mercoledì 23 marzo 2011

OSCAR WILDE: TESTO TEATRALE, RAPPRESENTAZIONI, WORK-IN-PROGRESS



“OSCAR E BOISE" è un Atto Unico Teatrale, in lingua italiana, scritto da Alberto Macchi a Roma nel 2003, inedito.


Locandina della Compagnia "Teatro 84" diretta da Alberto Macchi, relativa allo spettacolo "Salome" di Oscar Wilde, messo in scena a Roma e in provincia nel 1984. La grafica di questa Locandina è dell'Arch. Valter Macchi e l'impaginazione di Debora Macchi.


Spettacolo Teatrale "Salome" di Oscar Wilde
al Teatro "L'Uccelliera" di Villa Borghese, Roma 1984.


Prima Salome

Seconda Salome


















Salome e il Tetrarca secondo Guttuso

Recensione di Giorgio Prosperi sul "Tempo" dell'8 luglio 1984


"Oscar e Boise"
Scena Teatrale
di
Alberto Macchi
Scena Unica: SFOGO

Napoli, Posillipo. Anno 1897. Oscar Wilde1 sta mettendo in ordine i suoi libri dentro una stanza. È inverno, ma fuori c'è il sole. Comodamente seduto sopra un divano, concentrato nella lettura di un libro, sta Sir Alfred Douglas,2 ovvero il suo vecchio amante Boise con indosso una vestaglia rossa da camera con un boa per sciallatura. 

WILDE: Una volta passato il suo ‘attimo’, ecco che l’’attuale’ sparisce. Il ‘contemporaneo’ invece resta.

BOISE: (Smette di leggere, poggia il libro su un piano alla sua destra e considera) Intendi dire che tu ed io dovremmo badare al nostro contemporaneo; perché se vivessimo il nostro rapporto attimo per attimo ogni emozione ci sfuggirebbe.

WILDE: Sì, se ci consideriamo proiettati sul palcoscenico dell’esistenza, nel teatro della vita. E che il teatro venga soltanto dal teatro e finisca soltanto nel teatro, questa sarebbe una visione che lo condurrebbe soltanto al suo svilimento.

BOISE: Allora tutto è teatro!

WILDE: In un certo senso sì!

BOISE: Ma se tu hai sempre affermato che in teatro bisogna ‘rappresentare’ la vita e non rifare la vita! Non credi ora di stare a contraddirti. Non ti comprendo.

WILDE: La peggiore cosa che gli potrebbe capitare ad un genio, sarebbe quella di essere compreso. Tu considera che non è un caso se le sue messe in scena in teatro sono definite ‘rappresentazioni’. 

BOISE: Io credo che se ad un genio non gli si consente di esprimersi, questo prima o poi…

WILDE: …prima o poi, cosa?

BOISE: Immagina cosa succederebbe ad un attore al quale, ad un certo momento, nessuno offrisse più l’opportunità di recitare od ad un regista che all’improvviso fosse privato d’un teatro! E chi sarebbe diventato Filippo Neri se qualcuno gli avesse negato una Chiesa dove poter creare il suo Oratorio? Forse i primi due impazzirebbero e l’altro magari sarebbe diventato un demonio anziché un santo, chissà? (Recupera un copione poggiato sopra un piano alla sua sinistra e riprende a leggere)

WILDE: Finalmente stai prendendo coscienza d’avere davanti un genio.

BOISE: C’è genio e genio! Il genio è genio soltanto in una direzione E tu sei un genio in una direzione che non è alla mia portata.

WILDE: (Raccoglie un giornale fra i libri per terra) Questa recensione, se ben ricordo, sembra si ricolleghi giustappunto alla tua considerazione. Bla, bla, bla… (Legge a voce alta) "Per ciò, nella letteratura inglese possiamo porre Oscar Wilde, scrittore dell'ultimo Ottocento, nella schiera di quella 'Scuola Satanica' che già aveva dominato in Inghilterra nella prima metà dello stesso secolo e di cui Byron è il più insigne rappresentante"3. (Getta il giornale per terra con forza) Via, via! Ne ho abbastanza di certi critici! Sono così tolleranti che perdonano tutto,… eccetto il genio. Essi seguono l'evolversi della genialità degli artisti, non capendo invece che soltanto la mediocrità può progredire; perché un vero artista è tale quando rivela le sue capacità sin dalla prima opera, che non può essere meno perfetta dell'ultima. "Quello lì è arrivato all'apice della sua carriera artistica; dalle modeste novelle del passato è arrivato a scrivere il suo capolavoro, un romanzo in tre volumi", urlano a volte questi cosiddetti critici sulle pagine dei loro giornali. E invece essi non sanno che tutti possono scrivere un romanzo in tre volumi4. E qualcuno addirittura, con la sua propria esistenza può comporre un romanzo ancor più tragico del romanzo stesso; anche se poi io sono convinto che quasi sempre è la vita, alla fin fine, a copiare l'arte. Nel mio caso poi, lasciamo stare, la mia vita credo abbia superato l'immaginazione del romanziere. Ne sono consapevole. E quindi lo voglio dire. Quanto meno la mia vita è un tutt'uno con la mia creazione artistica. (Rivolto a Boise) Tu che sei andato a riesumare Filippo Neri, ora mi stai ad ascoltare!? 

BOISE: (Non risponde perché attento a leggere. Ha ignorato ogni parola di Wilde)

WILDE: (Guarda ancora Boise nella speranza di coinvolgerlo. Poi quasi grida) Per scrivere un romanzo in tre volumi insomma, occorre avere soltanto una assoluta ignoranza, sia della vita, che della letteratura. Io vorrei dare un buon consiglio a questi critici…, ma se taccio è meglio; perché è già di per sé un nonsenso dare un consiglio; poi dare un buon consiglio è assolutamente fatale.

BOISE: (Continua a leggere ignorando Wilde)

WILDE: (Si rassegna all'idea che Boise continua ad ignorarlo, così riprende a mettere in ordine i suoi libri)

BOISE: (Sventolando il copione che ha in mano) Questo tuo testo teatrale "L'Importanza di chiamarsi Ernesto"5 è straordinario. L'ho visto in scena, ma leggerlo è tutta un'altra cosa. Perché non mi dai una mano in questo pezzo a due tra Cecily e Algernon?

WILDE: Lo vuoi davvero?

BOISE: Certo! Se te lo chiedo! Su, vieni a sederti qui, leggiamo insieme.

WILDE: (Esita un po') Ma sì! Proviamo. (Siede accanto a Boise. Recupera un secondo copione sul piano alla sua sinistra) D'altronde siamo in vacanza a Posillipo, d'inverno, col sole, in questa straordinaria Napoli dove ogni magia è possibile.

BOISE: Io naturalmente interpreto Cecily. Tu invece sei Algernon.

WILDE: Naturalmente!? Va bene.

BOISE (Legge) È la prima volta che sento parlare di un uomo con la fama di essere veramente corrotto.

WILDE: Aspetta! (Cerca la pagina giusta) Vieni qui. Proviamo in piedi, con la gestualità. Per bene.

BOISE: (Si alza)

WILDE: Allora, riprendi daccapo. (Esce dalla stanza)

BOISE: È la prima volta che sento parlare di un uomo con la fama di essere veramente corrotto. Così l’idea di dover vedere il Signor Ernest Algernon mi fa paura. Sì ho paura che sia come tutti gli altri.

WILDE: (Ha origliato dietro la porta. Entra spedito e disinvolto) Infatti! (Togliendosi il cappello) Tu sei, indubbiamente la mia piccola cugina Cecily.

BOISE: Lei è vittima di un curioso errore, Signore. Io non sono affatto piccola. Anzi, per la mia età sono anche troppo alta. Comunque sono sua cugina Cecily. Lei, Signore, da quanto risulta su questo suo biglietto, sarebbe il fratello dello zio Jack, mio cugino Ernest, il famoso mio cugino, … disonesto.

WILDE: Io non sono affatto disonesto, cara cugina Cecily.

BOISE: Beh, diciamo corrotto!

WILDE: Tantomeno corrotto.

BOISE: Se è così sta a significare che lei ci ha ingannati tutti in modo sfacciatamente vergognoso. Mi auguro che lei non abbia condotto una doppia vita fingendosi corrotto, essendo invece una persona onesta.

WILDE: Posso dire di essere stato un individuo scostumato, questo sì.

BOISE: Sono felice di sentirvi dire questo.

WILDE: Posso aggiungere d’essere stato, nel mio piccolo, anche molto crudele.

BOISE: Veramente non dovrebbe dire certe cose e andarne così fiero. Benché, devo riconoscere, che  dev’essere stato molto piacevole.

WILDE: Veramente è molto più piacevole essere qui con te.

BOISE: Io, a questo punto invece, non capisco perché lei è già qui, quando lo zio Jack non sarà di ritorno prima di lunedì pomeriggio. 

WILDE: Allora è uno spiacevole contrattempo, perché io sono costretto a partire lunedì mattina col primo treno. Ho un appuntamento d’affari al quale sono ansioso… di mancare!

BOISE: E deve per forza mancarlo a Londra?

WILDE: Per forza! Dal momento che l’appuntamento è a Londra!

BOISE: Certo, lo capisco anch’io quanto sia importante non rispettare gli appuntamenti d’affari, se si vuol dare un minimo di senso alla nostra vita, però credo che sarebbe meglio se lei aspettasse l’arrivo dello zio Jack. So che vuole parlarle della sua emigrazione.

WILDE: Della mia che cosa?

BOISE: Della sua emigrazione. È andato a comprarle il corredo.

WILDE: Io non ho alcuna intenzione di farmi comprare il corredo da Jack … lui non capisce niente di cravatte.

BOISE: Infatti non credo che lei abbia bisogno di cravatte. Lo zio Jack vuole mandarla in Australia.

WILDE: In Australia!? Piuttosto preferisco la morte.

BOISE: Beh, le confesso che lo zio mercoledì scorso, a cena, ha detto che lei dovrà scegliere fra questo mondo, l’altro mondo e l’Australia.

WILDE. Beh, le guide che ho letto sull’Australia e sull’altro mondo non sono affatto incoraggianti. Mi va bene questo mondo, cuginetta.

BOISE: Si ma lei va bene a questo mondo.

WILDE: Ho paura di no. Ecco perché voglio che tu mi recuperi. Potresti farne la tua missione, cugina Cecily.

BOISE: Oggi pomeriggio non ho tempo.

WILDE: E se provassi a recuperarmi da solo, oggi pomeriggio?

BOISE: Lo trovo un po’ donchisciottesco da parte sua. Però credo che dovrebbe provare.

WILDE: Proverò. Vedete, incomincio già a sentirmi un uomo migliore.

BOISE: Se allude all’aspetto, è un po’ peggiorato.

WILDE: È per via della fame.

BOISE: Che sbadata, dovevo rammentarmi che quando qualcuno sta cambiando radicalmente vita, ha bisogno di mangiare. E di mangiare abbondante. Vuole accomodarsi dentro?

WILDE: Posso mettermi prima uno di quei fiori laggiù all’occhiello? Non sono solito sedermi a tavola senza un fiore all’occhiello.

BOISE: (Mentre con le forbici in mano s’avvicina ai fiori) Gradisce una “Rosa Thea”?

WILDE: No, preferisco una rosa rosa.

BOISE: Perché? (Taglia una rosa di color rosa)

WILDE: Perché tu sei come una rosa rosa, cugina Cecily.

BOISE: Non so mica se sia giusto che lei mi parli così. Miss Prism non mi dice mai di queste cose.

WILDE: Vuol dire che miss Prism è una vecchia zitella. E per giunta miope.

BOISE: (Mette la rosa all’occhiello a Wilde)

WILDE: Sei la ragazza più carina che abbia mai visto.

BOISE: Miss Prism dice che la bellezza è sempre una trappola.

WILDE: Una trappola in cui ogni uomo di buon senso vorrebbe cadere.

BOISE: Oh, non credo che mi piacerebbe catturare un uomo di buon senso. Non saprei di cosa parlargli. (Ride e applaude)

WILDE: (Ride, applaude e l'abbraccia. Siedono sul divano) Tornando al discorso di prima e che tu non stavi ascoltando: i critici, dicevo…

BOISE: (Interrompe) I critici dicono bene: tu parli molto e scrivi poco. Da quando siamo qui hai terminato di scrivere in tutta fretta la "Ballata"6 e poi più nulla. Sei un chiacchierone, non uno scrittore…, un po' come tua madre.

WILDE: Adesso ti ci metti anche tu? Mia madre7, lei sì che era una gran chiacchierona! Con i suoi cenacoli letterari… E anche mio padre (8), non credere! Perché, mio fratello? (9) D'altronde lo sai, la mia famiglia è stata una famiglia di esibizionisti. O meglio, più che una famiglia: una società. Una società per la soppressione della morale.

BOISE: E i tuoi figli (10), con tua moglie? (11)

WILDE: Ah, no! Loro sono taciturni. Mi hanno sempre ascoltato pazientemente. Da bambini, quando raccontavo loro le mie interminabili favole (12) - quelle che, sai, ho pubblicato - loro, per questo, addirittura mi adoravano. E stavano ore in silenzio ad ascoltarmi. Mia moglie poi, poverina, lei è stata sempre muta, malgrado o forse a causa di tutti i guai che le ho procurato… C'è invece, tra i molti miei amici-amanti (13), il mio amante di turno piuttosto… (Batte una mano sulla spalla di Boise), lui sì, che a volte è logorroico! Fino alla nausea (Ride e lo abbraccia).

BOISE: (Offeso, respinge Wilde) Ah, sì? Di turno? Certo. Se considero, da quando sei uscito di prigione, che tua moglie ti sta passando un vitalizio perché tu non ti veda più con me e che ti ha proposto ancora di tornare a vivere con lei, io potrei anche impazzire. E allora certo che divento pressante, logorroico e ossessivo con te! Vedi, ora, per poter stare liberamente insieme per un po' siamo stati costretti a fuggircene qui in Italia come due clandestini. E tu addirittura sotto falso nome.

WILDE: Ma è stata per una questione di salute; della mia salute, della mia malattia, invero, se abbiamo deciso di venire qui nel paese del sole. Non ricordi?

BOISE: Sì, a causa della tua malattia immaginaria! Tu somatizzi tutto!

WILDE: Un corno! Ero così malridotto, da apparire, ancora oggi … inguardabile. Guarda qui! (Si tocca il doppio mento) Roba da tacchini. E qui! (Si tocca la pancia) Roba da ippopotami!

BOISE: Vedo che hai bisogno di sentirti ribadire che sei bello: allora, sì, sei bello! (Alzando la voce) Ma ipocondriaco, un ipocondriaco inguaribile!

WILDE: E, anche fosse così?

BOISE: Non va bene! Le malattie vanno sodomizzate, non somatizzate! Ricorda, loro sono creature diaboliche, civette ed infide che, se si sentono ignorate e trascurate, prima o poi improvvisamente ti abbandonano per andare a sedurre qualcun altro, più incline a farsi coinvolgere!

WILDE: Avrei voluto vedere te, dopo due anni passati tra carcere e lavori forzati (14) e poi, una volta fuori, lo spettro della povertà, che ti dà il colpo di grazia! Capisci? Il colpo di grazia; fino ad ammutolirti. Altro che chiacchierone; io, adesso ho perso la parola!

BOISE: Ammutolito? Beh, non si direbbe!

WILDE: Ho capito, tu qui a Napoli vuoi farmi imbestialire come un Poseidone.

BOISE: Forse! Chissà!? A me in fondo non dispiacciono gli uomini-bestia. E col tridente.

WILDE: Allora, eccomi… (Si avventa contro Boise ruggendo come un leone. E ride)

BOISE: Attento però, dinanzi a te hai un Priapo armato fino ai denti. (Ride e abbraccia Wilde affettuosamente)

WILDE: (Molto seriamente. Girato col volto verso il pubblico) Chissà che Cristo non sia risorto davvero!
SIPARIO
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(1)     OSCAR FINGAL O' FLAHERTIE WILLS WILDE (Dublino 16/10/1854 - Parigi 30/11/1900) Scrittore. Le sue opere: "Il Ritratto di Dorian Gray", romanzo del 1891;  "Il Ventaglio di Lady Windermere" commedia del 1892; "Un Marito Ideale", dramma del 1895; "Salome" tragedia in lingua francese dedicata a SARAH BERNARDT, illustrata da AUBREY BEARDSLEY, più tardi musicata da STRAUSS; "Una Donna Senza Importanza" dramma del 1893; "L'Importanza di Chiamarsi Ernesto" commedia del 1895; "La Ballata del Carcere di Reading" del 1898, "De Profundis" pubblicato postumo in prosa nel 1905; "Il Principe Felice e Altri Racconti" del 1888 e "La Casa del Melograno", raccolta di novelle del 1891". Egli fu ritratto da TOULOUSE-LAUTREC.
(2)     ALFRED DOUGLAS ovvero BOISE era l'amante di OSCAR WILDE. Quando si incontrarono era l'autunno del 1981. OSCAR WILDE allora aveva trentacinque anni e ALFRED DOUGLAS ne aveva ventuno.
(3)     Dalla Introduzione di LUIGI PRATESI nella pubblicazione "The Happy Prince and Other Tales" di Oscar Wilde, Raffaello Giusti Editore, Livorno 1931.
(4)     OSCAR WILDE scrisse un solo romanzo, "Il Ritratto di Dorian Gray".
(5)     "Importance of being Earnest", tradotto in italiano con "L'Importanza di essere probo" oppure "L'importanza di        chiamarsi Ernesto", fu composto da OSCAR WILDE nell'estate del 1994.
(6)     "Ballata del Carcere di Reading", il più bel poema della poesia universale moderna. OSCAR WILDE iniziò a scriverla in carcere e la terminò a Napoli nell'inverno del 1897. Quando nel gennaio del 1898 fu pubblicata con la firma C. 3. 3., in poche settimane ebbe, nella sola Inghilterra, dozzine di edizioni. In America andò a ruba. E fu tradotta in quasi tutte le lingue. I critici la compararono alle opere di SOFOCLE. 6
(7)     Sua madre JANE FRANCESCA ELGEE WILDE, in arte SPERANZA, poetessa, scrittrice. Una donna per cui l'artificiale aveva più importanza del reale. Ella affermava, convinta, che il suo cognome ELGEE era una derivazione da quello fiorentino di ALIGHIERI. Odiava la luce del giorno, così creò in casa sua un cenacolo letterario dove la sera e la notte poteva ricevere continuamente ospiti. Li accoglieva acconciata come una zingara con in testa una corona di foglie d'alloro dorate e intratteneva tutti esibendosi come sopra un palcoscenico. Aveva un gran bella voce come suo figlio OSCAR e, come suo figlio, era una gran chiacchierona. Pubblicò sul "The Nation" un articolo talmente libertario che causò il sequestro del giornale. Morì dopo il 1985.
(8)     Suo padre, ROBERT WILLS WILDE, medico oculista di alta reputazione e Sir dal 1864, più che un chiacchierone per puro esibizionismo come sua moglie e suo figlio, era un chiacchierone mistificatore con lo scopo di abbindolare ragazze ingenue. Nel 1862 infatti era stato citato in tribunale per seduzione di minorenne. Nel 1864 poi, aveva dovuto comparire ancora davanti al Tribunale di Dublino e qui, dagli interrogatori, era emerso che aveva violentato una sua paziente. Grande libertino, nel corso della sua vita ebbe parecchi figli illegittimi che egli considerò tutti frutti della sua esuberanza.
(9)     Suo fratello WILLIE quando beveva, se prendeva una sbornia, diventava insopportabile. Incominciava a parlare ininterrottamente.
(10)  Sua moglie CONSTANCE LLOYD, di Dublino, era una ricca ereditiera, figlia d'un noto avvocato che egli sposò il 29 maggio del 1884. Ella morì a Genova nel 1898.
(11)  Suoi figli erano VYVIAN e CYRIL, nati rispettivamente nel 1885 e 1886.
(12)  "Il Principe Felice" del 1888, "La Casa del Melograno" del 1891 e altre novelle.
(13)  Suoi amici FRANK HARRIS, ROBERT ROSS, SHERARD e REGGIE TURNER. Per compagni, poi, aveva altri dandy come lui.
(14)  Accusato di dissolutezza a causa della sua omosessualità, fu condannato a due anni tra carcere e lavori forzati che scontò tra il 1895 e il 1897.

BIBLIOGRAFIA:

C. M. Franzero e Lorenzo Gigli, Wilde, Gherardo Casini, Roma 1966
Oscar Wilde, Salome Programma, Teatro dell'Opera, Milano 1977
Oscar Wilde, Salomé, Rizzoli BUR, Milano 1982
Oscar Wilde, The Happy Prince and Other Tales, Raffaello Giusti, Livorno 1931
D. Fullerton, Three Tales by Oscar Wilde, Oxford University Press, London 1959
Enciclopedia dello Spettacolo, UNEDI, Roma 1975
Enciclopedia Zanichelli, Bologna 1995




1 OSCAR FINGAL O' FLAHERTIE WILLS WILDE (Dublino 16/10/1854 - Parigi 30/11/1900) Scrittore. Le sue opere: "Il Ritratto di Dorian Gray", romanzo del 1891;  "Il Ventaglio di Lady Windermere" commedia del 1892; "Un Marito Ideale", dramma del 1895; "Salome" tragedia in lingua francese dedicata a SARAH BERNARDT, illustrata da AUBREY BEARDSLEY, più tardi musicata da STRAUSS; "Una Donna Senza Importanza" dramma del 1893; "L'Importanza di Chiamarsi Ernesto" commedia del 1895; "La Ballata del Carcere di Reading" del 1898, "De Profundis" pubblicato postumo in prosa nel 1905; "Il Principe Felice e Altri Racconti" del 1888 e "La Casa del Melograno", raccolta di novelle del 1891". Egli fu ritratto da TOULOUSE-LAUTREC.
2 ALFRED DOUGLAS ovvero BOISE era l'amante di OSCAR WILDE. Quando si incontrarono era l'autunno del 1981. OSCAR WILDE allora aveva trentacinque anni e ALFRED DOUGLAS ne aveva ventuno.
3 Dalla Introduzione di LUIGI PRATESI nella pubblicazione "The Happy Prince and Other Tales" di Oscar Wilde, Raffaello Giusti Editore, Livorno 1931.
4 OSCAR WILDE scrisse un solo romanzo, "Il Ritratto di Dorian Gray".
5 "Importance of being Earnest", tradotto in italiano con "L'Importanza di essere probo" oppure "L'importanza di chiamarsi Ernesto", fu composto da OSCAR WILDE ell'estate del 1994.


76 "Ballata del Carcere di Reading", il più bel poema della poesia universale moderna. OSCAR WILDE iniziò a scriverla in carcere e la terminò a Napoli nell'inverno del 1897. Quando nel gennaio del 1898 fu pubblicata con la firma C. 3. 3., in poche settimane ebbe, nella sola Inghilterra, dozzine di edizioni. In America andò a ruba. E fu tradotta in quasi tutte le lingue. I critici la compararono alle opere di SOFOCLE.
Sua madre JANE FRANCESCA ELGEE WILDE, in arte SPERANZA, poetessa, scrittrice. Una donna per cui l'artificiale aveva più importanza del reale. Ella affermava, convinta, che il suo cognome ELGEE era una derivazione da quello fiorentino di ALIGHIERI. Odiava la luce del giorno, così creò in casa sua un cenacolo letterario dove la sera e la notte poteva ricevere continuamente ospiti. Li accoglieva acconciata come una zingara con in testa una corona di foglie d'alloro dorate e intratteneva tutti esibendosi come sopra un palcoscenico. Aveva un gran bella voce come suo figlio OSCAR e, come suo figlio, era una gran chiacchierona. Pubblicò sul "The Nation" un articolo talmente libertario che causò il sequestro del giornale. Morì dopo il 1985.

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1 OSCAR FINGAL O' FLAHERTIE WILLS WILDE (Dublino 16/10/1854 - Parigi 30/11/1900) Scrittore. Le sue opere: "Il Ritratto di Dorian Gray", romanzo del 1891;  "Il Ventaglio di Lady Windermere" commedia del 1892; "Un Marito Ideale", dramma del 1895; "Salome" tragedia in lingua francese dedicata a SARAH BERNARDT, illustrata da AUBREY BEARDSLEY, più tardi musicata da STRAUSS; "Una Donna Senza Importanza" dramma del 1893; "L'Importanza di Chiamarsi Ernesto" commedia del 1895; "La Ballata del Carcere di Reading" del 1898, "De Profundis" pubblicato postumo in prosa nel 1905; "Il Principe Felice e Altri Racconti" del 1888 e "La Casa del Melograno", raccolta di novelle del 1891". Egli fu ritratto da TOULOUSE-LAUTREC.
2 ALFRED DOUGLAS ovvero BOISE era l'amante di OSCAR WILDE. Quando si incontrarono era l'autunno del 1981. OSCAR WILDE allora aveva trentacinque anni e ALFRED DOUGLAS ne aveva ventuno.
3 Dalla Introduzione di LUIGI PRATESI nella pubblicazione "The Happy Prince and Other Tales" di Oscar Wilde, Raffaello Giusti Editore, Livorno 1931.
4 OSCAR WILDE scrisse un solo romanzo, "Il Ritratto di Dorian Gray".
5 "Importance of being Earnest", tradotto in italiano con "L'Importanza di essere probo" oppure "L'importanza di chiamarsi Ernesto", fu composto da OSCAR WILDE ell'estate del 1994.
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76 "Ballata del Carcere di Reading", il più bel poema della poesia universale moderna. OSCAR WILDE iniziò a scriverla in carcere e la terminò a Napoli nell'inverno del 1897. Quando nel gennaio del 1898 fu pubblicata con la firma C. 3. 3., in poche settimane ebbe, nella sola Inghilterra, dozzine di edizioni. In America andò a ruba. E fu tradotta in quasi tutte le lingue. I critici la compararono alle opere di SOFOCLE.

Sua madre JANE FRANCESCA ELGEE WILDE, in arte SPERANZA, poetessa, scrittrice. Una donna per cui l'artificiale aveva più importanza del reale. Ella affermava, convinta, che il suo cognome ELGEE era una derivazione da quello fiorentino di ALIGHIERI. Odiava la luce del giorno, così creò in casa sua un cenacolo letterario dove la sera e la notte poteva ricevere continuamente ospiti. Li accoglieva acconciata come una zingara con in testa una corona di foglie d'alloro dorate e intratteneva tutti esibendosi come sopra un palcoscenico. Aveva un gran bella voce come suo figlio OSCAR e, come suo figlio, era una gran chiacchierona. Pubblicò sul "The Nation" un articolo talmente libertario che causò il sequestro del giornale. Morì dopo il 1985.


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