"FILIPPO NERI", Testo Teatrale scritto a Roma da Anna Trinchese e Alberto Macchi, in lingua italiana, nel 1995. Inedito.
DALL'IDEA AL TESTO TEATRALE, ALLA MESSA IN SCENA, ALLE REPLICHE:
Anno 1995
- Dietro commissione del Rettore della Chiesa Nuova di Roma Padre Olgierd Kokocinski e del Parroco Vladmiro Tyka, Alberto Macchi inizia ad adattare il testo sulla vita di San Filippo Neri scritto da Anna Trinchese, per poterlo mettere in scena con la Compagnia Teatrale della Vallicella da lui creata e diretta dal 1990.
- Steso il testo teatrale definitivo, iniziano le prove nella Sala Ovale della Chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma.
Anno 1996
- Debutto nella Chiesa Nuova di Roma dello spettacolo teatrale "Filippo Neri" con la Compagnia della Vallicella.
Foto di Gruppo prima dello spettacolo.
"Filippo Neri", Incisione del XVII secolo. (Collezione A. Macchi, Roma)
PREDGHIERA A SAN FILIPPO NERI SCRITTA DA ALBERTO MACCHI il 5/2/2012
Oh Filippo santo,
se oggi, come ieri, sei chiamato da tutti “Pippo bono”
significa che sei sempre stato e sei ancora buono,
buono con tutti e il più buono di tutti.
La tua bontà scaturisce dalla tua natura,
una natura che s’avvicina a quella del Signore.
Il tuo cuore infatti è il simbolo del tuo amore,
dell’amore che nutri per chiunque
e quindi presuppongo anche per me.
Io non sono una creatura degna, tua devota e fedele seguace,
ma anche se non t’ho venerato e pregato come si deve,
questo ora non t’impedisca d’aiutarmi, d’assistermi, di proteggermi,
adesso che ti sto implorando,
con un infinito bisogno d’aiuto, d’assistenza, di protezione.
Tu sei il santo dal cuore più luminoso dell’universo, visitato dallo Spirito Santo (1),
il santo dal cuore più grande e più palpitante del mondo (2).
So che m’aiuterai a superare questi momenti terribili,
so che posso contare su di te.
So che mi perdonerai se non so pregarti in altro modo
e so anche che tu m’ascolterai!
Grazie Pippo bono,
è già una grazia l’averti potuto rivolgere un tale pensiero per chiederti questa grazia!
(1) Filippo Neri, verso la Pentecoste del 1544, mentre stava pregando nelle catacombe di San Sebastiano nei pressi di Roma, su di lui discese lo Spirito Santo sotto forma di una palla di fuoco che gli penetrò nella bocca e gli si alloggiò nel petto. Cadde a terra e quando ritornò in sé tutto il corpo gli tremava. Sul fianco sinistro gli era spuntato un rigonfiamento grosso come un pugno, che gli dava un senso di gioia ineffabile, benché spesso lo esaurisse tanto da farlo misteriosamente ammalare. Ogni volta che quell'emozione lo coglieva, i battiti del suo cuore scuotevano la sedia, il letto e persino la stanza in cui si trovava. Per non distrarsi nella preghiera di solito non la controllava, come avrebbe potuto, con uno sforzo di volontà. Dopo la morte l'autopsia rivelò che due costole gli si erano rotte e arcuate sul cuore.
(2) Molte persone aasserirono di aver visto spesso il cuore di Filippo Neri tremargli nel petto e che, a contatto con esso, si avvertiva uno strano calore e un magnetismo soprannaturale.
00.161 - 10.12.14
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