giovedì 10 febbraio 2011

EMMA HAMILTON: TESTO TEATRALE, RAPPRESENTAZIONI, WORK-IN-PROGRESS




“EMMA HAMILTON" è una Scena Teatrale, in lingua italiana scritta da Alberto Macchi a Roma nel 2004. Inedito.


La foto sulla copertina è un dettaglio del quadro Emma o Amy Hart o Harte Lyon o Lyons (1763 o 1765 – 1815)
Famosa eterea britannica, moglie di Sir William Hamilton e amante dell'Ammiraglio Horatio Nelson, ritratta a olio su tela da Elizabeth Louise Vigée-Lebrun (Parigi 16/4/1755 – Louveciennes 30/3/1842)


DALL'IDEA ALLA STESURA DEL TESTO, ALLE RAPPRESENTAZIONI

Anno 2004
- Facendo ricerche a Londra e in Italia intorno a Lord Hamilton, Alberto Macchi s'innamora della figura di Emma e così decide di scrivere un particolare testo teatrale.
Anno 2010
- Questo testo viene letto in seno ad un laboratorio della Compagnia Teatrale Esperiente al Teatro Marconi di Varsavia.
Anno 2013
- Pubblicato il testo teatrale “Emma [Hamilton] e l’alcova”, su Gazzetta Italia di Varsavia n. 1-2/2013, in lingua italiana a polacca. Questa pubblicazione è reperibile alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e alla Biblioteka Narodowa di Varsavia.

EMMA HART LYON -  Lady Hamilton
Scena Teatrale: "Alcova" - Roma 2007
Scena Unica: ALCOVA
Napoli, anno 1787. Sir William Hamilton (1) ed Emma Lyon (2) in camera da letto dove è disposto, proprio di fronte al letto, un palcoscenico. Il sipario è aperto. Al centro, sul fondo, posta verticalmente, è stata disposta una lunga cassa di legno, aperta sul davanti, dipinta di nero all’interno, listata da una sontuosa cornice d’oro, così grande da poter contenere una figura umana in piedi. Candelabri, abiti, drappi, armi strumenti e oggetti vari di forme e di dimensioni diverse, sono distribuiti un po’ dappertutto .
EMMA: (Appare come dal nulla con indosso antiche vesti variopinte. Si predispone nella cassa dallo sfondo nero, ornata dalla cornice dorata e propone la sua bella immagine come statua vivente)
HAMILTON: (Da fine intenditore d’arte e di giovinette qual’è, vestito con una tunica da senatore romano, si gode Emma come fosse una inimitabile e stuzzicante figura rappresentata sopra una tela che riproduce una statua classica, un mosaico o un bassorilievo)
EMMA: (Si cambia d’abito e, così conciata, imita le antiche pitture pompeiane)
HAMILTON: (La osserva con un’attenzione che esprime una discreta e velata libidine. Ma ecco che ad un certo punto interrompe il giuoco offrendo ad Emma dei vestiti greci antichi)
EMMA: (Si abbiglia alla greca, con un costume che la veste mirabilmente. Quindi si scioglie la chioma e, servendosi d’un paio di scialli, muta pose, gesti, espressioni. Ciò che avrebbero aspirato a creare tante migliaia di artisti, ella offre come realtà in movimento, con una sorprendente successione di pose. In piedi, in ginocchio, seduta, sdraiata, seria, triste, maliziosa, sfrenata, contrita, provocante, minacciosa, timorosa e via dicendo: un’espressione segue l’altra, e un’altra la sostituisce. Per ciascuna di esse – ora all’interno della cassa, ora all’esterno – ella sa scegliere e cambiare il drappeggio del velo, e con le stesse stoffe si acconcia in cento modi i capelli)
HAMILTON: (Regge un lume ed è in costante adorazione in ginocchio davanti ad Emma)
EMMA: (Prova tutte le immagini dell’antichità, i bei profili delle monete siciliane e persino l’’Apollo del Belvedere’)
HAMILTON: (Abbandona il lume, si spoglia completamente nudo; poi indossa una maschera da gatto e una coda. Afferra un’anfora, versa del vino dentro due calici e ne offre uno ad Emma)
EMMA: (Brinda dal palcoscenico a favore di Hamilton)
HAMILTON: (dal di fuori della scena ricambia brindando verso Emma; poi lascia la coppa, va ad adagiarsi sul letto e incomincia a spogliarsi)
EMMA: (Si produce nei suoi talenti musicali suonando prima un flauto e poi una siringa. Quindi abbandona questi due strumenti, si abbiglia con un drappo bianco, adorna il capo con una corona d'alloro, indossa dei calzari e, come una Pastorella dell'Arcadia, afferra una cetra e canta i versi anacreontici “Canzonetta” e “Ali d’Amore” di Irène Duclos Parenti mentre, sfiorando mobili e pareti con un dito, percorre tutta l’alcova dell’amore finché, osservando il corpo già nudo di Hamilton esclama) Tutti coloro che non s’accorgono della bellezza, dell’eleganza, dell’intelligenza e dell’affetto di cui è capace un gatto sono come quei miseri uomini che, passeggiando d’estate lungo una strada di campagna restano ciechi ai fiori e sordi al canto degli uccelli, al ronzio degli insetti.
HAMILTON: (Afferra Emma per un braccio e la trascina sotto le coperte scoppiando a ridere spensierato come un fanciullo)
EMMA: (Ride felice insieme al suo amato William)
BUIO - SIPARIO
-------------------------
NOTE:
(1) WILLIAM HAMILTON (1730 - 1815) è un grosso cultore dell’antichità, un collezionista raffinato, un importante geologo. Ha una sorella ELIZABETH che sposerà il Primo Conte OF WARWICK. Egli invece sposa Lady CATHERINE GLENORCHY. Nel 1752 consiglia a FILIPPO MORGHEN (1730 post – 1777) di dedicare le sue “Antichità di Pozzuoli, Baja e Cuma” alla Society of Encouragement of Arts, Manifactures and Commerce di Londra; MORGHEN allora inserisce anche una dedica a lui e a sua moglie. Diplomatico presso la Corte del Re di Napoli e di Sicilia FERDINANDO IV (1751 – 1825) fin dal 1764, ha occasione di frequentare molti artisti e nel 1767 incontra DAVID ALLAN (1744 – 1796), un pittore che definisce “genio instancabile”. Tra le prime opere pittoriche che egli ordina da quando è in Italia figura una copia del “Ritratto del Principe Karl Wilhelm Ferdinand” dello stesso autore POMPEO BATONI (1708 – 1787). Nel 1765 è uno dei primi, insieme a PIETRO FABRIS a visitare il Tempio di Iside a Pompei. Va ricordato che il Teatro di Pompei viene riportato alla luce nel 1764, pochi mesi prima del Tempio di Iside, e che i primi ritrovamenti casuali a Pompei risalgono al 1595 e che invece gli scavi ufficiali iniziano soltanto nel 1748. Nel 1768 diviene Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario Britannico a Napoli e sarà nominato successivamente ‘Sir’. È uno tra i cittadini inglesi più ricchi e più autorevoli residenti in Italia. Possiede sontuose residenze nel cuore di Napoli, come ‘Palazzo Sessa’ e ville fuori città, come ‘Villa Angelica’ a Portici. Acquista raccolte di sigilli incisi che comprendono una serie di scarabei egizi, dal Duca GIOVANNI CARAFA DI NOIA (1715 – 1768). Nel 1769 GIOVANNI BATTISTA PIRANESI (1720 – 1778) gli vende un vaso marmoreo, che poi egli rivenderà al Conte GEORGE GREVILLE OF WARWICK. È il mecenate dell’archeologo JOHANN JOACHIM WINCKELMANN (1717 – 1768) e del suo amico, il Barone PIERRE FRANÇOIS HUGUES D’HANCARVILLE (1719 - 1805), il quale riporta parte della collezione di vasi greci di HAMILTON nel suo catalogo illustrato “Collection of Etruscan, Greek and Roman Antiquities, from the Cabinet of the Hon.ble W.m Hmilton”, in quattro volumi, pubblicato, con mille difficoltà, tra il 1766 e il 1776 e seguito da un anno di contenzioso finanziario. Nella sua residenza dentro il cuore di Napoli tiene un salotto sofisticato e cosmopolita, meta obbligata di artisti e letterati, quali JOHANN WOLFGANG GOETHE, JAKOB PHILIPP HACKERT, ABRAHAM LOUIS DUCROS, WRIGHT OF DERBY, THOMAS JONES, MICHAEL WUTKY ed altri, affascinati dalle sue collezioni di reperti antichi, nonché dalle danze in costume greco della bella EMMA HART. Nel 1774 commissiona una serie di 12 disegni, che vengono inviati alla Society of Antiquaries di Londra e in seguito incisi per il volume quarto del periodico “Archeologia”. Nel 1776 pubblica a Napoli “Campi Phlegraei: Observations on the Volcanoes of the two Siciles” in due volumi, con 52 illustrazioni di PIETRO FABRIS. Nel 1778 il nome di WILLIAM HAMILTON appare fra le dediche su una raccolta di stampe che raffigurano “Vasi, Candelabri, Cippi, Sarcofagi” di PIRANESI. Nel 1779 entra a far parte della Society of Dilettanti fondata da un gruppo di giovani artisti inglesi che nel 1732 avevano visitato l’Italia nel corso del Grand Tour. Sir JOSHUA RENOLDS (1723 – 1792) in questa occasione lo inserisce nel dipinto “Ritratti di gruppo di Membri della Society of Dilettanti” in cui figura con la decorazione di Cavaliere dell’Ordine del Bagno. Il 17 luglio 1781 invia dall'Italia alcuni falli di cera colorata con una lettera a Mr. JOSEPH BANKS Presidente della Royal Society di Londra che racconta di strani riti presso il Santuario dei SS. Cosmo e Damiano a Isernia, un eremo sorto sopra un antico tempio pagano dedicato a Priapo. Qui le donne, dice, vendono davanti alla chiesa, come ex-voto, alcuni falli di cera colorata ai pellegrini che accorrono a chiedere una grazia per ottenere fertilità e potenza sessuale. I riti, come quello dell'unzione della parte del corpo da guarire o quello di ospitare per la notte, lasciando fuori i mariti, le sole donne ben assistite dai frati cappuccini, che si svolgono all'interno della Chiesa dei SS. Cosmo e Damiano, aggiunge Sir WILLIAM HAMILTON, sono pressappoco gli stessi che si svolgevano molti secoli prima nel Tempio di Priapo. Ebbene, in seguito a questa lettera e ad un'altra lettera di uno sconosciuto di Isernia che conferma ogni cosa, il Cavalier RICHARD PAYNE nel 1786 ha pubblicato un opuscolo dal titolo "Discourse on the Worship of Priapus" ovvero "Discorso sul Culto di Priapo". L'opuscolo e i falli di cera oggi sono conservati al British Museum di Londra (MLA M560-64, part; combined with W319-20). Nel 1782 conosce il pittore THOMAS JONES (1742 – 1803) e poi il pittore GIOVANNI BATTISTA LUSIERI detto TITTA (1755 ca – 1821) che presenta al suo amico, il Settimo Conte OF ELGIN, affinché lo nomini agente ad Atene nei negoziati per l’acquisto dei marmi del Partenone. Nel 1783 prende a vivere con se EMMA HART LYON (1763 – 1815). Nel 1789 ordina al pittore HUG DOUGLAS HAMILTON (1740 - 1808) una copia in pastello del suo quadro “Emma nel ruolo delle tre Muse”. Nel 1791, all’età di 61 anni sposa una seconda volta, con una giovane eterea britannica, EMMA HART, di soli 26 anni. A lei dedica ‘Villa Emma’ a Posillipo. È committente per se o per sua moglie del pittore austriaco ANTON VON MARON (1731 – 1808), della pittrice francese ELIZABETH VIGEÉ-LEBRUN (1755 – 1842), della pittrice svizzera ANGELICA KAUFFMANN (1741 – 1807) e del pittore inglese GEORGES ROMNEY (1734 – 1802). Nell’anno 1800 termina il suo esercizio di Diplomatico presso la Corte di FERDINANDO IV. (J. W. Goethe, Viaggio in Italia, Mondadori, Milano 1985) (Grand Tour: Il fascino dell’Italia nel XVIII Secolo, Skira, Milano 1997) (Settecento a Roma, Silvana, Cinisello Basamo 2005) (Nuovissima Enciclopedia Universale Illustrata, Istituto Editoriale di Cultura, Roma 1945) (Dizionario Enciclopedico Melzi, A. Vallardi – Gazanti, Milano 1994)
(2) EMMA o AMY HART o HARTE LYON o LYONS (1763 o 1765 – 1815), famosa eterea britannica, nel 1783 fu inviata a Napoli presso Sir WILLIAM HAMILTON. Nel 1789 fu ritratta ad olio su tela nel ruolo delle “Tre Muse” dal pittore HUG DOUGLAS HAMILTON (1740 – 1808). Visse con WILLIAM HAMILTON come concubina, ma poi nel 1791, i due si sposarono. In quell’occasione ANGELICA KAUFFANN (1741 – 1807) la ritrae su tela, a figura intera, in “Lady Hamilton come Talia”, che verrà ripresa a mezzo busto in un’incisione del 1827, da PAOLO LORENZI e RAFFAELLO MORGHEN (1758 – 1833). I napoletani, per il suo temperamento, la soprannominarono EMMA LIONA o ‘A LLIONA. Qualche anno dopo divenne l’amante del Generale inglese HORATIO NELSON (1758 – 1805). Morì a Calais in Francia, dopo essere caduta in disgrazia e dopo aver scontato anche il carcere per debiti. Sarà ritratta dai pittori: ANTON VON MARON (1731 – 1808), JOSUA REYNOLDS (1723 - 1792), ELIZABETH VIGEÉ-LEBRUN (1755 – 1842), ANGELICA KAUFFMANN (1741 – 1807). (J. W. Goethe, Viaggio in Italia, Mondadori, Milano 1985) (Grand Tour: Il fascino dell’Italia nel XVIII Secolo, Skira, Milano 1997) (J. W. Goethe, Viaggio in Italia, Mondadori, Milano 1985, pagg. 231, 232, 241, 366, 367, 400, 401, 424, traduzione di Emilio Castellani). Ecco i passi: Caserta, 16 marzo 1787 - Il Cavalier Hamilton che risiede qui [a Napoli] come ambasciatore inglese, dopo essere stato a lungo un appassionato d’arte e avere ampiamente studiato la natura, ha trovato le massime gioie della natura e dell’arte sommate in una bella fanciulla: una giovane inglese sui vent’anni, molto avvenente e ben fatta, che tiene presso di sé. L’ha abbigliata alla greca, con un costume che la veste mirabilmente; ella poi si scioglie la chioma e, servendosi d’un paio di scialli, continua a mutar pose, gesti, espressioni, ecc., tanto che alla fine par davvero di sognare. Ciò che avrebbero aspirato a creare tante migliaia di artisti lo vediamo come realtà in moto, come sorprendente successione di pose. In piedi, in ginocchio, seduta, sdraiata, seria, triste, maliziosa, sfrenata, contrita, provocante, minacciosa, timorosa e via dicendo: un’espressione segue l’altra, e un’altra la sostituisce. Per ciascuna di esse ella sa scegliere e cambiare il drappeggio del velo, e con le stesse stoffe si acconcia in cento modi i capelli. L’anziano cavaliere le regge il lume ed è in costante adorazione avanti alla sua persona. Trova in lei tutte le immagini dell’antichità, i bei profili delle monete siciliane e persino l’’Apollo del Belvedere’. Sta di fatto che il divertimento è unico! Ci siamo già godute due di queste serate, e stamattina Tishbein farà il ritratto della bella. Napoli, 22 marzo 1787 - Naturalmente chi dispone di tempo, di senso pratico e di denaro può accomodarsi anche qui [a Napoli] con larghezza e soddisfazione. È il caso di Hamilton, che s’è fatto qui un gran bel nido e ne gode sul declinare dei suoi giorni. [Hamilton s’era costruito una casa a Portici, una sull’attuale Riviera di Chiaia ed una villa a Posillipo di fronte alla quale una dozzina di ragazzi dalla marina si tuffavano in mare; era una gioia vedere come giocavano tra loro, raggruppandosi e atteggiandosi in mille modi! Hamilton li paga per sollazzarsi così tutti i pomeriggi]. Le sue stanze, che ha fatto arredare secondo il gusto inglese, sono deliziose, e da quella d’angolo la vista può dirsi senza uguali: ai nostri piedi il mare, di fronte Capri, a destra Posillipo, sul fianco la passeggiata della Villa Reale [oggi Villa Comunale], a sinistra un vecchio Palazzo dei Gesuiti e, più lontano la costa di Sorrento fino a Capo Minerva. [...] Hamilton è un uomo di gusti universali; ha spaziato attraverso tutti i regni della creazione artistica, e finalmente è approdato al capolavoro dell’artefice sommo: una bella donna. Napoli, 27 maggio 1787 – Hamilton e la sua bella continuarono ad onorarmi della loro cordialità. M’invitarono a pranzo, e la sera Miss Harte si produsse nei suoi talenti musicali e canori. Seguendo il suggerimento del mio amico Hackert, [...] Hamilton ci condusse nella sua collezione sotterranea di oggetti d’arte e di cianfrusaglie. Vi regna un’enorme confusione: busti, torsi, vasi, bronzi, ogni sorta di addobbi decorai con agate siciliane (perfino una piccola cappella), intagli, dipinti e quant’altro gli è capitato d’accaparrarsi. Incuriosito da una unga cassa giacente a terra, ne scostai il coperchio già forzato vidi che conteneva due magnifici candelabri di bronzo. Richiamai con un cenno l’attenzione di Hackert e gli chiesi sussurrando se non gli parevano assolutamente identici a quelli di Portici. Per tutta risposta egli mi accennò di tacere: probabilmente erano finiti lì di straforo proprio dagli scavi di Pompei. [...] Attirò poi la mia attenzione una cassa posta verticalmente, aperta sul davanti, dipinta di nero all’interno e listata da una sontuosa cornice d’oro. Era abbastanza grande da contenere una figura umana in piedi, e tale era anche, come apprendemmo, la sua destinazione. Non contento di vedere la bella immagine come statua vivente, il fine intenditore d’arte e di giovinette aveva voluto goderla anche come inimitabile e stuzzicante pittura; perciò, ponendola in vesti variopinte sullo sfondo nero entro la cornice dorata, le aveva fatto imitare le antiche pitture pompeiane, nonché quelle di maestri moderni. Un tale svago sembrava appartenere a n’epoca superata; per di più lo scenario era difficile da trasportare e da illuminare a dovere, sicché non potemmo gustare lo spettacolo. Napoli, lettera posteriore al 10 luglio 1787 – Era uno spettacolo quello delle migliaia di persone che accorrevano facendo ressa con le barche per vedere da vicino i prigionieri[ovvero l’intero equipaggio di una nave turca, catturato dagli uomini di una nave cristiana],soprattutto la donna mora [anch’essa catturata insieme ad un grosso bottino di oro e mercanzia, sete, caffè ed anche un ricco scrigno di gioie]. Parecchi ammiratori che avrebbero voluto comprarla offrivano grosse somme, ma il capitano non vuol cederla. Anch’io sono andato ogni giorno a vederli; una volta trovai il cavalier Hamilton e Miss Harte, che piangeva tutta commossa. La mora la vide piangere e scoppiò anch’essa in lacrime; la Miss voleva comprarla, ma si scontrò con l’ostinato diniego del capitano. Sconcertanti osservazioni sulla natura – Rappresentava [un quadro di Tischbein], effigiando i personaggi a mezza figura, il momento in cui Oreste è riconosciuto da Ifigenia davanti all’ara sacrificale e le Furie, fin allora sue persecutrici, fuggono. Ifigenia era il ritratto somigliantissimo di Lady Hamilton, allora splendente, all’apice della sua bellezza e dei suoi successi mondani. Anche una delle Furie era nobilitata dalla somiglianza con lei, che diveniva insomma il prototipo insostituibile di tutte le eroine, muse e semidee.

Articolo su "Gazzetta Italia", Varsavia 2/2013
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Sono un appassionato di ricerche sul "Grand Tour e sulle Accademie dell'Arcadia e di San Luca nel XVIII secolo". Vivo in Italia ed in Polonia dove, di tanto in tanto, AMO VIAGGIARE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO. Chiunque, residente in uno di questi due paesi, nutra la mia stessa passione, può contattami per un incontro in cui condividere e scambiarsi esperienze, foto, opere, documentazioni raccolte a tutt'oggi e magari per concordare un'eventuale escursione, tra realtà e immaginazione, da fare insieme successivamente.



Ferdinando e Carolina, film di Lina Wertmuller
https://www.youtube.com/watch?v=HAuJbQzG5qM&list=PLVwwqgnmj71BqcnmOLbYy3ax4yZtiQlcE


00062 - 28.11.14

Nessun commento:

Posta un commento