatowego
przypływu.
Północ z nożem się szasta,
dogoniła,
zarżnęła,
precz do cholery!
Godzina
dwunasta,
już głowa skazańca z szafotu,
runęła!
Kropelki szare zza szyby
w grymas ogromny się zwyły,
jak gdyby
chimery z Notre-Dame
pysk rozdziawiły.
Przeklęta!
Cóż — i to nie pomoże?!
Usta wnet się rozedrą krzykiem i tęsknotą!
Słyszę:
cicho,
jak chory z łoża,
zeskoczył
nerw.
I oto
najpierw przeszedł się z wolna,
potem biegać zaczął,
zakręcił się jak fryga,
wzburzony, wyraźny,
drga,
Voi pensate che sia il delirio della malaria?
Ciò accadde,
accadde a Odessa.
«Verrò alle quattro» – aveva detto Maria3.
Le otto.
Le nove.
Le dieci.
Ed ecco anche la sera
nel ribrezzo notturno
se n’è andata via dalle finestre
lugubre,
dicembrina.
Nella sua schiena decrepita sghignazzano e nitriscono
i candelabri.
In questo istante non potreste riconoscermi:
una congerie di nervi
geme,
si contorce.
Che può volere un simile masso?
Oh, questo masso ha molte voglie!
In realtà non importa
che tu sia di bronzo
e il cuore una fredda piastra di ferro.
La notte si ha desiderio di nascondere
il proprio suono in un morbido
corpo di donna.
Ma ecco,
gigantesco,
mi incurvo alla finestra,
ne struggo con la fronte il vetro.
Ci sarà, non ci sarà l’amore?
E di qual dimensione,
grande o minuscolo?
3 Si tratta della giovane Marija Denisova, di cui Majakovskij si era innamorato durante una sosta a
Odessa nel gennaio 1914. La “Maria” citata nella parte IV, è un’altra. (N.d.C.)
3 associazione culturale Larici

Di dove un grande amore in un tal corpo?
Probabilmente un piccolo,
un mansueto amoruccio,
che si scansa se un’auto strombetta
ed ama i campanellini dei cavalli.
Ancora e ancora,
stringendomi alla pioggia,
col viso nel suo viso butterato,
aspetto,
e mi spruzza lo scroscio della risacca cittadina.
Mezzanotte, agitandosi con un coltello,
l’ha raggiunta
e sgozzata:
fuori dunque!
La dodicesima ora è caduta
come dal patibolo la testa d’un giustiziato.
Nei vetri grigie goccine di pioggia
si sono attorcigliate con un urlo,
accatastando una smorfia massiccia,
quasi ululassero le chimere
sulla cattedrale di Nôtre-Dame di Parigi.4
Maledetta!
Ebbene, ancora non basta?
Fra poco da un grido sarà squarciata la bocca.
Sento
che senza rumore,
come un malato dal letto,
un nervo è balzato.
Ed ecco:
dapprima passeggia
appena appena,
poi piglia la corsa,
agitato,
preciso.
Ed ora lui e altri due accanto a lui
si dibattono come un fanello disperato.
È crollato l’intonaco al pianterreno.
4
Sulla facciata della cattedrale è la “Galleria delle chimere”, costituita dalle statue degli spaventosi
mostri mitologici affiancati da altre figure grottesche. Con funzione di doccioni, furono realizzate
dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc (1814-1879). (N.d.C.)
4
associazione culturale Larici

Nervi
grandi,
minuscoli,
molteplici
saltellano rabbiosi
e un attimo dopo
più non si reggono in gambe.
Ma la notte sempre più s’impantana per la stanza, –
dalla melma non può districarsi l’occhio appesantito.
Tutt’a un tratto le porte si son messe a cigolare;
quasi l’albergo
battesse i denti dal freddo.
Sei entrata tu
tagliente come un «eccomi!»,
tormentando i guanti di camoscio,
hai detto:
«Sapete,
io prendo marito».
Ebbene, sposatevi.
Che importa.
Mi farò coraggio.
Vedete, sono così tranquillo!
Come il polso
d’un defunto.
Non vi sovviene?
Voi dicevate:
«Jack London,5
denaro,
amore,
passione», –
ma io vidi una sola cosa:
vidi in voi una Gioconda
che bisognava rubare!6
E vi hanno rubata.
Innamorato, rientrerò nel giuoco,
rischiarando col fuoco la curva delle ciglia.
Ebbene!
Anche in una casa distrutta dalle fiamme
(Zatrzymuje się, rzuca książeczkę na ławkę obok  i rozważa) Cały ład mojego życia, tkany przez kobiety i politykę, został przebity gwoździami słów. (Słyszy, że ktoś się zbliża)
WERONIKA: (Wchodzi na scenę. Nie spostrzegając Wołodii, mówi sama do siebie) Nie pamiętam szczegółów dnia wczorajszego, który spędziłam z Majakowskim, ale pozostał mi wyraźnie w pamięci obraz jego wielkich dłoni, nerwowy skurcz palców, tam, tuż przed moimi oczami. I ten obraz nigdy mi nie umknie, nawet przez chwilę.
WOŁODIA: (Zagłusza głos Weroniki. Wstaje i idzie w jej kierunku) Ależ Weroniko (2), Weroniko Połońska, miłości moja, nie jestem już twoim Wołodią? Zniknąłem zaledwie na kilka godzin, a ty już...
WERONIKA: (Nie słyszy głosu Wołodii, nie widzi go) Ręce te, zanurzone w niedźwiedziej sierści, dręczyły, zrywały kępy brązowego futra, a jego oczy utkwione były we mnie. Zapłaciłabym wiele, by wiedzieć o czym on teraz myśli! (Siada na ławce) Absolutnie nie mogłam przewidzieć nic, co by się stało później. Więcej, powiedziałabym, że przez te kilka dni byliśmy tacy zgodni. Zaczynałam się utwierdzać w myśli, iż zaczął zapominać o Lilii Brik (3). (Zakrywa twarz dłońmi, pochyla się w stronę kolan i w tej pozycji pozostaje przez chwilę, po czym wstaje i zmieniona bardzo powoli odchodzi)
WOŁODIA: (Pozostaje nieruchomo) Zobaczyłem cię po raz pierwszy, gdy byłaś jeszcze dziewczynką. To ty byłaś aktorką teatru MCHAT-u. Wyszłaś za mąż jako siedemnastolatka, za aktora Michaiła Janszyna (4). Pytam wciąż, dlaczego nie rozwiodłaś się z nim, skoro jesteś ze mną. Gdybym wiedział, że jesteś mężatką! Dla ciebie porzuciłem rozrywkowe życie w Paryżu razem z wyjątkową Tatianą Jakowlewą (5), z Elli Johns (6). Dla ciebie ograniczyłem do błahej przyjaźni wielką miłość żywioną do Lilii Brik. I pozostałem sam, bez przyjaciół. Wszystko, by tylko móc być z tobą. Wy, kobiety, nawet kochane i utwierdzane o tym uczuciu przez całe  życie, opuszczacie mężczyzn. W waszej naturze jest wieczne niedowierzanie. Atawistyczną urazę żywicie po wieczność. Nie wiem, nie chciałaś mi w pełni zaufać.  I tak, czasem bardzo mi ciebie brakowało. Gdybyś wiedziała, jak bardzo. .. Ale widzę, że odchodzisz.
WERONIKA: (Opuszcza scenę)
WOŁODIA: Nie chcesz mnie już słuchać, prawda? Widocznie z nas dwojga tylko ja ciebie potrzebuję.
LILIA: (Pojawia się po przeciwnej stronie zniknięcia Weroniki. Ona również nie zdaje sobie sprawy z obecności Wołodii i nie słyszy jego głosu) Ten niepokój, to niezadowolenie, które mnie odwiecznie dręczy. Nie dane mi było żyć spokojnie z mężczyzną, ani z Osipem (7), moim mężem, ani tym bardziej z Majakowskim.
WOŁODIA: Ależ Lili, Lili Brik, kochanie moje, czy nie jestem już twoim Wołodią? Zniknąłem raptem na kilka godzin, a ty już...
LILIA: Pamiętam moment, w którym wraz z Osipem przeprowadzaliśmy się do mieszkania leżącego przy zaułku Gendrikowa, dopiero co zaczęłam się spotykać z nowym kochankiem, bez względu na tę całą sytuację naszej trójki: mnie, mojego męża i Wołodii. Byłam podniecona, oczy mi błyszczały od silnych emocji, które we mnie wzbudzał. Tak sobie myślałam: “To tym razem będzie trwało całe życie. Tak czuję. Będzie trwało wiecznie”. Potem Osip i ja wyruszyliśmy w podróż. Ale wkrótce przyszedł telegram. Było to upomnienie od Wołodii: “Nostalgia. Pisz. Nie rozumiem, do kogo piszesz. Zapewne nie do mnie”. Ja zatem nie doceniłam go, ostrzeżona złym przeczuciem, ta sama ofiara rozpaczy: “Proszę cię, wymyśl nowe słowa następnym telegramom” banalnie mu odpowiesz. (Ucieka i płacząc chowa twarz w dłoniach)
WOŁODIA: (Pozostaje nieruchomy, ale ramiona ma wyciągnięte w jej kierunku) Nie odchodź! Zaczekaj, skarbie, na mnie. Lili, wiesz, że... (Zawiedziony, zapala papierosa. Kontynuuje tak, jakby Lilia nadala była obecna) ... Nie jestem taki jak ty, Lili. Urodziłaś się w zdrowej i szczęśliwej rodzinie. Rodzice cię kochali i  dawali ci wszystko, zanim tylko o to poprosiłaś. Twego ojca, (8) uznanego prawnika, znały wszystkie rosyjskie teatry, ponieważ umiejętnie pozyskiwał kontrakty z aktorami. Twoja matka (9) była muzykiem. A ty kochałaś taniec. W sumie cała twa zamożna rodzina mogła cię rozpieszczać. Wiedziałem o tym wszystkim, zanim wyszłaś za mąż. Jak tylko zobaczyłem cię w Petersburgu, od razu popłynęłaś w moich żyłach. (Pauza) Leniwa i despotyczna, wszyscy pozwalali ci swobodnie mówić, co tylko chodziło ci po głowie. I ze mną było tak samo. Minęło ledwie kilka dni, jak się spotykaliśmy, a ty, zbyt wiele nie myśląc, powiedziałaś, że mnie kochasz, ale chcesz żyć obok mężczyzny będącego twoim mężem. Granie z uczuciami  było dla ciebie jak gra słów, jak żartowanie z przyjaciółmi. Łączyło was to, że oboje z Osipem byliście Żydami, ja z pewnością pojawiłem się jako rozrywka. Nie sprzeciwiałem się wam, aby ciebie nie stracić. Byłem gotów podzielić to uczucie na całą naszą trójkę. Czemu miały służyć ci te związki z mężczyznami, jeśli nie temu, by spełniać kaprysy zepsutej kobiety? Ja inaczej, będąc szczery, naprawdę uzależniłem się od Ciebie! Pamiętam, gdy po raz pierwszy spotkałem Osipa, stale powtarzałem sobie: "Co u licha robi ona, kobieta uwodzicielska i nieśmiertelna, z człowiekiem takim małym i nieznaczącym u boku?" Ale potem, z czasem to zrozumiałem. (Pauza) Brakuje mi ciebie! Każdy z nas potrzebuje kogoś, a ja potrzebuję ciebie (mówi do siebie, prawie szeptem). Brakuje mi trochę was wszystkich, was wszystkie, ale szczególnie ... (Wraca, by zasiąść na ławce, na której została książeczka, bierze ją do rąk i kładąc się, recytuje ustęp z „Fletu kręgosłupa”) ... "Ty, któraś zrabowała moje serce, / pozbawiałaś mnie wszystkiego , / i majacząc rozdzierasz mą duszę, ... (Zamyka książeczkę i chowa ją w kieszeni) / Może nic więcej nie będę mógł wymyślić / ..."
LILIA: (Wchodzi na scenę z lewej)
WOŁODIA: ...O! "… a teraz błagam cię! / Oddal ode mnie tą podłość / którą nakazałeś mi kochać! / ... "
WERONIKA: (Wchodzi na scenę z prawej)
WOŁODIA: Otóz i ona... "Ty, któraś zrabowała moje serce, / pozbawiałaś mnie wszystkiego , / i majacząc rozdzierasz mą duszę, / Może nic więcej nie będę mógł wymyślić / ..." (10) (pozostaje nieruchomy)  
LILIA: (W dłoni trzyma złożoną na cztery kartkę.  Rozkłada ją. To testament Wołodii. Czyta) "Do wszystkich. Kiedy umrę nie wińcie nikogo i proszę nie plotkujcie. Zmarły okropnie nienawidził  plotkowania. Mamo, siostry i przyjaciele, wybaczcie mi. Wiem dobrze, że nie tędy droga (nie polecam jej nikomu), ale nie mam wyjścia.  Lili, kochaj mnie. (Wybucha płaczem)
WERONIKA: (Rozdziera kartkę i czyta dalej) Towarzysze rządu, moja rodzina to Lilia Brik. Mamo, siostry i Weroniko Noro Witoldówno Połońska. (Długa pauza) Jeśli zrobisz wszystko, by miały one przyzwoite życie, podziękuję ci. [...] Jak mówią, już po zajściu. Statek miłości zatonął w starciu z życiem codziennym... Jesteśmy kwita. Na nic się zda spis wzajemnych krzywd, boleści i znieważeń. Szczęśliwi wy, którzy pozostajecie"
WOŁODIA: (Leży dalej na ławce, przerywa niemal krzycząc) Zmarły okropnie nienawidził  plotkowania!
LILIA: Zmarły tego nie znosił!
WOŁODIA: (Przerywa) oczywiście nie polecam nikomu.
WERONIKA: … nie polecam nikomu...
WOŁODIA: (Przerywa) … ale nie mam wyjścia. (Słychać strzał, który jak echo powtarza się w nieskończoność, dym. Kiedy dym się rozwieje, Wołodii już nie ma) 
LILIA: (Zbliża się do Weroniki)  Szczęśliwi wy, którzy pozostajecie.
WERONIKA: (Na środku sceny, jednogłośnie, bez czytania) Włodzimierz Władimirowicz Majakowski. (11)
VRFC: (W czasie, gdy kurtyna się zamyka i gasną światła), "Do wszystkich. Kiedy umrę nie wińcie nikogo i proszę nie plotkujcie. Zmarły okropnie nienawidził  plotkowania. Mamo, siostry i przyjaciele, wybaczcie mi. Wiem dobrze, że nie tędy droga (nie polecam jej nikomu), ale nie mam wyjścia.  Lili, kochaj mnie. Towarzysze rządu, moja rodzina to Lilia Brik. Mamo, siostry i Weroniko Noro Witoldówno Połońska. Jeśli zrobisz wszystko, by miały one przyzwoite życie, podziękuję ci. [...] Jak mówią, już po zajściu. Statek miłości zatonął w starciu z życiem codziennym... Jesteśmy kwita. Na nic się zda spis wzajemnych krzywd, boleści i znieważeń. Szczęśliwi wy, którzy pozostajecie". Włodzimierz Władimirowicz Majakowski.
CIEMNO
Scena Druga: WYWIAD
Paryż, rok 1987. Wyciemnione studio telewizyjne, na ekranie wyświetlany jest film. Włodzimierz Majakowski, Weronika Połońska i Lilia Brik udzielają  wywiadu. Wołodia siedzi w fotelu, Weronika i Lilia naprzeciwko, na kanapie. Wywiad prowadzi, stojąc, historyk i krytyk Osip Brik Maksimovich, mąż Lilii Kagan.  Koniec filmu.
OSIP: Aby kontynuować temat filmu widzianego przed chwilą, dziś wieczór gościmy w studiu, choć nie z krwi i kości, troje bohaterów  historii opisanej w filmie krótkometrażowym, a mianowicie: wybitnego pisarza i poetę, profesora Władimira Władimirowicza Majakowskiego, towarzyszącą mu panią Lilię Kagan Brik i panią Norę Weronikę Witoldównę Połońską, dwie kobiety o wielkiej kulturze, rzekłbym, fascynujące. Wszyscy troje uprzejmie godzą się poddać, choćby na krótko,  publicznemu wywiadowi, wiedząc, że drążę ich osobiste i intymne przeżycia. Za to właśnie, z wyprzedzeniem, pragnę podziękować naszym gościom. Ich odpowiedzi, mamy nadzieję, rzucą nieco światła na pewne pytania, które cały świat stawiał i stawia nadal. Nasz program jest  częścią większego programu telewizyjnego,  mamy więc bardzo mało czasu do  dyspozycji. Chciałbym zatem od razu rozpocząć pytaniem kierowanym do profesora Majakowskiego. (Zwraca się do Majakowskiego) Szanowny Panie Profesorze...
WŁODZIMIERZ: (Przerywa) …Chciałbym przede wszystkim zwrócić uwagę, przez wzgląd na  lojalność wobec widzów, na całą naszą czwórkę (Wskazuje także na prezentera programu), bowiem za życia byliśmy bliskimi przyjaciółmi. (Zwraca się do publiczności i odnosi się do prezentera)  To Osip naprawdę zasługuje na miano "profesora", nie zaś ja. Jest on faktycznie wybitnym uczonym, historykiem i krytykiem. Celowo zamierzyłem was o tym uprzedzić, ponieważ uważam, że społeczeństwo powinno być świadome wszystkiego. Więc korzystniej będzie, gdy od tej chwili, będę wam mówić po imieniu, bez żadnych tytułów. Dotyczy to również mojej osoby,  więc od teraz jestem Wołodia. (Zwraca się do Weroniki, Lili i historyka) Mam nadzieję, że  się ze mną zgadzacie? Tak więc odłóżmy na chwilę te obłudne zwyczaje telewizyjne.
WERONIKA: Jasne!
LILIA: Czemu  nie?
OSIP: Widzicie, co się dzieje, gdy robi się wywiad z przyjaciółmi? Kradną ci szybko rolę prezentera i już na początku wyjawiają wszystkie twoje sekrety. Żartuję, oczywiście. Rzeczywiście,  w ten sposób wszystko będzie dla mnie łatwiejsze. Zatem Włodzimierzu, a raczej Wołodio, jak wolisz być nazywany, opowiesz nam o swoim życiu? Wszyscy znamy je z książek, poprzez druk, ale chcemy teraz posłuchać na żywo, by tak rzec, twojego głosu. Może powiedz o najważniejszych  momentach  twojego życia.
WOŁODIA: Ile sekund mam do dyspozycji?
OSIP: Sekund!?
WOŁODIA: Jeśli chcesz, mogę określić moje życie jednym słowem: "Śmierć". (Śmieje się) Brzmiałoby dobrze?
OSIP: To byłoby zbyt smutne..., a poza tym to nieprawda! Taki mocarz jak ty, który przyjaźnił się z Pasternakiem, Cwietajewą, Leninem i miał do czynienia z Puszkinem, Jesieninem, i który był tak kochany, miał takie mnóstwo pięknych kobiet...

 

WOŁODIA: Dopiero co wymieniłeś nazwisko Puszkina, Cwietajewej i Jesienina. Cóż, pierwszy z nich, jak ja zmarł w wieku 37 lat, przebity mieczem. Następni, też jak ja,  popełnili samobójstwo, uduszeni sznurem. Ten ostatni  napisał jednak: "W tym życiu śmierć nie jest nowością, ale oczywiście nie jest nią nawet życie".
OSIP: (Nie reaguje)
WOŁODIA: A więc! ... Urodziłem się w Bagdadzie, w Gruzji, Iberii starożytnych Rzymian, a nie na europejskim półwyspie Iberia; w 1893 roku. (Cisza). Gdy tylko ukończyłem trzynaście lat, musiałem zostawić moje kochane rodzinne miasto, położone pomiędzy zielonymi wzgórzami, do którego byłem tak przywiązany, aby po śmierci ojca podążyć za  rodziną do Moskwy, metropolii - ogromnej, kosmopolitycznej... stolicy. Nie wierzyłem, że przystosuję się do życia w tak dużym mieście. Ale później wszystko inaczej się ułożyło.
OSIP: (Włącza się) A tak, wiem, wiem, że integrujesz się bardzo szybko. Przepraszam za to wtrącenie. Teraz będę tu grzecznie siedział i obiecuję, że więcej ci nie przerwę.
WOŁODIA: Ale przerywasz, jednak przerywasz! Przerywaj, ile chcesz, nie recytuję przecież moich wierszy, których nikt nie powinien mi przerwać. No więc mówiłem... W Moskwie od razu związałem się z ludźmi zaangażowanymi politycznie. Moi zwyczajni znajomi, w miarę upływu czasu, stali się towarzyszami broni. Wszyscy ci ludzie żyli potajemnie, ukryci przez większość dnia w podziemiach, na wpół zagrzebani pod miastem. Byliśmy grupą młodych buntowniczych socjaldemokratów gotowych zrobić wszystko. Ja, który byłem chyba mniej cwany, często odkrywałem się działając też i jawnie. Pewnego dnia władze złapały mnie i na jakiś czas wtrąciły  do więzienia. Potem jeszcze raz. I jeszcze raz. Kiedy byłem uwięziony, mówiłem sobie: "No tak, przynajmniej mam cały ten czas na pisanie". Ta myśl doprowadziła mnie do połączenia sztuki z polityką. I tak to uczestniczyłem jako poeta i malarz w ruchu Kubo-futurystów i jednocześnie, by wspierać rewolucję, pracowałem w wydawnictwie "Rosta". Tu malowałem plakaty propagandowe, pisałem wiersze  i dramaty takie jak "Mistero Buffo ", aby na swój sposób wysyłać  wiadomości do mas. Po Rewolucji Październikowej, jako członek partii bolszewickiej, śpiewałem hymny pochwalne i zacząłem realizować to, o czym od zawsze marzyłem: podróżowanie. Dzięki temu mogłem upowszechniać moje wiersze i  poglądy polityczne również za granicą. Byłem we Francji, w Niemczech i w Stanach Zjednoczonych. Zasadniczo jeździłem po całym świecie, od jednego bieguna po drugi. Udało mi się zrealizować jeden z moich planów – przemierzyć trasę "z rosyjskiej Gruzji po Georgię Ameryki". "Od wschodniej Gruzji po Georgię zachodnią" (lub od zachodni Georgi po Georgie wzchodnia) jak to się mówi tutaj, w Europie. I jeździłem po Rosji, od Moskwy po Taszkent, Leningrad i Władywostok. Zawsze recytowałem moje wiersze i czytałem moją prozę. "Pluskwę" miałem przyjemność zobaczyć prezentowaną na scenie teatralnej z muzyką Szostakowicza. Tak więc, poprzez moje dzieła, mogłem szczegółowo relacjonować bieżące wydarzenia, historię, politykę, kulturę, pisać o moich rodakach, o zwykłych obywatelach, ale i  wyrażać swoje uczucia.
OSIP: Wiemy, że kino, tak jak poezja i teatr, odegrało ważną rolę w twojej karierze artystycznej. Jeśli dobrze pamiętam, napisałeś trzy scenariusze dla studia filmowego "Neptun".
WOŁODIA: I nie tylko, wystąpiłem też jako aktor we wszystkich trzech filmach. (12)
OSIP: Jest jeszcze wiele do powiedzenia na temat swojej kariery, nawet takich zaskakujących rzeczy, jak dziwaczny tytuł książki: "150000000", która została opublikowana bez nazwiska autora. Ale jesteśmy tutaj, aby rozmawiać o czymś innym. (Zwraca się do Lilii) Nieprawdaż, Lili? A zatem teraz o tobie. Jaki obraz Wołodii ci się jawi, tobie, która to wszystko tak intensywnie doświadczyłaś?
LILIA: Jeśli mam go określić jednym słowem, ale też by go nie obrazić, powiedziałbym "egocentryczny". Wystarczy przejrzeć tytuły jego utworów, aby to zrozumieć. Pierwszy zbiór wierszy zatytułowany jest "ja", jego pierwszy dramat nosi tytuł: "Włodzimierz Majakowski"(13).
A jego poetycka biografia "Ja sam", tak jakby chciał powiedzieć "jestem poetą, więc jestem ciekawy", "'Moje' odkrycia Ameryki". I tak dalej... Wołodia był pisarzem,  poetą, dramaturgiem, malarzem, grafikiem, specjalistą od reklamy, dziennikarzem, aktorem, reżyserem, polemistą, badaczem, podróżnikiem... i kto wie, kim byłby jeszcze, gdyby nie zmarł tak młodo. Jednocześnie poeci, którzy byli tylko poetami, tak jak jego przyjaciel Pasternak,  żyli prawie w cieniu, być może zapomniani przez lata. (Zwraca się do Wołodii) Czyż  nie tak?
WOŁODIA: A ty czyż nie byłaś aktorką, tancerką, pisarką, bywalczynią salonów... i tak dalej? I do tego niewierną żoną,  okrutną kochanką...
WERONIKA: (Włącza się) Wołodia był widoczny bardziej niż inni, bo jako członek Socjaldemokratycznej Partii Robotniczej Rosji i reprezentant rosyjskiego kubo-futuryzmu, poświęcił swoje życie, by być doboszem - "głosem rewolucji na Wschodzie " i "głosem awangardy na Zachodzie". Postawił sobie cel, aby szerzyć kulturę, w którą mocno wierzył.
LILIA: (Przerywa) Nie ukrywam, że podpisał manifest futuryzmu "Policzek smakowi  powszechnemu". Napisał poemat Obłok w spodniach i "Flet kręgosłupa" oraz wiersz, o którym była mowa wcześniej - „150000000”. W dramacie „Misterium buffo”, który określił jako wielki i komiczny w rewolucji (śmieje się), wersy są rozumiane jako hasła, przemówienia, okrzyki tłumu... i ruch tłumu, zderzenie klas, walka idei...
OSIP: (Przerywa) … oprócz poezji proletariackiej propagandy: "Dobrze " i "Lenin", są też komedie: "Pluskwa" i "Łaźnia", napisane po to, aby krytykować małą burżuazję...
WERONIKA: … Przepraszam Osip, ale chciałabym zakończyć... : Oto powód, dla którego jego imię jest ponad wszystko - zawsze zdawał się wyłaniać znikąd!
OSIP: A ileż to dźwigają co najmniej dwie inne kobiety spośród grona jego kochanek: Elli Johns i Tatiana Jakowlewa. A teraz, Weroniko, jako że czas nagli, może zechcesz opowiedzieć   o ostatnich chwilach z życia Wołodii? Ty, która je doświadczyłaś osobiście?
WERONIKA:  Tego dnia wychodziłam z domu. Przeszłam  zaledwie pięć kroków, gdy usłyszałam strzał. Poczułam, jak ugięły się pode mną nogi. Krzyczałam z całych sił i od razu rzuciłam się jak opętana przez korytarz. Wydawał mi się długi  jak wieczność. Rzeczywistość jednak powróciła do mnie w okamgnieniu (Pauza) Kiedy otworzyłam drzwi, w pokoju unosiła się jeszcze smuga dymu, proch z lufy pistoletu Wołodii. Popełnił samobójstwo. Znalazłam go leżącego na dywanie z otwartymi ramionami i malutką plamą krwi na  piersi, z ustami otwartymi.
OSIP: Ile miałaś wtedy lat?
WERONIKA: Zaledwie dwadzieścia jeden.
OSIP: Tak młoda i stałaś się świadkiem takiego dramatu? To zdarzenie musiało wstrząsnąć twoim życiem!
WERONIKA: Świadek? Bohater (Uczustnik) dramatu!
OSIP: Czujesz się w jakiś sposób odpowiedzialna?
WERONIKA: Jeśli ja go skrzywdziłam, to z pewnością on skrzywdził mnie znacznie więcej; nawet po śmierci.
OSIP:  A ty, Lili?
LILIA: Myślę, że nasi widzowie byli w stanie wywnioskować, jakie mam przemyślenia na ten temat, nawet w filmie widzianym przed chwilą. Oczywiście silna pasja schwytała nas oboje, mnie i mojego "Chien" - tym imieniem ochrzciłam Wołodię. Kiedy jednak we mnie ta pasja się ujawniła,  w nim być może się spaliła. I biada jeśli tak było wszystkim tym, którzy zostali w to wplątani! W każdym razie, tylko ludzka natura jest odpowiedzialna za wszystko. Nie wiń mnie za to. A jeśli nie, z czasem, za pomocą jakiegoś katharsis,  odpokutowałam. To była nasza bardzo ryzykowna gra, ryzyko to obejmowało też mojego męża Osipa, który  był w pełni wszystkiego świadomy. A Wołodia najbardziej. Ale dlaczego mój mąż, jeśli nie z mojej winy, był nieszczęśliwy i... ?
OSIP: (Przerywa gotowy i zwraca się do Wołodii) Niestety musimy zakończyć. Czas, który mieliśmy do dyspozycji, właśnie dobiegł końca. Tak więc, mój drogi Wołodio, zwracam się do ciebie. Podsumowując, dosłownie w dwóch słowach, jakie były w rzeczywistości powody, dla których targnąłeś się na życie, w okresie tak nieoczekiwanym kiedy między Waszyngtonem i Nowym Jorkiem powstała pierwsza kablowa transmisja telewizyjna, odbyło się pierwsze transatlantyckie połączenie telefoniczne między USA i Wielką Brytanią, Związek Radziecki wznosił największy budynek elektrowni wodnej w Rosji, Lindberg podjął pierwszy lot nad Atlantykiem... Rozumiem, że tylko ty, jeśli chcesz, możesz zdradzić tą tajemnicę... W czterech słowach...
WOŁODIA: Pierwsze - to miłość. Drugie - pasja. Trzecie - polityka. Czwarte - obłęd. To są powody, które doprowadziły mnie do rozpaczy. I chciałbym dodać: piąte - rozczarowanie! Tak, zwłaszcza rozczarowania! Moja ostatnia komedia "Łaźnia" zakończyła się fiaskiem. Krytycy oskarżyli mnie o formalizm i obsceniczność. Całkowita klęska innymi słowy! Miałem wtedy 37 lat, za mało równowagi wewnętrznej, wiele obaw. Ta porażka, zmieszana z rozczarowaniem miłosnym... A teraz, wszyscy czworo tu zgromadzeni, o ile rozumiem, jesteście owocem moich fantazji i chorych urojeń. To z pewnością zmniejszyło mi chęć do życia. Tak musiało się stać...
OSIP: Polityka, społeczeństwo, moralność, religia, sumienie - ile miały one udziału w tym wszystkim?
WOŁODIA: Wiecie, że zawsze nosiłem jakiś przydomek, jak Wołodia, może być i Włodziunio... a Lili Brik, którą właśnie słuchaliście, wołała na mnie Chien, „Mój piesku”. Ale byli też i tacy,  jak moja siostra Luda, zazdrosna o moje kochanki, która nazywała mnie Wół. Znaczyło to, że zawsze miałem sam ciągnąć brzemiona obowiązków, od dziewiątego roku życia jako sierota. Teraz wy osądźcie! Jeśli zawsze jawiłem się w oczach innych jako malutki Wołodia, z odpowiedzialnościami, które mnie przerastały... mógłbym nie dać rady! Przekonuje was taka odpowiedź? Z resztą, wy, którzy macie już o mnie wyobrażenie i wy, którzy chcecie o mnie wiedzieć więcej, mój duchowy testament znajdziecie w prologu ostatniej mojej pracy (15).
OSIP: (Pozostaje w ciszy, nieruchomo. Ciemność)
KURTYNA. CIEMNO
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(1)                WŁODZIMIERZ WŁADIMIROWICZ MAJAKOWSKI (Bagdadi 7.07.1893 r. - Moskwa 14.04.1930 r.), zwany WOŁODIĄ, ale też nazywany przez siostrę VOL (VOL czyli wół, który ciągnie wóz obowiązków). LILIA BRIK nazywała go jednak SCEN (SZCZENIAK)
(2)                WERONIKA WITOLDÓWNA POŁOŃSKA, aktorka, żona aktora  MICHAIŁA JANSZYNA
(3)                LILIA KAGAN - BRIK (LILICZKA a później LILI dla Majakowskiego)
(4)           MICHAIŁ JANSZYN, aktor MCHAT- u , mąż WERONIKI  WITOLDÓWNY POŁOŃSKIEJ
(5)           TATIANA JAKOWLEWA, paryska kochanka WOŁODII
(6)           ELLI JOHNS, kochanka WOŁODII w Stanach Zjednoczonych
(7)           OSIP  MAKSIMOWICZ BRIK, krytyk i redaktor
(8)           JURI ALEKSANDROWICZ KAGAN, ojciec LILII. Adwokat, organizator sztuk teatralnych
(9)           ELENA JURJEWNA KAGAN, matka LILII. Pianistka, muzyk
(10)        W tłumaczeniu  "Flet kręgosłupa".
(11)        Pełny testament, którego tłumaczenie zezwolono mi skopiować podczas wystawy na ulicy Babbuino w Rzymie, zorganizowanej w 1993 roku przez Simona Marchini z okazji setnej rocznicy urodzin Majakowskiego.
(12)        W 1913 roku Majakowski zdobywa pierwsze doświadczenie jako aktor, w filmie "Dramat w kabarecie futurystycznym nr 13 " będącym parodią filmów detektywistycznych. Następnie w 1918 roku napisał i zagrał w trzech filmach dla studia filmowego Neptun: "Nie urodził się pieniędzy" będącym adaptacją powieści "Martin Eden" Jacka Londona, "The Lady and the Hooligan" na podstawie powieści "Nauczycielka młodych pracowników" Edmondo De Amicis i "Zmuszony przez film " w oryginale. W 1922 r. "Benz nr 22", historia samochodu. Podziwiał Chaplina, Eisensteina i amerykańskiego komika Ridolini. W 1929 roku wyemitowano jego słuchowisko "Banja".
(13)        Jego pierwsza sztuka  „Władimir Majakowski"w rzeczywistości nazywała się tak z powodu błędu cenzury, która pomyliła rzeczywisty tytuł z nazwiskiem autora.
(14)        Idea, która mi zaświtała pod wpływem różnych informacji, które zebrałem podczas wizyty na wystawie o Majakowskim w Centrale Montemartini na ulicy Ostiense w Rzymie, trwającej w dniach od 19 listopada do 12 grudnia 1993 r. z okazji setnej rocznicy jego urodzin.
(15)        Na cały głos”, 1930 r.
BIBLIOGRAFIA:
Ann & Samuel Charters, Majakovski e Lili Brik una Storia d'Amore, Dall'Oglio, Varese 1980
Fiammetta Cucurnia, "Così si Uccise il Mio Majacovskij Racconta l'Amante", Il Messaggero, Roma 23/7/1987
Vittorio Strada, Veronika Ultimo Amore, Il Corriere della Sera, 23/7/1987
Cento Majakovskij 1893 - 1993, Catalogo, ACEA Centrale Montemartini, Roma 19/11/1993 - 12/12/1993
Enciclopedia dello Spettacolo, UNEDI, Torino 1975
Enciclopedia Zanichelli, Bologna 1995
Agostino Saba, Storia dei Papi, UTET, Torino 1936
CHRONOLOGIA:
1893      7 lipca, w Bagdadi rodzi się Włodzimierz Władimirowicz Majakowski
Umiera Guy de Maupassant, francuski pisarz.
1894      We Lwowie budują rozległą sieć tramwajów elektrycznych.
1895          W Rzymie umiera Ignazio Villa, architekt.
W Mediolanie rodzi się Włoska Partia Republikańska.
1896          1 lipca umiera w Hartford, Harriet Beecker Stowe, amerykańska pisarka.
Umiera Alfredo Bernardo Nobel, wynalazca, który opracował metodę kontrolowanego wybuchu nitrogliceryny i opatentował dynamit. - Umiera Paolo Maria Verlaine, francuski poeta, prekursor symbolizmu.
11 października w Wiedniu umiera Anton Bruckner, kompozytor austriacki, autor "Te Deum".
1897          Umiera A. Thomson D'Abbadie.
1898          Umiera Otto von Bismarck.
1899          Umiera Virginia Oldoini, Hrabina Castiglione, florentynka, kochanka Napoleona III.
1900          Bertold Schwarz, niemiecki litograf, wynalazca kartek pocztowych.
30 listopada w Paryżu umiera Oscar Wilde, dramaturg.
1901      27 stycznia w Mediolanie umiera Giuseppe Verdi, kompozytor.
Królewska Szwedzka Akademia Nauk ustanawia Nagrodę Nobla.
1905      24 marca w Amiens umiera Juliusz Verne, pisarz francuski.
1906      Umiera Adelaide Ristori, aktorka.
1909      Guglielmo Marconi w wieku zaledwie 33 lat otrzymuje Nagrodę Nobla w dziedzinie fizyki.
1911          W Rzymie umiera malarz Guglielmo De Sanctis.
Umiera Gigi Zanazzo, rzymski poeta, urodzony w Genua.
30 marca w Rzymie umiera Pellegrino Artusi z Forlimpopoli, autor książek o sztuce gotowania i "zdrowego odżywiania".
1915          Umiera Tommaso Salvini, aktor.
1916          25 grudnia w Krakowie umiera Adam Chmielowski zwany Bratem Albertem
1918      Umiera Turek Abdul Hamid.
1919          18 stycznia rodzi się Włoska Partia Ludowa na czele z Luigi Sturzo i Alcide De Gasperi.
23 marca w Mediolanie powstaje Partia Faszystowska Benito Mussoliniego.
Umiera Ermete Novelli, aktor. - Umiera Giacinta Pezzana, aktorka.
W styczniu w Niemczech powstaje Krajowa Partia Socjalistyczna i Nazistowska, która na czele z  A. Drexel e G. Feder, dołącza do Adolfa Hitlera.
1921      21 stycznia w Rzymie rodzi się Antonio Gramsci, członek Włoskiej Partii Socjalistycznej.
1922          18 listopada w Paryżu umiera Marcel Proust, pisarz francuski.
28 października faszyści z Mussolinim na czele maszerują na Rzym.
1923          Powstaje pomnik Księcia Józefa Poniatowskiego Bertela Thorvaldsena. Jego kopia zostaje wzniesiona w Warszawie w 1832 roku.
21 marca w Paryżu umiera Sarah Bernhardt, francuska aktorka prozy.
1924          20 kwietnia w Pittsburghu umiera  Eleonora Duse, aktorka.
3 czerwca w Wiedniu umiera Franz Kafka, pisarz.
1925          22 maja Sandro Pertini zostaje po raz pierwszy aresztowany za walkę przeciwko faszystowskiemu reżimowi.  
18 lutego powstaje założone przez Giovanniego Treccani Wydawnictwo publikujące Włoską Encyklopedię pod redakcją Giovanniego Gentile.
1926          8 listopada w Rzymie zostaje aresztowany, pomimo immunitetu parlamentarnego, Antonio Gramsci. Faszyzm wstrzymuje większość parlamentarna Włoskiej Partii Komunistycznej.
1927          Między Waszyngtonem i Nowym Jorkiem powstaje pierwsza kablowa transmisja telewizyjna na żywo.
                Odbywa się pierwsze transatlantyckie połączenie telefoniczne między Stanami Zjednoczonymi a Wielką                 Brytanią.
                We Włoszech Partia Faszystowska ustanawia GUF.
                11 marco we Florencji aresztowany jest Alcide De Gasperi, a następnie trafia do więzienia Regina Coeli
                w Rzymie.
                11 maja w Kalifornii powstaje Amerykańska Akademia Sztuki i Wiedzy Filmowej, która przyzznaje Nagrody Oskara
                15 maja – Związek Radziecki: w dolinie Dniepru budowana jest największa elektrownia wodna ZSRR
                20 maja Charles Lindbergh na pokładzie Spirit of Saint Louis samotnie przemierza Atlantyk.
                Dociera do Nowego Jorku a potem ląduje koło Paryża po upływie 33 godzin i 30 minut
                przy średniej prędkości lotu 188 km/h.
1928      Umiera Gabriele D'Annunzio, poeta urodzony w Pescarze.     
1930      14 kwietnia o 10:15 w Moskwie strzałem z pistoletu popełnia samobójstwo Włodzimierz Majakowski.
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LINK DI FILM E DOCUMENTARI RELATIVI AL PERSONAGGIO O AL PERIODO DI VLADIMIR MAJAKOVSKIJ:

"Majakovskij: All'Amato Me Stesso", video di Carmelo Bene del 1974

http://www.youtube.com/watch?v=V2g9KPbjlmc

Маяковский и Лиля Брик, video
http://www.youtube.com/watch?v=d_dZpONZyqY

Маяковский и Лиля Брик, video
http://www.youtube.com/watch?v=R8TNASGkj88

"ЛИЛИЧКА" (Вместо письма) Владимир Маяковский, video
http://www.youtube.com/watch?v=T2UzH5kgrvI&feature=related

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Anche Luigi Tenco - come Vladimir Majakovskij - muore sparandosi un colpo di pistola alla tempia e Fabrizio De Andrè gli dedica i seguenti versi:
 "Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia,

soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte,
che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
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00377 - 28.11.14