martedì 15 marzo 2011

BIANCA CAPPELLO: TESTO TEATRALE, RAPPRESENTAZIONE, WORK-IN-PROGRESS



“BIANCA CAPPELLO" è un Monologo Teatrale, in lingua italiana scritto da Alberto Macchi a Roma nell'anno 2004. Inedito.



Bianca Cappello
di Alessandro Allori (Firenze 31/5/1535 – Firenze 22/9/1607)
Affresco cm. 75x52 , del 1580


“BIANCA CAPPELLO”
Bianca Veleno, Granduchessa di Toscana
Monologo Teatrale - Roma 2004

Scena "Amarezza": È il 20 ottobre del 1587, siamo a Firenze. Bianca Cappello è da sola in una stanza, dentro un cerchio di candele accese.
BIANCA: (Con disperazione) Eccomi qui! Sono una veneziana, Granduchessa di Toscana, unica regnante a Firenze. Sì, sono Bianca Cappello De’ Medici, già vedova Bonaventuri, da pochissimo vedova anche De’ Medici. Qualcuno m’ha definita “Bianca Veleno”. Certo, se si sta ad ascoltare quello che si dice di me? Io, a suo tempo, mi sarei legata ad un uomo (2) il cui padre (3), innamorato anch’egli d’un’altra veneziana (4), per diventare, incontrastato Granduca di Toscana, avrebbe fatto uccidere col veleno e con la spada i due suoi fratelli (5) candidati al potere. Io poi avrei fatto uccidere mio marito (6) per potermi legare al futuro nuovo Granduca di Toscana. Ed infine avrei fatto uccidere ancora, col veleno, la sposa (7) di questo mio secondo marito Francesco I e per ultimo, stamane, avrei ucciso lui stesso. Tutto questo l’avrei fatto al fine di portare a conclusione un disegno perverso che mi avrebbe dovuto portare al potere prima e a regnare sola e indisturbata poi. (Prende la Corona e la getta via) Ma secondo voi potrei mai essere io quella orribile strega che mi si vuol far apparire, se il mio sposo, il Granduca, scriveva di me questi versi: “Di buon padre e fedel consorte amata, che le nove bellezze fan gelosa, l’altera sposa”. E ancora, il Tasso (8) in un suo madrigale, riferendosi a me dichiarava: “Giammai non vidi bianchezza terrena come il vostro candore” e “Dianzi all'ombra di fama occulta e bruna, quasi giacesti, Pratolino, ascoso; or la tua donna tanto onor t'aggiunge, che piega alla seconda alta fortuna gli antichi gioghi l'Apennin nevoso; ed Atlante, ed Olimpo, ancor si lunge, ne’ confin la tua gloria asconde e serra; ma del tuo picciol nome empi la terra”. E poi i ritratti, con il mio volto, sempre dolce e sereno, che mi hanno fatto l’Allori o il Pulzone. E le dolci melodie che mi sono state dedicate da musici e cantori.(9). Il mio amato sposo s’è spento da appena qualche ora e già mi si accusa della sua morte e mi si minaccia. Adesso io temo anche per la mia vita. E il sospetto viene soprattutto a causa del Cardinal Fernando (10), fratello del Granduca, uno sperperatore di ricchezze altrui, un uomo senza scrupoli e senza misura. Secondo lui io avrei ucciso suo fratello con il veleno, con una pozione simile alla sostanza che avrei utilizzato per preparare i filtri d’amore i quali avrebbero tenuto incatenato a me Francesco e che segretamente avrei continuato a somministrargli, anche nel corso del matrimonio, in modo da tenerlo sempre legato a me e in tutto dipendente da me. Io, secondo quanto egli va diffondendo tra i nobili a Corte, sarei stata per tutta la vita una donna avida, una cortigiana godereccia, una fattucchiera senza un pizzico d’umanità. E c’è dell’altro, tra le mie molteplici aspirazioni criminose ci sarebbe stata anche quella di impossessarmi di tutti i più importanti palazzi di Firenze, dalla Casina in Via Maggio, al Palazzo dei Corsini in Lung’Arno, a quello di Poggio Reale, agli Orti Oricellari, alla proprietà della Petraia, a Boboli, a Santa Maria degli Olmi, al Palazzo Vecchio, al Palazzo Pitti, agli Offici, al palazzo progettato da Leon Battista Alberti, in Pratolino. Guardate che orrenda immagine di me si vuol consegnare alla Storia! Quale, dunque, delle due donne sarò io? Quella che gli altri descrivono o quella che io disperatamente vado cercando di dimostrare d’essere? (Ad una ad una con un soffio spegne ogni candela). A questo punto, devo dirvi, non lo so più neanch’io! (Buio)
SIPARIO

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NOTE:
(1) BIANCA CAPELLO (Venezia 1548 – Poggio a Caiano 20 /10/ 1587), figlia di PELLEGRINA MOROSINI e del Nobile BARTOLOMEO CAPELLO, moglie di FRANCESCO I DE’ MEDICI dal 1578, ha avuto un figlio, ANTONIO, illegittimo, perché avuto prima del matrimonio. BIANCA CAPPELLO è stata immortalata sulla tela, sulla carta e in musica da ALESSANDO ALLORI, STEFANO PULZONE, JACOPO DA BASSANO, SISMONDI, LITTA, ZAMBONI, VASARI, GHIRLANDAIO , TIZIANO, ANGELO BRONZINO, STEFANO USSI (Firenze 1822 – 1901) (“Bianca Cappello presenta gli ambasciatori veneti al Granduca di Toscana Francesco I”, di Stefano Ussi, olio si tela, 190 x 290 cm.), TORQUATO TASSO, GIOVAN BATTISTA STROZZI IL GIOVANE, RAFFAELLO GUALTEROTTI, FABRIZIO CAROSO, THOMAS MIDDLETON, S. SPERONI, LUIGI CARRIER, ALESSANDRO DUMAS, CATERINA RICCI, STEFANO TICOZZI, GIUSEPPE PALAGI, EMMANUELE CICOGNA, March. DE LUCHET, AUGUSTE THÉOPHILE GOTTLIEB MEISSNER, M.me TENCIN, CHARLOTTE LENNOX, ANDRÉ RANSAN, FRANK WILD REED, M. L. MARIOTTI MASI, FRANCESCO DALL’ONGARO, M. CHIELI, GAETANO GUASTI, CESARE GUASTI, PER HALLSTRÖM, PAOLO GALLETTI, AUGUSTUS J. C. HARE, ERMOLAO RUBIERI, MARIA FUBINI LEUZZI, R. W. B. LEWIS, PIERRE GAUTHIEZ, C. LUDGER, PAUL GERHARD ZEIDLER, MAURICE CONSTANTIN WEYER, ecc.. (Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Roma 1967), ALBERTO RANDEGGER compositore (“Bianca Capello”, opera lirica di Alberto Randegger: Trieste 13.4.1832 – London 18.12.1911, Brescia 1854), GEORGE WILLIAM LOUIS MARSHALL HALL australian musician (George William Louis Marshall Hall1862-1915, Bianca Capello Tragedies in verse, 1906). - BIANCA CAPPELLO (Venezia 1548 – Firenze 20/10/1587) Era nata da un gentiluomo veneziano di antica famiglia patrizia, BARTOLOMEO CAPPELLO, e da PELLEGRINA MOROSINI. Giovane di bellezza straordinaria, nel 1563 essa si era innamorata del fiorentino PIETRO BONAVENTURI ed era fuggita con lui a Firenze, dove il 12 dicembre di quel medesimo anno i due amanti contrassero matrimonio. La bella veneziana non mancò nella capitale della Toscana di avere ammiratori. Fra questi fu lo stesso granduca, il quale, innamoratosi perdutamente di lei, per averla vicino nominò suo guardarobiere il BONAVENTURI e tenne nella reggia la bellissima BIANCA. Quando la granduchessa, affranta dal dolore, morì, fu tolto col ferro l'ultimo ostacolo che il BONAVENTURI costituiva per la felicità di FRANCESCO e BIANCA CAPPELLO, e così i due celebrarono il loro matrimonio, che venne notificato a tutte le corti d'Italia. Venezia; che aveva minacciato di morte BIANCA e il suo rapitore, accolse con grandi manifestazioni di gioia l'annuncio dello nozze e i parenti di lei, che prima l'avevano rinnegata per il matrimonio con un povero mercante, festeggiarono quello concluso con il granduca. Il senato veneziano dichiarò BIANCA CAPPELLO "vera e particolare figliola della repubblica a cagione di quelle particolarissime e rare qualità che degnissima la facevano di ogni gran fortuna", creò cavalieri, il padre e il fratello di lei, ordinò che si suonassero a festa le campane e che si facessero luminarie e mandò a Firenze una splendida ambasceria per rendere più solenne la cerimonia della incoronazione della nuova granduchessa. Il 19 ottobre, del 1587 dopo pochi giorni di malattia, in età di quarantasette anni, FRANCESCO cessò di vivere e il giorno dopo lo seguì nella tomba BIANCA CAPPELLO. La fine della coppia granducale fu dal pubblico attribuita al veleno preparato da BIANCA per il cognato Cardinale FERDINANDO e invece ingerito da lei e dal marito. La morte di FRANCESCO e BIANCA invece si deve attribuire alle febbri malariche contratte nelle paludi dell'Ombrone. Alle febbri si aggiunse una fortissima indigestione provocata da una grande quantità di funghi mangiati dal granduca; in BIANCA invece il male ebbe facilmente ragione di un organismo indebolito dall'abuso del bere e dall'uso di strane sostanze forse piuttosto venefiche che lei soleva ingerire sperando di vincere la sterilità che l'affliggeva. “BIANCA CAPPELLO” è diventato un Dramma in cinque atti di FRANCESCO DALL’ONGARO. (F. Dall’Ongaro, Bianca Cappello, Unione Tipografico Editrice, Torino 1860). BIANCA CAPPELLO. (Poesie di Don Francesco dei Medici tratte da un codice della Torre al Gallo dal Conte Paolo Galletti, in Fiorenza 1894) (Giuseppe Palagi, Intorno a un ritratto di Bianca Cappello dipinto a fresco da Alessandro Allori nella canonica di Santa Maria a Olmi in Mugello : lettera al Comm. prof. Stefano Ussi. - [Firenze] : Successori Le Monnier, 1871. - 13 p. ; 23 cm - Il nome dell'A. si ricava da Clio, p. 7306. - Estr. dal giornale La Nazione. - Sulla cop. dedica ms. di G. Palagi a Giuseppe Tassinari, Coll.: 2-P-12-8621/op 7). BIANCA CAPPELLO, nobildonna veneziana, fu la seconda moglie di FRANCESCO I DE’ MEDICI. Essa scappò da suo padre all'età di quindici anni per fuggire con un giovane fiorentino di modesta famiglia. I collaboratori della fuga furono arrestati e sottoposti a dure torture mentre i due amanti riuscirono a scappare e a rifugiarsi a Firenze. BIANCA CAPPELLO conobbe FRANCESCO I DE’ MEDICI, se ne innamorò e forse fece assassinare suo marito per poterlo sposare. Nel 1587 FFRANCESCO e BIANCA morirono a poche ore di distanza l'uno dall'altra, forse avvelenati. (Firenze 2004). “Ritratto di BIANCA CAPPELLO” da ALESSANDRO ALLORI del 1560-1570, Tempera su muro, cm 75x52 - Inv. 1890, n. 1500. Secondo un'antica notizia l'opera sarebbe stata eseguita nel 1585 su richiesta del Priore della parrocchia di Santa Maria ad Olmi in ricordo della visita ricevuta quell'anno dalla granduchessa Bianca Cappello e dal granduca Francesco dei Medici.. (Galleria degli Uffizi, Firenze 2004). Il Palazzo, un tempo di proprietà della famiglia CORBINELLI, venne completamente rinnovato dal BUONTALENTI tra il 1570 e il 1574 per volontà del Granduca FRANCESCO I DE’ MEDICI che ne fece dono alla sua amante BIANCA CAPPELLO. La facciata è ornata di graffiti opera del pittore POCCETTI. (Casa di Bianca Cappello, Via Maggio 26, Zona: Centro Storico, Firenze). La Villa Medicea di Poggio a Caiano fu fatta edificare da LORENZO DE’ MEDICI e dai suoi eredi su disegno di GIULIANO DA SANGALLO tra il 1445 e il 1520 circa, con una probabile pausa tra il 1495 e il 1513 dovuta all'esilio dei MEDICI. Essa rimase sempre la residenza estiva dei MEDICI e, oltre ad ospitare numerose personalità, fu teatro di importanti avvenimenti della loro storia dinastica, come i festeggiamenti per i matrimoni tra ALESSANDRO DE’ MEDICI e MARGHERITA D’AUSTRIA (1536), COSIMO I e ELEONORA DA TOLEDO (1539), FRANCESCO I e BIANCA CAPPELLO già sua amante (1579). La Villa di Poggio era passaggio obbligato per tutte le nuove spose granducali, che prima di recarsi in città ricevevano qui l'omaggio della nobilita fiorentina: è il caso di GIOVANNA D’AUSTRIA, prima moglie di FRANCESCO I e di CRISTINA DI LORENA, moglie di FERDINANDO I. Nella Villa di Poggio, nell'Ottobre 1587, trovarono la morte gli stessi FRANCESCO I e BIANCA CAPPELLO, l'una a un giorno di distanza dall'altro, per febbre terzana, anche se la tradizione orale tramandò la diceria che fossero entrambi morti per avvelenamento.. (Comune di Poggio a Caiano, 2004). Diverso dal padre fu FRANCESCO I dei MEDICI, che alla morte di COSIMO contava trentatré anni ed era malvisto dai sudditi per il suo carattere superbo e vanitoso e per la vita dissoluta che conduceva. Ben presto, per volere del padre, aveva preso.parte agli affari di governo: era stato qualche tempo alla corte di Madrid, nel 1548 era andato a Genova ad ossequiare FILIPPO II che per la prima volta veniva in Italia, nel 1559 aveva visitato Lucca, nel 1560 aveva accompagnato a Ferrara la sorella Lucrezia che andava sposa ad ALFONSO II D’ESTE; ma più volentieri egli si era dedicato ai piaceri, frequentando la compagnia di giovani intemperanti ed oziosi. Successo al padre sul trono granducale, FRANCESCO si rese presto così odioso per il suo governo che alcuni giovani, appartenenti alle più ragguardevoli famiglie fiorentine, si raccolsero intorno ad ORAZIO PUCCI e iniziarono trame con lo scopo di liberare la Toscana dalla tirannide medicea. La trama però venne scoperta; il PUCCI fu impiccato e gli altri congiurati, salvatisi con la fuga, ebbero i beni confiscati. Il governo di FRANCESCO I DE’ MEDICI segna uno dei periodi più tristi della storia della Toscana. La floridezza scomparve; le economie di COSIMO furono dissipate; la sicurezza nelle città e nelle campagne cessò; furono frequenti le risse, i ferimenti, gli assassini, e i colpiti dall'ingiustizia medicea si radunarono in bande che costituirono una minaccia perenne per le pacifiche popolazioni. Si aggiungano una invasione di cavallette nel Senese, per la cui distruzione si dovettero spendere somme cospicue, e l'interruzione delle comunicazioni e del commercio con la Lombardia, dov'era scoppiata la peste. La sola opera utile fatta durante il governo di FRANCESCO fu l'ampliamento del porto di Livorno, che fu fatale a Pisa e al suo commercio; anzi il granduca volle che Livorno, il quale allora era poco più di un villaggio con un forte castello, diventasse una città e diede incarico al BUONTALENTI di approntare i disegni. I lavori, cominciati sotto FRANCESCO, progredirono alacremente sotto FERDINANDO I e dopo alcuni decenni la nuova città acquistò tale floridezza che fu necessario ampliarne la cinta. Durante il regno di FRANCESCO I la storia di casa MEDICI registrò pure una tragedia: ELEONORA, figlia di GARCIA DI TOLEDO, quella stessa che secondo la leggenda fu imposta da COSIMO I come moglie al figlio PIETRO, sospettata di adulterio, venne uccisa a pugnalate dal marito. Più tragica, pur senza spargimento di sangue e colpi di pugnale, fu la sorte di GIOVANNA d'AUSTRIA, la sposa di FRANCESCO.. Questa infelice donna non solo non conobbe mai l'amore del marito, ma dovette sopportare l'affronto fattole dal granduca che osò condurre nel suo palazzo la propria concubina: BIANCA CAPPELLO. Era nata questa nel 1548 da un gentiluomo veneziano di antica famiglia patrizia, BARTOLOMEO CAPPELLO, e da PELLEGRINA MOROSINI. Giovane di bellezza straordinaria, nel 1563 essa si era innamorata del fiorentino PIETRO BONAVENTURI ed era fuggita con lui a Firenze, dove il 12 dicembre di quel medesimo anno i due amanti contrassero matrimonio. La bella veneziana non mancò nella capitale della Toscana di avere ammiratori. Fra questi fu lo stesso granduca, il quale, innamoratosi perdutamente di lei, per averla vicino nominò suo guardarobiere il BONAVENTURI e tenne nella reggia la bellissima BIANCA. Quando la granduchessa, affranta dal dolore, morì, fu tolto col ferro l'ultimo ostacolo che il BONAVENTURI costituiva per la felicità di FRANCESCO e BIANCA CAPPELLO, e così i due celebrarono il loro matrimonio, che venne notificato a tutte le corti d'Italia. Venezia; che aveva minacciato di morte BIANCA e il suo rapitore, accolse con grandi manifestazioni di gioia l'annuncio dello nozze e i parenti di lei, che prima l'avevano rinnegata per il matrimonio con un povero mercante, festeggiarono quello concluso con il granduca. Il senato veneziano dichiarò BIANCA CAPPELLO "vera e particolare figliola della repubblica a cagione di quelle particolarissime e rare qualità che degnissima la facevano di ogni gran fortuna", creò cavalieri, il padre e il fratello di lei, ordinò che si suonassero a festa le campane e che si facessero luminarie e mandò a Firenze una splendida ambasceria per rendere più solenne la cerimonia della incoronazione della nuova granduchessa. Il 19 ottobre, del 1587 dopo pochi giorni di malattia, in età di quarantasette anni, FRANCESCO cessò di vivere e il giorno dopo lo seguì nella tomba BIANCA CAPPELLO. La fine della coppia granducale fu dal pubblico attribuita al veleno preparato da BIANCA per il cognato Cardinale FERDINANDO e invece ingerito da lei e dal marito, e questa versione è consacrata in una novella anonima che ci piace di riportare. «Avvenne una volta fra l'altro, che venendo a Firenze il cardinale FERDINANDO DE’ MEDICI ci ebbero occasione, FRANCESCO e la moglie, di conversare e mangiare insieme. La male avveduta e accorta signora una mattina fece una torta con le sue proprie mani, e vi messe dentro un potentissimo veleno. Il Cardinale, che già aveva questo sospetto, teneva in dito un anello, la cui pietra era di tal virtù, che quando comparivano in tavola vivande avvelenate si mutava di colore: onde egli ad ogni vivanda che compariva in tavola, rimirava la pietra del detto anello. Alla fine della mensa venne una quantità di confetture, e fra le altre la torta avvelenata della signora BIANCA. Il Cardinale osservò la pietra, e la vide turbata; riconobbe il tradimento che gli era stato preparato, o sospettò che anche il fratello ne fosse consapevole; onde stette sempre su gli avvisi, discorrendo al suo solito con ogni affabilità e mostrando di non essersene accorto. Finalmente il granduca, dopo aver detto al fratello che sentisse i favori della signora BIANCA, col pigliare una fetta di torta fatta con le sue mani, e il cardinale, trattenendosi in complimenti, con speranza di non pigliarne, il granduca disse "Nessuno vuole essere il primo? Sarò io" e ne prese un pezzo e lo mangiò. L'inesperta signora, non volendo rivelare, presente il marito e il cardinale, il tradimento, risoluta, vedendo il granduca avvelenato, ne prese anche ella e la mangiò; volle esser compagna al marito nella fatale tragedia di morte, piuttosto che sopravvivere dopo aver rivelato il tradimento preparato per il cardinale. Il granduca, innocente del fatto, seguitava i suoi discorsi, quando di lì a poco cominciarono ambedue a sentire nella pancia intensi dolori, e a ritirarsi nei loro appartamenti, andando sopra il letto, attendendo i medici e i loro rimedi, che il cardinale aveva dato da intendere che stavano arrivando. Ma non comparve nessuno; anzi per espresso comando del cardinale, pena la vita, volle che nessuno, chiunque fosse, si accostasse all'appartamento degli sventurati principi. Ed egli medesimo, con due pistole in mano, ne faceva diligenza e guardia. Gli infelici poterono chiedere aiuto quanto volevano, ma quelli che glielo poteva dare era quello che con crudeltà gliene privava, e convenne agli infelici principi terminare così miseramente la loro vita, in quella crudele maniera. Il Cardinale fece dare ai defunti onorevole sepoltura e sparse voce che non ci fosse stato rimedio alcuno per quel veleno, essendo stato potentissimo e in molta quantità». Così la leggenda; la verità storica è invece un'altra. La morte di FRANCESCO e BIANCA si deve attribuire alle febbri malariche contratte nelle paludi dell'Ombrone. Alle febbri si aggiunse una fortissima indigestione provocata da una grande quantità di funghi mangiati dal granduca; in BIANCA invece il male ebbe facilmente ragione di un organismo indebolito dall'abuso del bere e dall'uso di strane sostanze forse piuttosto venefiche che lei soleva ingerire sperando di vincere la sterilità che l'affliggeva. (Paolo Giudici - Storia d'Italia) (Storia Mondiale Cambridge, 33 vol., Garzanti) (Cronologia Universale, Utet) (Storia Universale, 20 vol.,Vallardi) (Storia d’Italia, 14 vol., Einaudi) (Guicciardini, Storia d'Italia, Ed. Raggia, 1841) (Lomazzi, La Morale dei Principi, Ed. Sifchovizz 1699). Nel territorio di Vaglia si trova una delle più note ma allo stesso tempo meno fortunate residenze di campagna dei MEDICI: la Villa di Pratolino. Il parco di Villa DEMIDOFF a Pratolino si trova a circa 15 km al nord di Firenze. L'edificio, creato da BUONTALENTI, possiede una planimetria superba di tre edifici senza cortile. Il Granduca FRANCESCO I DE’ MEDICI lo comprò nel 1569 e ordinò a FERDINANDO BUONTALENTI di disegnare la villa come residenza per la sua amata BIANCA CAPPELLO. Oggi, Villa DEMIDOFF è famosa soprattutto per il suo immenso parco, di più di 30 ettari pieni di sentieri. Il parco fu venduto alla famiglia LORENA e poi al principe russo DEMIDOFF, a cui possiamo ringraziare il restauro del parco e la trasformazione dell'antica paggeria nella Villa. Il colosso Appenino (una scultura ciclopica che sorge dal lago) di GIAMBOLOGNA, le scale con la fontana del dio Pan, e la cappella ottagonale di BUONTALENTI sono alcuni dei resti del secolo XVI. (Ville in Toscana 2004). Annessi al palazzo di BERNARDO RUCELLAI RUCELLAI e della moglie NANNINA DE’ MEDICI, sorella di LORENZO IL MAGNIFICO, dopo la cacciata dei MEDICI gli Orti divennero sede dell'Accademia Platonica, alle cui riunioni nella villa di Careggi aveva partecipato lo stesso RUCELLAI. Acquistati da BIANCA CAPPELLO nel 1573, gli Orti si trasformarono in luogo di delizie e svago. Rinomati gli scherzi e i giochi organizzati dai granduchi per gli ospiti. Alla metà del '600, GIOVAN CARLO DE’ MEDICI commissionò a ANTONIO NOVELLI la grandiosa statua del Polifemo, realizzata con la stessa tecnica e stesse meditazioni formali dell'Appennino del GIAMBOLOGNA a Pratolino. A partire dal 1813, GIUSEPPE STIOZZI RIDOLFI volle trasformare il giardino affidandone il progetto a LUIGI DE CAMBRAY DIGNY, che interpretò in modo suggestivo i dettami teorici del giardino romantico. Nel 1832 era EMILIO BURCI a pubblicare una serie di incisioni raffiguranti gli Orti Oricellari, con vedute della abbazia di Sant'Anna, del tempietto di Venere, delle vestigia dell'antico tempio e del circo, del colosso di Polifemo e della grotta, del "giardino dei fiori", della fortezza, del "torrino" e del Pantheon destinato ad accogliere la memoria di illustri exempla virtutis: gli appartenenti all'Accademia Platonica. (Istituto e Museo di Storia della Scienza, Regione Toscana, 2004). Non distante da Bonistallo si trova uno dei luoghi più ricchi di memorie storiche del Poggio, la villa detta di Cerreto, oggi semplice villa di campagna, ma un tempo vero e proprio fortilizio, come testimoniano le due torri circolari superstiti e la sua posizione strategica, da cui si domina la strada tra Firenze e Pistola. La leggenda vuole che le ville di Cerreto e Poggio a Caiano fossero unite da un passaggio segreto sotterraneo, che avrebbe favorito gli incontri clandestini fra i due celebri amanti, il granduca FRANCESCO Ie la nobildonna veneziana BIANCA CAPPELLO, che trascorreva il periodo estivo proprio nella villa di Cerreto. Degli antichi fasti l'attuale Cerreto non conserva però alcunché. (Pro Loco di Poggio a Caiano, 2004). BIANCA CAPPELLO rievocata nel film “Il Falco rosso” - Scheda Tecnica: Interpreti: Francesca Bertini (BIANCA CAPPELLO), Gustavo Serena (FRANCESCO I Duca di Toscana), Giovanni Pezzinga (il cardinale FERDINANDO DE’ MEDICI)- Produzione: Film d'Arte Italiana, Roma.
(2) FRANCESCO COSIMO DE’ MEDICI (Firenze 25/3/1541 – Firenze 19/10/1587) Figlio di COSIMO I e ELEONORA DI TOLEDO, nel 1574 divenne Granduca di Toscana. Nel 1576 l'imperatore MASSIMILIANO II D’ASBURGO gli riconobbe la carica granducale con un diploma. Attento allo sviluppo delle arti e del commercio, fece ingrandire la città di Livorno e accrescerne il porto. Nel 1578 sposò in seconde nozze BIANCA CAPPELLO. Quando egli morì ella gli sopravvisse un solo giorno; da qui il sospetto che il granduca e sua moglie sarebbero stati vittime di una congiura. (Istituto e Museo di Storia della Scienza, Regione Toscana, I luoghi della Scienza in Toscana: Biografie, 2004) Sposato con l’Arciduchessa JOHANNA VON AUSTRIA il 18 dicembre del 1565 a Firenze. Figli: ELEONORE DE’ MEDICI, ROMOLA DE’ MEDICI, AANNA DE’ MEDICI, ISABELLA DE’ MEDICI, LUCRECE DE’ MEDICI, MARIA DE’ MEDICI, ANTONIO DE’ MEDICI (1576 - 1621), FILIPPO DE’ MEDICI. Sposato ancora con BIANCA CAPELLO il 5 giugno del 1579. Figlio: ANTONIO. Antenati di FRANCESCO I: Padre il Granduca di Toscana COSIMO I DE’ MEDICI, figlio di GIOVANNI DELLE BANDE NERE DE’ MEDICI e MARIA SALVIATI. Madre: Marchesa DE VILLAFRANCA ELEONORA ALVAREZ DE TOLEDO figlia di M. DE VILLAFRANCA PEDRO ALVAREZ DE TOLEDO e della Marchesa DE VILLAFRANCA MARIA OSORIO-PIMENTEL.
(3) FILIPPO COSIMO I DE’ MEDICI (Firenze 1519 - Villa di Castello presso Firenze, 1574) Primo Granduca di Toscana, figlio di GIOVANNI DALLE BANDE NERE DE’ MEDICI e MARIA DI JACOPO SALVIATI. Orfano di padre a sette anni, fu costretto ad andare in esilio dal 1527 al 1530, e tornò a Firenze con la restaurazione medicea, e quando il duca Alessandro fu assassinato dal cugino Lorenzino (1537) venne nominato a succedergli, ottenendo l'approvazione dell'imperatore Carlo V. Sposò nel 1539 ELEONORA DI TOLEDO, figlia di don PEDRO DI TOLEDO, viceré di Napoli, morta la quale (1562) si legò a ELEONORA DEGLI ALBIZZI e poi a CAMILLA MARTELLI, che sposò per consiglio del papa. Mecenate generoso, COSIMO abbellì Firenze di opere monumentali, come il palazzo degli Uffizi, il ponte di Santa Trinita e il completamento del palazzo Pitti. Protesse letterati e, interessandosi alla regolamentazione della lingua italiana, favorì l'Accademia fiorentina.
(4) ELEONORA DEGLI ALBIZZI.
(5) Don GARZIA DE’ MEDICI e il Cardinal GIOVANNI DE’ MEDICI.
(6) PIERO BONAVENTURI.
(7) GIOVANNA D’AUSTRIA (1548 - 1578), figlia di FERDINANDO I D’ASBURGO.
(8) TORQUATO TASSO (Sorrento 11/3/1544 – Roma 25/4/1595), poeta, figlio del poeta veneziano BERNARDO TASSO e di PORZIA DE’ ROSSI. La sua opera più importante è la “Gerusalemme Liberata” con i personaggi di Tancredi e Clorinda. Nel 1591 scrisse le “Rime”. GIOVANNI BATTISTA STROZZI ha scritto “Madrigali per le feste di nozze di FRANCESCO I e BIANCA CAPPELLO” (Giovanni Battista Strozzi, Madrigali per le feste di nozze di Francesco I e Bianca Cappello,1579). RAFFAELLO GUALTEROTTI ha scritto “Feste nelle nozze del Serenissimo Don FRANCESCO MEDICI gran duca di Toscana; et della Sereniss. sua consorte la Sig. BIANCA CAPPELLO” (Raffaello Gualterotti, Feste nelle nozze del Serenissimo Don Francesco Medici gran duca di Toscana; et della Sereniss. sua consorte la Sig. Bianca Cappello, Stamp. de' Giunti, Firenze 1579). FABRIZIO CAROSO ha scritto “Il Ballarino”, dedicato alla Serenissima Signora Bianca Cappello De Medici Gran Duchessa di Toscana. (Fabrizio Caroso, Il Ballarino, dedicato alla Serenissima Signora Bianca Cappello De Medici Gran Duchessa di Toscana, Venezia 1581). THOMAS MIDDLETON ha scritto la Tragedia “Women Beware Women”(1580-1627,– Le Donne si guardano dalle Donne, Tragedia)
(9) “Ritratto di BIANCA CAPPELLO” da ALESSANDRO ALLORI (Firenze 3/5/1535 – Firenze 22/9/1607), del 1560-1570, Tempera su muro, cm 75x52 - Inv. 1890, n. 1500. Secondo un'antica notizia l'opera sarebbe stata eseguita nel 1585 su richiesta del Priore della parrocchia di Santa Maria ad Olmi in ricordo della visita ricevuta quell'anno dalla Granduchessa BIANCA CAPPELLO e dal Granduca FRANCESCO I DE’ MEDICI. (Galleria degli Uffizi, Firenze 2004). “Ritratto di BIANCA CAPPELLO” di SCIPIONE PULZONE (Gaeta 1550 ca. – Roma 1598) detto GAETANO (Kunsthistorisches Museum, Vienna). BIANCA CAPPELLO è stata immortalata sulla tela, sulla carta e in musica da ALESSANDO ALLORI, STEFANO PULZONE, JACOPO DA BASSANO, SISMONDI, LITTA, ZAMBONI, VASARI, GHIRLANDAIO , TIZIANO, ANGELO BRONZINO, STEFANO USSI (Firenze 1822 – 1901) (“Bianca Cappello presenta gli ambasciatori veneti al Granduca di Toscana Francesco I”, di Stefano Ussi, olio si tela, 190 x 290 cm.), TORQUATO TASSO, GIOVAN BATTISTA STROZZI IL GIOVANE, RAFFAELLO GUALTEROTTI, FABRIZIO CAROSO, THOMAS MIDDLETON, S. SPERONI, LUIGI CARRIER, ALESSANDRO DUMAS, CATERINA RICCI, GEORGE WILLIAM LOUIS MARSHALL HALL, ALBERTO RANDEGGER compositore (“Bianca Capello”, opera lirica di Alberto Randegger: Trieste 13.4.1832 – London 18.12.1911, Brescia 1854), GIOVANNA D’AUSTRIA.
(10) Cardinale FERNANDO DE’ MEDICI (Firenze 30/7/1549 – Firenze 7/2/1609)
BIBLIOGRAFIA:
M. L. Mariotti Masi, Bianca Cappello: una veneziana alla corte dei Medici, Fontein 1986
Francesco Dall’Ongaro, Bianca Cappello dramma, Unione Tipografico-Editoriale, Torino 1860
M. Chieli, Stanze del Suicidio Rinverdito nella morte del Ser.mo Don Francesco de Medici, Firenze, Marescotti, 1587, Biblioteca Riccardiana e Moreniana Firenze, 7.12, mf. 1504 P
Gaetano Guasti, Le poesie di Don Francesco de' Medici a Bianca Cappello. Estratto dalla Rassegna Nazionale. Anno XVII. - Firenze. Ufficio della Rassegna Nazionale 1895
Gaetano Guasti, Poesie di Don Francesco de’ Medici a Bianca Cappello, in Rassegna Nazionale XVII, 6 genn. 1895, Tipogr. Min. Corrigendi, Firenze 1895
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LIBRI ANTICHI, DIPINTI, OPERE VARIE RACCOLTE, RELATIVE A BIANCA CAPPELLO:



Libro antico




0.740 - 15.11.16

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