lunedì 23 aprile 2018

NANO BAJOCCO: TESTO TEATRALE, RAPPRESENTAZIONI, WORK-IN-PROGRESS

NANO BAJOCCO: è un testo teatrale in italiano, su due personaggi dallo stesso nome "Baiocco", uno del Settecento e l'altro dell'Ottocento, scritto da Alberto Macchi, a Roma, nel 2016. Inedito.


DALL'IDEA AL TESTO TEATRALE AL DEBUTTO, ALLE RAPPRESENTAZIONI, ALLE REPLICHE:

Anno 2014
- L'autore consulta la Biblioteca del Museo di Roma, per riprendere e completare le ricerche intorno al Nano Bajocco, iniziate alcuni anni prima negli archivi e nelle biblioteche in Italia e in Europa.

Anno 2015
- Alberto Macchi, una volta scritto un testo teatrale, o meglio, un melologo Teatrale su Bajocco, viene invitato dal Museo di Roma a metterlo in scena il prossimo anno, in occasione della Mostra dal titolo “L'arte del sorriso. La caricatura a Roma dal Seicento al 1849”, che si terrà al Palazzo Brasci stesso.

Anno 2016
- Lo spettacolo va in scena con successo.



Locandina dello Spettacolo

Catalogo della Mostra

Pubblicità 

Cast


Foto di Scena

Baiocco del 700 e Bajocco dell'800

Recensione su "Gazzetta Italia" di Varsavia

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Il nano Bajocco... va in scena

La storia del nano Bajocco raccontata con l'animazione teatrale di
Dodo Gagliarde, Monica Carpanese, Edoardo Terzo

Testo e regia
Alberto Macchi

Costumi: Angela Sołtys e Agnieszka Terpiłowska - Foto di Scena: Debora Macchi

Prendendo spunto dalla mostra "L'arte del sorriso", gli attori coinvolgono i visitatori del museo, nella narrazione animata della storia di due nani, entrambi soprannominati "Bajocco", di memoria settecentesca il primo e ottocentesca il secondo.

NOTA DI REGIA:

Gentili spettatori, innanzitutto grazie d’essere tutti qui convenuti per assistere alla nostra performance teatrale che seguirà.
“Il Sogno del Teatro” - Oggi, dunque, noi con voi e voi con noi, vivremo uno straordinario sogno insieme ai viaggiatori del Grand Tour, attraverso i secoli XIX e XVIII, un viaggio che inizierà nei primi anni del Novecento, per procedere a ritroso nel tempo.
“La Magia del Teatro” - Palazzo Braschi, così, per magia, oggi s’è animato, infatti, di svariate caricature di personaggi storici; tra loro, i tre nani “Bajocco”, succedutisi a Roma nel corso del XVIII e del XIX secolo, ovvero Francesco Ravaglia, Giovanni Giganti e Chicchignola, tutti divenuti famosi per essere stati ritratti da vari artisti e citati da diversi grand-touristi nei loro scritti e diari di viaggio.
“I Miracoli del Teatro” - Il Teatro non è soltanto magico; esso fa anche i miracoli! Come quello di apparirci più vero della realtà, o quello di far parlare le anime e i cuori. Infatti oggi, qui, noi ascolteremo, in particolare, la confessione del nano Bajocco, alias Giovanni Giganti, vissuto circa due secoli fa.
“Il Fascino del Teatro” - Il Teatro, la forma d’arte più effimera del mondo, che appare solo ai presenti nel momento che si compie e che svanisce man mano che lo spettacolo si svolge, costituisce però per lo spirito, quel fascino, che poi è l’alimento per l’anima; così come il cibo lo è per il nostro corpo.
Ora, perché meglio si comprenda la figura di “Bajocco”, la sua origine settecentesca e il perpetrarsi a Roma, nell’Ottocento, di questo nome, trascrivo, qui di seguito, un breve passo tratto dalla pièce teatrale che sta per iniziare: «Certo, io sono soltanto un povero attore, interprete di “Chicchignola”, figura creata nel 1932, per una commedia, da Ettore Petrolini, il cui nome scaturisce da “Bajocco” ossia Giovanni Giganti, quel nano vissuto a Roma nella prima metà dell’Ottocento, che tutti chiamavano “Eccellenza”, morto famosissimo, il quale soleva accogliere i clienti al prestigioso Caffè Nuovo in Via del Corso; personaggio ritratto da pittori, elogiato da scrittori e fonte d’ispirazione per compositori e poeti di mezza Europa. Sì, è vero, io sono un piccolo uomo, un povero disgraziato, infelice come lo era lui, però almeno, egli in vita, è stato sempre apprezzato e finanche ricordato dopo la morte».


Trascorriamo, allora, tutti insieme, questi momenti particolari tra realtà storica, ipotesi e immaginazione. Buon divertimento!


Articolo sulla Rivista "Gazzetta Italia" di Varsavia dell'Ottobre 2016

BREVE SCORCIO DEL TESTO TEATRALE:



"DA BAJOCCO A CHICCHIGNOLA"
ovvero
”Dalla maschera di Antonio Salvi del 1715 a quella di Ettore Petrolini del 1932”

Melologo Teatrale
di
Alberto Macchi

TEATROSZTUKA
Roma Warszawa 2015


GIOVANNI: (Dietro le quinte, durante una pausa, considera, assente, immerso in un mondo tutto suo) … ECCO COME S'È MOSTRATO AI MIEI OCCHI, IL MONDO, QUANDO SON VENUTO ALLA LUCE … ... CORRISPONDENTE A QUELLO CHE POI, DA BAMBINO, I MIEI GENITORI M'HANNO PROMESSO CHE SAREBBE STATO PER IL FUTURO ... … OVVERO ABITATO DA TANTE PERSONE STRAORDINARIE, MOLTE DELLE QUALI, NEL CORSO DELLA VITA, AVREI POTUTO ADDIRITTURA INCONTRARE … ... QUINDI – SULL’ONDA DEL “SAPERE AUDE” PRATICATO PER TUTTA LA VITA DA MIA MADRE – SON CRESCIUTO, SÍ EDONISTA, ALTRUISTA E PROFONDAMENTE UMANO, PERÒ A CAUSA DI QUELLE SPORADICHE CHE IO STESSO RITENEVO SCELTE VILI ED EGOISTICHE, PURTROPPO PER ME INCONFESSABILI A CAUSA DELLA VERGOGNA MISTA A PAURA CHE PROVO, HO DOVUTO POI SOPPORTARNE CICLICAMENTE GLI EFFETTI, COSTITUITI DA VUOTI, RIMORSI E TRISTEZZE INFINITAMENTE PROFONDE, ANCHE SE ALTERNATE POI, A FELICITÀ ASSOLUTE, E A MOMENTI DI TOTALE SERENITÀ ... ... INSOMMA, TUTTO QUESTO PERCHÉ AD UN CERTO PUNTO DELLA MIA VITA - UNA VOLTA ACQUISITA LA PIENA CONSAPEVOLEZZA DEL MIO DRAMMA – DOVENDO ACCANTONARE A VOLTE LA MORALE COMUNE, SONO STATO OBBLIGATO A SCEGLIERE DI SERVIRMI DELLA MIA SOLA INTELLIGENZA, COSÍ COME HANNO SPERIMENTATO, PRIMA DI ME, IMMANUEL KANT E MOLTI ALTRI ESSERI UMANI VISSUTI DURANTE L’ILLUMINISMO NEL SECOLO APPENA TRASCORSO ... ... NON HO POTUTO QUINDI SCEGLIERE L’”AUREA MEDIOCRITAS”, OVVERO QUELLA POSIZIONE “IDEALE?” TRA OTTIMISMO E PESSIMISMO, GIACCHÉ QUELLA È CONSENTITA SOLTANTO A CHI NASCE ESENTE DA INCONVENIENTI O DISTURBI, QUINDI CON INNATO QUELLO STATO DI TOTALE PACE INTERIORE, CHE POI COSTUI, DI SOLITO, DECIDE DI MANTENERE PER TUTTA LA VITA, AFFIDANDOSI NEI FRANGENTI NEGATIVI, AD ALTRI O AD UN DIO, CONSAPEVOLE CHE CODESTA CONDIZIONE IN LUI, NIENTE E NESSUNO POTRÀ MAI TURBARE … (Si sente chiamare, fa un sobbalzo ed entra in scena dalla quinta di destra, ingobbito, con cilindro, pastrano e bastone)
BIBIANA: (Entrando in scena dalla quinta di sinistra; rivolta a Giovanni) Vedo che sei pronto. Vieni qui. Tu, da oggi, figliolo, sei “Bajocco”. Lo sapevi?
BAJOCCO: No Mammina, me lo stai dicendo tu adesso, per la prima volta!
BIBIANA: Sai cosa significa essere “Bajocco”?
BAJOCCO: Certo, significa essere una moneta di rame pari a cinque denari.
BIBIANA: Sei un cretino! Una moneta (Ride) ... Allora? … Non lo sai?
BAIOCCO: (Tentennando) Si-gni-fi-ca essere senza denari, essere povero: come a dire “Nun ci’ho un bajocco!”.
BIBIANA: Continui a far l’imbecille? Su, forza! ... Allora?
BAJOCCO: (Tremolante) Sii-gniii-fiiii-ca essere basso di statura, un nano: come si dice? “Sei arto come ‘n bajocco!”
BIBIANA: Vedi che lo sapevi? Ma tu perché ti chiamerai “Bajocco”?
BAJOCCO: Perché sono un nano!
BIBIANA: Non solo! Tu, ti chiamerai ”Bajocco” perché devi rimpiazzare il “Nano Bajocco” precedente che è deceduto appena qualche anno fa, il quale era divenuto tanto famoso tra i grandtouristi qui a Roma; che tornava a casa ogni sera con la sua bisaccia ricolma di bajocchi offertigli da viaggiatori inglesi, francesi, russi, polacchi, spagnoli, boemi, fiamminghi, prussiani, austriaci; tutti pienamente soddisfatti dei servigi da lui ricevuti come, ad esempio, quello di posare da modello per i pittori, o di improvvisare dei versi per i letterati. E, all’occorrenza, egli procurava ai clienti del Caffè Nuovo, cuscini, parasole e dava loro saggi consigli e preziose indicazioni, su dove si trovassero, ad esempio, la Grotta d’Egeria alla Caffarella o il Tempio della Sibilla a Tivoli.
ATTRICE: Giunti sul posto, mamma m’ha subito presentato al direttore del locale che stava attendendomi impaziente, il quale, senza troppe cerimonie, s’è immediatamente rivolto a me:
DIRETTORE: Sai quali sono le tue mansioni?
BAJOCCO: Quelle che, credo, voi avrete già concordato con mia madre, Signor Direttore!
DIRETTORE: Bene! Allora come prima cosa ti nomino Guardiano di Primo Grado del mio Caffè Nuovo a Palazzo Ruspoli. Sei contento?
BAJOCCO: Grazie Signor Direttore.
DIRETTORE: Guardiano, lo dice la parola stessa, significa che farai la guardia durante tutta la notte, seduto sulla soglia del portone d’ingresso ben chiuso col catenaccio, badando bene di salvaguardare da ogni pericolo il mio gioiello di locale, vale a dire, dai ladri, dagli ubbriachi, dai malintenzionati. Di giorno, invece, mentre lavori al servizio dei miei clienti, nel contempo, dovrai badare che non s’accostino cani randagi, pezzenti, prostitute o comunque gente del volgo. Di giorno, poi, avrai il privilegio di fare il Buffone di Corte per il pubblico del mio locale, porterai loro seggiole e giornali, accoglierai insomma ogni loro richiesta. Attenderai in strada, sotto la pioggia o sotto il sole che sia, tutto il tempo; mai all’interno, altro che qualcuno non ti convochi per una necessità. Sai, in strada, a volte, potrebbero passare i pittori e ti potrebbero chiedere di posare da modello per i loro quadri o per i loro disegni. E poi lì potrai esibirti con i tuoi giochetti d’abilità. La metà delle questue e delle elemosine che raccoglierai saranno, questi introiti, la mia paga per tutti i tuoi servigi diurni e notturni presso il mio locale. L’altra metà andrà a rimpinguare le mie tasche a copertura di tutte quelle incomodità che mi andrai a procurare con la tua infelice presenza. Va bene, no? Siamo d’accordo?
BAJOCCO: Sì, Signor Direttore. Potrei mai rispondere altrimenti?
DIRETTORE: Certo che no! (Pausa) Ma ripeti, voglio veder se hai ben capito, se ci siamo intesi.
BAJOCCO: La metà delle questue e delle elemosine che io raccoglierò dai passanti saranno la vostra paga per il mio lavoro presso di voi!
DIRETTORE: Bene, non mi sembra ci sia altro da dirci, … se non che, quando in Carnevale, nel trambusto, fra tric-trac, fischietti e girandole, sfilano le maschere, mentre proprio qui davanti al nostro Caffè le dame più belle posano, a bella posta, irriconoscibili, con la maschere in viso, allineate su quel gradone nel marciapiede di fronte, in attesa che i corteggiatori più galanti, facciano loro delle avances e mentre i cavalli gareggiano all’impazzata lungo tutto il Corso, voi dovrete tenere a bada la situazione, a protezione dei nostri clienti … Ah, volevo aggiungere … Attento, in particolar modo, a quegli scalmanati artisti tedeschi di Tor Cervara, sempre ubriachi.
BAJOCCO: Sì Signore!
DIRETTORE: Lo credo bene! Dove lo vai a trovare un altro lavoro così tranquillo? Praticamente guadagni senza far nulla tutto il giorno e tutta la notte. Sei contento? (S’avvia dietro la quinta di destra per uscire di scena, ma si blocca e si gira a guardare Bajocco)
BAJOCCO: (Fa un gesto vistoso) Ehhhhh! (Ed esce dalla parte sinistra)

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BAJOCCO: … MA POI, CON LA SCOMPARSA DI MIA MADRE, È SOPRAGGIUNTA LA CONSAPEVOLEZZA D'UN VUOTO INCOLMABILE, D'UNA SOLITUDINE SCONFINATA, DI UN'ASSENZA TOTALE D'AFFETTI E D'UMANITÀ, MALGRADO, TUTT'INTORNO, LA PRESENZA D'ALTRI "AMORI?", COME QUELLO D'UNA DONNA, DEI FIGLI, DEI PARENTI, DEGLI AMICI ... ...

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BAJOCCO: (Siede ad un tavolo e scrive, dicendo ad alta voce ogni parola)

Sono nato, chissà per quale misteriosa Evenienza,
 – e chissà a quanti altri sarà capitata questa mia stessa Evidenza –
con il dono della Conoscenza,
e con un cuore ricolmo d’Amore, anche se Senza
- come tutti - un minimo di Sapienza.
Quando poi, però, con l’Esperienza,
è sopraggiunta la Saggezza in tutta la sua Veemenza,
ho potuto ribadire a me stesso che il danaro, su questa terra, non ha alcuna Valenza
e ho riconfermato, in me stesso, la Credenza
che l’uomo nasce sacro in tutta la sua Potenza,
per Conseguenza,
ho presto preso Coscienza
che - malgrado le conquiste della Scienza -
sul nostro pianeta c’è ancora troppa, diffusa, Demenza.
troppa Deficienza,
troppa Decadenza,
ecco che da allora la mia Esistenza
- pur avendo io confidato nella Pazienza -
di fronte all’evidente totale Impotenza,
pian piano, alla fine è diventata, nella sua Essenza,
un triste percorso d’infinita Sofferenza.
Per uno, la cui dignità non ha Scadenza,
per uno che non conosce Diffidenza,
che non conosce Differenza,
che non conosce l’Indifferenza,
che non conosce l'Insofferenza,
che non conosce l’Incoerenza,
che non conosce la Prepotenza,
che non conosce la Violenza,
a cui ripugna l’Apparenza
e ancor più la Maldicenza;
che non è vittima dell’Incontinenza,
che non è mai caduto nell’Indigenza,
che usando la propria Intelligenza,
- anche se ha commesso qualche Imprudenza -
è stato sempre animato da un forte spirito d’Intraprendenza,
per cui, ha acquisito Competenza,
e quindi, reclama Indipendenza;
che, comunque, conosce l’Innocenza,
che riconosce dei doni della Natura, la Consistenza
e che è costantemente consapevole dell’Impermanenza;
allora, in un mondo d’una tale Indecenza,
la Morte - che per alcuni è Paura e per altri Dolore - alla fine, per me, sarà Benevolenza!
E pensare che se io, durante gli anni passati – lo spero ancora oggi -
avessi incontrato qualcuno che l’avesse pensata come me,
che avesse fatto le mie stesse conquiste,
che fosse giunto, insomma, alle mie stesse conclusioni;
oppure mi fossi imbattuto anche in una sola persona
che però avesse avuto una tale fiducia in me,
da potersi affidare totalmente a me,
io mi sarei assunto la grandissima costante responsabilità
di condurla per mano, certo, anzi certi, che così, tutti e due insieme,
anche se obbligati a divincolarci tra i mille ostacoli dell’Ignoranza,
avremmo, comunque, già potuto sperimentare a lungo, qua,
quello che un giorno, poi, tutti proveremo nell’aldilà:
LA FELICITÀ!
(Considera: Lo so, leggendo queste righe, i più rideranno di me, questo però a riprova di quello che io ho, appunto, espresso in queste righe).

martedì 17 aprile 2018

CARAVAGGIO M'E' OMBRA: TESTO TEATRALE, RAPPRESENTAZIONI, WORK-IN-PROGRESS


"CARAVAGGIO M'E' OMBRA" è un Monologo-Epilogo-Epitaffio in lingua italiana, un excursus dal 1941 al 2021, un viaggio dall'Italia alla Polonia, alla Svezia, nella storia e nelle menti, attraverso oceani e continenti. Scritto da Alberto Macchi nel 2014, non ancora pubblicato.



Anno 2006
- Alberto Macchi scrive una composizione in versi, quasi una confessione, in occasione del suo 65° compleanno e li declama alla presenza delle figlie, della nipote, di alcuni parenti e amici, convenuti in casa sua a Roma per festeggiarlo.
Anno 2010
- L'autore decide di ampliare la suddetta opera in rima, trasformandola quasi in un testamento spirituale, L'attore Guido Ruvolo declama tali versi davanti ad un pubblico di colleghi artisti, al Teatro 84 in Roma.
Anno 2014
- Questi versi crescono ulteriormente. A questo punto, tale opera, considerata ormai definitiva dall'autore, viene stampata e rilegata artigianalmente in 12 copie.