NANO BAJOCCO: è un testo
teatrale in italiano, su due personaggi dallo stesso nome "Baiocco",
uno del Settecento e l'altro dell'Ottocento, scritto da Alberto Macchi, a Roma,
nel 2016. Inedito.
DALL'IDEA AL
TESTO TEATRALE AL DEBUTTO, ALLE RAPPRESENTAZIONI, ALLE REPLICHE:
Anno 2014
- L'autore
consulta la Biblioteca del Museo di Roma, per riprendere e completare le
ricerche intorno al Nano Bajocco, iniziate alcuni anni prima negli archivi e nelle
biblioteche in Italia e in Europa.
Anno 2015
- Alberto
Macchi, una volta scritto un testo teatrale, o meglio, un melologo Teatrale su
Bajocco, viene invitato dal Museo di Roma a metterlo in scena il prossimo anno,
in occasione della Mostra dal titolo “L'arte del sorriso. La caricatura a Roma
dal Seicento al 1849”, che si terrà al Palazzo Brasci stesso.
Anno 2016
- Lo spettacolo
va in scena con successo.
Locandina dello Spettacolo
Catalogo della Mostra
Pubblicità
Cast
Foto di Scena
Baiocco del 700 e Bajocco dell'800
Recensione su "Gazzetta Italia" di Varsavia
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Il nano Bajocco... va in scena
La storia del nano Bajocco raccontata con l'animazione teatrale di
Dodo Gagliarde, Monica Carpanese, Edoardo Terzo
Testo e regia
Alberto Macchi
Costumi: Angela Sołtys e Agnieszka Terpiłowska - Foto di Scena: Debora
Macchi
Prendendo spunto dalla mostra "L'arte del sorriso", gli attori
coinvolgono i visitatori del museo, nella narrazione animata della storia di
due nani, entrambi soprannominati "Bajocco", di memoria settecentesca
il primo e ottocentesca il secondo.
NOTA DI REGIA:
Gentili spettatori, innanzitutto grazie d’essere tutti qui convenuti per
assistere alla nostra performance teatrale che seguirà.
“Il Sogno del Teatro” - Oggi, dunque, noi con voi e voi con noi, vivremo
uno straordinario sogno insieme ai viaggiatori del Grand Tour, attraverso i
secoli XIX e XVIII, un viaggio che inizierà nei primi anni del Novecento, per
procedere a ritroso nel tempo.
“La Magia del Teatro” - Palazzo Braschi, così, per magia, oggi s’è animato,
infatti, di svariate caricature di personaggi storici; tra loro, i tre nani
“Bajocco”, succedutisi a Roma nel corso del XVIII e del XIX secolo, ovvero
Francesco Ravaglia, Giovanni Giganti e Chicchignola, tutti divenuti famosi per
essere stati ritratti da vari artisti e citati da diversi grand-touristi nei
loro scritti e diari di viaggio.
“I Miracoli del Teatro” - Il Teatro non è soltanto magico; esso fa anche i
miracoli! Come quello di apparirci più vero della realtà, o quello di far
parlare le anime e i cuori. Infatti oggi, qui, noi ascolteremo, in particolare,
la confessione del nano Bajocco, alias Giovanni Giganti, vissuto circa due
secoli fa.
“Il Fascino del Teatro” - Il Teatro, la forma d’arte più effimera del
mondo, che appare solo ai presenti nel momento che si compie e che svanisce man
mano che lo spettacolo si svolge, costituisce però per lo spirito, quel
fascino, che poi è l’alimento per l’anima; così come il cibo lo è per il nostro
corpo.
Ora, perché meglio si comprenda la figura di “Bajocco”, la sua origine
settecentesca e il perpetrarsi a Roma, nell’Ottocento, di questo nome,
trascrivo, qui di seguito, un breve passo tratto dalla pièce teatrale che sta
per iniziare: «Certo, io sono soltanto un povero attore, interprete di
“Chicchignola”, figura creata nel 1932, per una commedia, da Ettore Petrolini,
il cui nome scaturisce da “Bajocco” ossia Giovanni Giganti, quel nano vissuto a
Roma nella prima metà dell’Ottocento, che tutti chiamavano “Eccellenza”, morto
famosissimo, il quale soleva accogliere i clienti al prestigioso Caffè Nuovo in
Via del Corso; personaggio ritratto da pittori, elogiato da scrittori e fonte
d’ispirazione per compositori e poeti di mezza Europa. Sì, è vero, io sono un
piccolo uomo, un povero disgraziato, infelice come lo era lui, però almeno,
egli in vita, è stato sempre apprezzato e finanche ricordato dopo la morte».
Trascorriamo, allora, tutti insieme, questi momenti particolari tra realtà
storica, ipotesi e immaginazione. Buon divertimento!
Articolo sulla Rivista
"Gazzetta Italia" di Varsavia dell'Ottobre 2016
BREVE SCORCIO DEL TESTO
TEATRALE:
"DA BAJOCCO A CHICCHIGNOLA"
ovvero
”Dalla
maschera di Antonio Salvi del 1715 a quella di Ettore Petrolini del 1932”
Melologo
Teatrale
di
Alberto
Macchi
TEATROSZTUKA
Roma
Warszawa 2015
GIOVANNI: (Dietro le quinte,
durante una pausa, considera, assente, immerso in un mondo tutto suo) … ECCO
COME S'È MOSTRATO AI MIEI OCCHI, IL MONDO, QUANDO SON VENUTO ALLA LUCE … ...
CORRISPONDENTE A QUELLO CHE POI, DA BAMBINO, I MIEI GENITORI M'HANNO PROMESSO
CHE SAREBBE STATO PER IL FUTURO ... … OVVERO ABITATO DA TANTE PERSONE
STRAORDINARIE, MOLTE DELLE QUALI, NEL CORSO DELLA VITA, AVREI POTUTO ADDIRITTURA
INCONTRARE … ... QUINDI – SULL’ONDA DEL “SAPERE AUDE” PRATICATO PER TUTTA LA
VITA DA MIA MADRE – SON CRESCIUTO, SÍ EDONISTA, ALTRUISTA E PROFONDAMENTE
UMANO, PERÒ A CAUSA DI QUELLE SPORADICHE CHE IO STESSO RITENEVO SCELTE VILI ED
EGOISTICHE, PURTROPPO PER ME INCONFESSABILI A CAUSA DELLA VERGOGNA MISTA A
PAURA CHE PROVO, HO DOVUTO POI SOPPORTARNE CICLICAMENTE GLI EFFETTI, COSTITUITI
DA VUOTI, RIMORSI E TRISTEZZE INFINITAMENTE PROFONDE, ANCHE SE ALTERNATE POI, A
FELICITÀ ASSOLUTE, E A MOMENTI DI TOTALE SERENITÀ ... ... INSOMMA, TUTTO QUESTO
PERCHÉ AD UN CERTO PUNTO DELLA MIA VITA - UNA VOLTA ACQUISITA LA PIENA
CONSAPEVOLEZZA DEL MIO DRAMMA – DOVENDO ACCANTONARE A VOLTE LA MORALE COMUNE,
SONO STATO OBBLIGATO A SCEGLIERE DI SERVIRMI DELLA MIA SOLA INTELLIGENZA, COSÍ
COME HANNO SPERIMENTATO, PRIMA DI ME, IMMANUEL KANT E MOLTI ALTRI ESSERI UMANI
VISSUTI DURANTE L’ILLUMINISMO NEL SECOLO APPENA TRASCORSO ... ... NON HO POTUTO
QUINDI SCEGLIERE L’”AUREA MEDIOCRITAS”, OVVERO QUELLA POSIZIONE “IDEALE?” TRA
OTTIMISMO E PESSIMISMO, GIACCHÉ QUELLA È CONSENTITA SOLTANTO A CHI NASCE ESENTE
DA INCONVENIENTI O DISTURBI, QUINDI CON INNATO QUELLO STATO DI TOTALE PACE
INTERIORE, CHE POI COSTUI, DI SOLITO, DECIDE DI MANTENERE PER TUTTA LA VITA,
AFFIDANDOSI NEI FRANGENTI NEGATIVI, AD ALTRI O AD UN DIO, CONSAPEVOLE CHE
CODESTA CONDIZIONE IN LUI, NIENTE E NESSUNO POTRÀ MAI TURBARE … (Si sente
chiamare, fa un sobbalzo ed entra in scena dalla quinta di destra, ingobbito,
con cilindro, pastrano e bastone)
BIBIANA: (Entrando in scena
dalla quinta di sinistra; rivolta a Giovanni) Vedo che sei pronto. Vieni qui.
Tu, da oggi, figliolo, sei “Bajocco”. Lo sapevi?
BAJOCCO: No Mammina, me lo
stai dicendo tu adesso, per la prima volta!
BIBIANA: Sai cosa significa
essere “Bajocco”?
BAJOCCO: Certo, significa
essere una moneta di rame pari a cinque denari.
BIBIANA: Sei un cretino! Una
moneta (Ride) ... Allora? … Non lo sai?
BAIOCCO: (Tentennando)
Si-gni-fi-ca essere senza denari, essere povero: come a dire “Nun ci’ho un
bajocco!”.
BIBIANA: Continui a far
l’imbecille? Su, forza! ... Allora?
BAJOCCO: (Tremolante)
Sii-gniii-fiiii-ca essere basso di statura, un nano: come si dice? “Sei arto
come ‘n bajocco!”
BIBIANA: Vedi che lo sapevi?
Ma tu perché ti chiamerai “Bajocco”?
BAJOCCO: Perché sono un
nano!
BIBIANA: Non solo! Tu, ti
chiamerai ”Bajocco” perché devi rimpiazzare il “Nano Bajocco” precedente che è
deceduto appena qualche anno fa, il quale era divenuto tanto famoso tra i
grandtouristi qui a Roma; che tornava a casa ogni sera con la sua bisaccia
ricolma di bajocchi offertigli da viaggiatori inglesi, francesi, russi,
polacchi, spagnoli, boemi, fiamminghi, prussiani, austriaci; tutti pienamente
soddisfatti dei servigi da lui ricevuti come, ad esempio, quello di posare da
modello per i pittori, o di improvvisare dei versi per i letterati. E,
all’occorrenza, egli procurava ai clienti del Caffè Nuovo, cuscini, parasole e
dava loro saggi consigli e preziose indicazioni, su dove si trovassero, ad
esempio, la Grotta d’Egeria alla Caffarella o il Tempio della Sibilla a Tivoli.
ATTRICE: Giunti sul posto,
mamma m’ha subito presentato al direttore del locale che stava attendendomi
impaziente, il quale, senza troppe cerimonie, s’è immediatamente rivolto a me:
DIRETTORE: Sai quali sono le
tue mansioni?
BAJOCCO: Quelle che, credo,
voi avrete già concordato con mia madre, Signor Direttore!
DIRETTORE: Bene! Allora come
prima cosa ti nomino Guardiano di Primo Grado del mio Caffè Nuovo a Palazzo
Ruspoli. Sei contento?
BAJOCCO: Grazie Signor
Direttore.
DIRETTORE: Guardiano, lo
dice la parola stessa, significa che farai la guardia durante tutta la notte,
seduto sulla soglia del portone d’ingresso ben chiuso col catenaccio, badando
bene di salvaguardare da ogni pericolo il mio gioiello di locale, vale a dire, dai
ladri, dagli ubbriachi, dai malintenzionati. Di giorno, invece, mentre lavori
al servizio dei miei clienti, nel contempo, dovrai badare che non s’accostino
cani randagi, pezzenti, prostitute o comunque gente del volgo. Di giorno, poi,
avrai il privilegio di fare il Buffone di Corte per il pubblico del mio locale,
porterai loro seggiole e giornali, accoglierai insomma ogni loro richiesta.
Attenderai in strada, sotto la pioggia o sotto il sole che sia, tutto il tempo;
mai all’interno, altro che qualcuno non ti convochi per una necessità. Sai, in
strada, a volte, potrebbero passare i pittori e ti potrebbero chiedere di
posare da modello per i loro quadri o per i loro disegni. E poi lì potrai
esibirti con i tuoi giochetti d’abilità. La metà delle questue e delle
elemosine che raccoglierai saranno, questi introiti, la mia paga per tutti i
tuoi servigi diurni e notturni presso il mio locale. L’altra metà andrà a
rimpinguare le mie tasche a copertura di tutte quelle incomodità che mi andrai
a procurare con la tua infelice presenza. Va bene, no? Siamo d’accordo?
BAJOCCO: Sì, Signor
Direttore. Potrei mai rispondere altrimenti?
DIRETTORE: Certo che no!
(Pausa) Ma ripeti, voglio veder se hai ben capito, se ci siamo intesi.
BAJOCCO: La metà delle
questue e delle elemosine che io raccoglierò dai passanti saranno la vostra
paga per il mio lavoro presso di voi!
DIRETTORE: Bene, non mi
sembra ci sia altro da dirci, … se non che, quando in Carnevale, nel trambusto,
fra tric-trac, fischietti e girandole, sfilano le maschere, mentre proprio qui
davanti al nostro Caffè le dame più belle posano, a bella posta,
irriconoscibili, con la maschere in viso, allineate su quel gradone nel
marciapiede di fronte, in attesa che i corteggiatori più galanti, facciano loro
delle avances e mentre i cavalli gareggiano all’impazzata lungo tutto il Corso,
voi dovrete tenere a bada la situazione, a protezione dei nostri clienti … Ah,
volevo aggiungere … Attento, in particolar modo, a quegli scalmanati artisti
tedeschi di Tor Cervara, sempre ubriachi.
BAJOCCO: Sì Signore!
DIRETTORE: Lo credo bene!
Dove lo vai a trovare un altro lavoro così tranquillo? Praticamente guadagni
senza far nulla tutto il giorno e tutta la notte. Sei contento? (S’avvia dietro
la quinta di destra per uscire di scena, ma si blocca e si gira a guardare
Bajocco)
BAJOCCO: (Fa un gesto
vistoso) Ehhhhh! (Ed esce dalla parte sinistra)
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BAJOCCO: … MA POI, CON LA
SCOMPARSA DI MIA MADRE, È SOPRAGGIUNTA LA CONSAPEVOLEZZA D'UN VUOTO
INCOLMABILE, D'UNA SOLITUDINE SCONFINATA, DI UN'ASSENZA TOTALE D'AFFETTI E
D'UMANITÀ, MALGRADO, TUTT'INTORNO, LA PRESENZA D'ALTRI "AMORI?", COME
QUELLO D'UNA DONNA, DEI FIGLI, DEI PARENTI, DEGLI AMICI ... ...
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BAJOCCO: (Siede ad un tavolo
e scrive, dicendo ad alta voce ogni parola)
Sono nato, chissà per quale
misteriosa Evenienza,
– e chissà a quanti altri sarà capitata questa
mia stessa Evidenza –
con il dono della
Conoscenza,
e con un cuore ricolmo
d’Amore, anche se Senza
- come tutti - un minimo di
Sapienza.
Quando poi, però, con
l’Esperienza,
è sopraggiunta la Saggezza
in tutta la sua Veemenza,
ho potuto ribadire a me
stesso che il danaro, su questa terra, non ha alcuna Valenza
e ho riconfermato, in me
stesso, la Credenza
che l’uomo nasce sacro in
tutta la sua Potenza,
per Conseguenza,
ho presto preso Coscienza
che - malgrado le conquiste
della Scienza -
sul nostro pianeta c’è
ancora troppa, diffusa, Demenza.
troppa Deficienza,
troppa Decadenza,
ecco che da allora la mia
Esistenza
- pur avendo io confidato
nella Pazienza -
di fronte all’evidente
totale Impotenza,
pian piano, alla fine è
diventata, nella sua Essenza,
un triste percorso
d’infinita Sofferenza.
Per uno, la cui dignità non
ha Scadenza,
per uno che non conosce
Diffidenza,
che non conosce Differenza,
che non conosce
l’Indifferenza,
che non conosce
l'Insofferenza,
che non conosce
l’Incoerenza,
che non conosce la
Prepotenza,
che non conosce la Violenza,
a cui ripugna l’Apparenza
e ancor più la Maldicenza;
che non è vittima
dell’Incontinenza,
che non è mai caduto
nell’Indigenza,
che usando la propria
Intelligenza,
- anche se ha commesso
qualche Imprudenza -
è stato sempre animato da un
forte spirito d’Intraprendenza,
per cui, ha acquisito
Competenza,
e quindi, reclama
Indipendenza;
che, comunque, conosce
l’Innocenza,
che riconosce dei doni della
Natura, la Consistenza
e che è costantemente
consapevole dell’Impermanenza;
allora, in un mondo d’una
tale Indecenza,
la Morte - che per alcuni è
Paura e per altri Dolore - alla fine, per me, sarà Benevolenza!
E pensare che se io, durante
gli anni passati – lo spero ancora oggi -
avessi incontrato qualcuno
che l’avesse pensata come me,
che avesse fatto le mie
stesse conquiste,
che fosse giunto, insomma,
alle mie stesse conclusioni;
oppure mi fossi imbattuto
anche in una sola persona
che però avesse avuto una
tale fiducia in me,
da potersi affidare
totalmente a me,
io mi sarei assunto la
grandissima costante responsabilità
di condurla per mano, certo,
anzi certi, che così, tutti e due insieme,
anche se obbligati a
divincolarci tra i mille ostacoli dell’Ignoranza,
avremmo, comunque, già
potuto sperimentare a lungo, qua,
quello che un giorno, poi,
tutti proveremo nell’aldilà:
LA FELICITÀ!
(Considera: Lo so, leggendo
queste righe, i più rideranno di me, questo però a riprova di quello che io ho,
appunto, espresso in queste righe).
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