martedì 15 marzo 2011

CELESTINO V: TESTO TEATRALE, RAPPRESENTAZIONI, WORK-IN-PROGRESS



“CELESTINO V" è un Almanacco Teatrale (*), in lingua italiana scritto da Alberto Macchi a Roma nell'anno 2004. Inedito.

(*) Questo Almanacco Teatrale è un sunto della nostra esistenza e - come il susseguirsi delle parabole e le liste dei nomi nelle Genealogie descritte nella Bibbia - non è una sorta di mera filastrocca, ma una vera e propria litania della storia della Salvezza umana.


DALL'IDEA ALLA STESURA DEL TESTO, ALLE RAPPRESENTAZIONI

Anno 2003 
- Alberto Macchi fa ricerche in Archivi e biblioteche in Italia in special moto in Abruzzo. Raccoglie parecchio materiale cartaceo e scatta fotografie nei luoghi dove Celestino V visse e operò.
Anno 2004
- L'autore completa la stesura del testo teatrale dal titolo "Celestino V", e lo  dota di note e bibliografia. Questo dramma è molto originale: ha le caratteristiche d'un Almanacco.
Anno 2010
- Il testo viene letto durante un laboratorio della Compagnia Esperiente, presso il Teatro Marconi di Varsavia.
Anno 2012
- Pubblicata scena dal testo teatrale “Celestino V”, su Gazzetta Italia di Varsavia n. 11 e 12/2012, in italiano e in polacco. Questa pubblicazione è reperibile presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e presso la Biblioteka Narodowa di Varsavia.

(Brevi passi del Testo Teatrale, regolarmente registrato alla S.I.A.E. di Roma. Chiunque desiderasse metterlo in scena - facendone opportuna richiesta a teatrosztuka@libero.it - riceverà per e-mail la parte mancante del testo)

“CELESTINO V: Io credo all’eterno conflitto tra luce e tenebre.
BENEDETTO: Io credo anche nella penombra!
CELESTINO V: All’assoluta ricchezza esistente nel Cielo, riscontrata da Cristo nell’assoluta povertà, anche qui tra noi durante la sua vita terrena, al giudizio del Signore Iddio, alla catarsi dell’esistenza umana, alla beatitudine dopo la morte, alla resurrezione dei corpi e al fatto che qui su questa terra tutti, dico tutti, hanno torto. E che tutti nello stesso tempo hanno ragione. Ma anche, che sbaglia in assoluto chi ignora o non si sforza di seguire l'insegnamento di Cristo. A questo io credo! Vedi, su questa terra, non c'è soltanto il Vaso di Pandora che contiene tutti i mali dell'Umanità, ma c'è anche Pan col suo gregge che la notte suona la sua siringa dai suoni misteriosi che danno il panico, ovvero il rimorso, benché ci sia Sisifo, il furbo, che sa bene come eluderlo, il rimorso.” (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000) 


“CELESTINO V: La vita di per se non ha nulla di misterioso o di fenomenico. Dio ci ha provvisti della ragione che tutto può spiegare. Poi c’è la Fede che spiega anche quelle cose che vanno oltre, in quella parte della mente non utilizzata.” (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000)

“CELESTINO V: Ti ripeto vattene! Voglio star solo. Adesso in particolar modo, dopo questa sconvolgente esperienza con te, ho bisogno di riportare ordine nel mio spirito, per fare da adesso in poi un uso ancora più corretto della mia vita.
DEMONIO: Parli di vita, tu, agonizzante, che convivi già con la Morte. Certo la vita è sofferenza, meglio cominciare a familiarizzare con la Morte liberatoria; perché il tuo Dio, se c’è, è nell’aldilà; per prudenza comunque sarà bene pregare anche lui. Invece la Morte, lei che è già qui, allora per esorcizzarla, bisogna ingraziarsela. Però non capisco voi preti che vi atteggiate a detentori della Verità Assoluta, se vivere è soffrire, perché andate predicando il matrimonio con la procreazione? Procreare significa rendere eterna la sofferenza!” (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000)

“CELESTINO V: La malattia prima o poi uccide. È il precipitato dello spirito nel corpo. E a volte, sotto le vesti della vecchiaia, la malattia è già un desiderio inconscio di morte.” (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000)

“DEMONIO: L’amore è estasi. Non si può misurare con la dimensione del tempo. E poi non è per sempre. L’amore è un inconveniente di breve durata!
CELESTINO V: Zitto! Cosa ne sai tu dell’Amore, dell’amore per una donna, dell’amore per la Madonna poi!” (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000)

CELESTINO V: L’Amore è il mistero più grande della vita. La si confonde con la pietà, col bisogno della carne, con l’intrigo, con la paura della solitudine, coll’esigenza della maternità, col giuoco della seduzione, con la sopraffazione, col senso di protezione, con il desiderio del possesso, ma anche con la stima e con l’amicizia.. (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000)

“DONNA: Vi sembrerà paradossale, Padre, ma io sono qui per un problema di gelosia, della mia gelosia nei confronti del mio amante. Sapete lui è un uomo molto più grande di me. E’ stato sposato con una donna pazza, come posseduta dal Demonio, aggressiva, contro tutto e tutti e che non ha voluto più saperne di lui. È assistita, ormai da molti anni, dai benefattori di un’Arciconfraternita. Io un anno fa incontrai questo poveruomo in difficoltà, bello come il sole e gentile. Così da allora me ne sono innamorata perdutamente. Oggi viviamo insieme e tutti sanno del nostro rapporto. Adesso, a parte gli inconvenienti per la scomunica della Chiesa che giustamente colpisce sia me che lui, il problema per cui sono qui è la mia gelosia da sempre immotivata, che va a cozzare contro la sua estrema serenità. Però va considerato che lui è un uomo forte, sicuro di se, mentre io sono una povera ragazza che da quest’amore non sa trarre che sofferenza.
CELESTINO V: L’Amore è il mistero più grande del mondo. La si confonde con la pietà, col bisogno della carne, con l’intrigo, con la paura della solitudine, coll’esigenza della maternità, col giuoco della seduzione, con la sopraffazione, col senso di protezione, con il desiderio del possesso, ma anche con la stima e con l’amicizia..
DONNA: E invece che cos’è?
CELESTINO V: Vedete figliola, l’Amore innanzitutto è amare noi stessi, che poi altro non è che l’amore per Dio che ci ha creati. È la capacità d’amare il mondo intero. È quello che voi, mia cara, avete dimostrato per me quando mi avete fatto osservare che “Con la paura non si va in Paradiso”, malgrado io vi avessi considerata un demonio. Amore è la fiducia che mi avete accordato quando siete venuta a cercarmi per parlarmi, Amore è quello che avete dimostrato d’avere verso Dio quando riconoscete la Sua autorità accettando umilmente la Sua scomunica data per l’indissolubilità del matrimonio. Amore è stato quel momento in cui avete provato tenerezza nei confronti di quell’uomo che stava soffrendo perché rifiutato dalla sua sposa impazzita. Amore è poi questo vostro legittimo desiderio d’amare che ora qui davanti a me state manifestando. (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000)

DONNA: E’ vero io amo profondamente quell’uomo. Non lo lascerò mai, per nessuna cosa al mondo!
CELESTINO V: Ma …
DONNA: E invece cosa “non è” Amore?
CELESTINO V: La scelta d’avere rapporti con quell’uomo, malgrado gli impedimenti. La vostra gelosia. Il vostro accanimento quando dite che non lascerete quell’uomo per nessuna cosa al mondo. Ma ora dobbiamo lasciarci. S’è fatto tardi. Perdonatemi se vi lascio così!” (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000)


Scena Settima: AMORE
Anno 1293. Pietro, accompagnato dalla Colomba Bianca dello Spirito Santo, mentre cammina lungo un sentiero sui Monti della Maiella, si imbatte con una giovane donna.
PIETRO: (Cammina a capo chino mentre la Colomba Bianca gli vola intorno)
DONNA: (Chiama Pietro) Buonuomo!
PIETRO: (Non risponde e continua a camminare)
DONNA: Eih, dico a voi!
PIETRO: (Ignora la voce della donna continua a camminare)
DONNA: Cos’è quella Colomba Bianca che vi segue dappertutto?
PIETRO: (Non risponde e procede a passo più spedito. La Colomba Bianca s’allontana d’improvviso e scompare all’orizzonte)
DONNA: (Ridendo lo insegue) Siete stato amico di Francesco d’Assisi? Lui era sempre contornato dagli uccelli. Questa colomba che vi ronza attorno era per caso una delle sue creature?
PIETRO: (Non risponde)
DONNA: Francesco, sapete, a Bevagna, predicò agli uccelli. Anche alle colombe! (Si guarda attorno e non vede più la Colomba Bianca) La Colomba è scomparsa. Le ho forse fatto paura?
PIETRO: (Si scioglie un po’ e rallenta il passo) Che voi abbiate potuto vederla, la Colomba Bianca, vuol dire che avete in fondo avete l’animo puro, anche se all’apparenza ..., direi .... Non è un caso infatti che sia fuggita via. La Colomba Bianca è la terza entità della Santissima Trinità. In quel luogo laggiù, (Indica in basso verso la valle) dove da sempre è solita posarsi a mangiare, alcuni anni fa venne eretto un altare. Ed oggi, se andate a vedere, c’è un Oratorio, il Monastero di Santo Spirito.
DONNA: Io, veramente, è voi che volevo vedere. M’hanno detto che siete uno che non tratta con le donne.
PIETRO: Mio Dio, ma perché non ve ne andate?
DONNA: Come? Non sono abbastanza piacevole per voi? Guardate! (Si alza l’abito e gli mostra le gambe appena fino al ginocchio)
PIETRO: (Urlando) Andatevene, Demonio!
DONNA: (Ridendo divertita) Siete diventato troppo vecchio per poter apprezzare una donna?
PIETRO: (Voltando le spalle alla donna) Conosco bene i tuoi trucchi, Satana! Sono anni che ormai mi perseguiti in tutti i modi! (Disperato) Non ce la faccio più! (Guarda di nuovo la donna e ha la sensazione che questa stia assumendo lentamente le sembianze del Demonio)
DONNA: (Impaurita) Che vi prende! Non volevo...
PIETRO: (Sente che la voce della donna è diventata una sgradevole voce maschile)
DEMONIO: Non disperarti! Se vuoi vincere questa tua tentazione puoi accoppiarti tranquillamente con me, folle e illuso vagabondo! Non lo diremo a nessuno. Sarà un segreto tra te e me. (Ride sguaiato)
PIETRO: Maledetto! Io non t’ho invocato! Perché sei qui? (Fugge terrorizzato)
DEMONIO: (Rincorrendolo Pietro) Non stare a sciupare tante energie! Tu ormai sei in agonia! Sai quanti uomini come te ho già convinto, su questi monti della Maiella! Io non predico religioni come il tuo Cristo o filosofie come voi uomini; io indico comportamenti!
PIETRO: (S’arresta e vomita)
DEMONIO: Tu sei vecchio; vedi, sei malato! Sei come un ramo spezzato, che germoglia i suoi ultimi fiori soltanto per il suo funerale.
PIETRO: Non è vero!
DEMONIO: Hai ancora le polluzioni notturne, vero? Il desiderio c’è sempre! Ma tu, malgrado l’abbia bramato con tutta l’anima e per tutta la vita, mai ti sei accoppiato. Adesso però, lo sento, lo desideri con tutta l’anima. Vuoi amare un corpo, godere, amare una donna finalmente. (Ride)
PIETRO: (Invoca, rivolto verso il cielo) Vergine Santa, tu che sei l’unica donna che ho amato e che amerò per sempre, aiutami!
DEMONIO: L’amore è estasi. Non si può misurare con la dimensione del tempo. E poi non è per sempre. L’amore è un inconveniente di breve durata!
PIETRO: (Aggressivo) Zitto! Cosa ne sai tu dell’Amore, dell’amore per la Madonna poi! (S’allontana e si dirige sull’orlo d’un precipizio) Voglio affacciarmi alla fine del mondo per osservare l’infinito. Ho bisogno di spazio e non mi interessano le tue opinioni. Io sono e resto molto orgoglioso della mia dignità e della mia purezza.
DEMONIO: E’ stata concessa all’uomo la parola per nascondere il pensiero. Tu sei un bugiardo! So che saresti ben disposto ad accoppiarti anche con un uomo. Tu sai bene quanta parte di donna c’è in te. Quanto desiderio di dare e di ricevere piacere c’è in te. Ti offro il mio corpo, il mio amore, amico caro, lo vuoi?
PIETRO: T’ho già detto che tu non puoi parlare d’Amore. Per cui ti prego non sentenziare e non usare a sproposito questa parola.
DEMONIO: Vedi? Adesso è la tua parte femminile che parla! Ma stai spingendo all’estremo la tua intuizione. (Aggressivo) Basta con queste divagazioni! Io sono qui perché ho bisogno di te. Desidero il tuo corpo. E tu non sei un sogno, ma il sogno della mia esistenza che sta per realizzarsi.
PIETRO: (Invoca) Sante e Martiri del presente e del passato! Voi che siete state e vi siete conservate pure e innocenti!
DEMONIO: Lo so bene, non c’è niente che sia più afrodisiaco dell’innocenza! Continua ..., sei sulla strada giusta per cominciare.
PIETRO: (Scandalizzato) Che vorresti dire, malefico!
DEMONIO: Ti stai eccitando, vero? Perché hai capito finalmente che ti voglio subito. Sono stufo di spassarmela con donnicciole come alcuni dei tuoi fratelli eremiti senza un benché minimo connotato maschile. Ora voglio uno come te, maschio, alto, robusto, di campagna come te, con un temperamento forte e nello stesso tempo con un po’ di sensibilità femminile che non guasta. (S’avvicina)
PIETRO: (Minaccioso) Non avvicinarti! Che vuoi capire tu di donne!
DEMONIO: Come me, sono le donne. Noi vogliamo l’anima degli uomini, perché noi non possediamo un’anima. Quindi vi seduciamo per strapparvi quanto meno un pezzo d’anima. Cominci a capire?
PIETRO: (Recuperando coraggio) Ma quelli come te non potranno mai sedurmi!
DEMONIO: Non credere, è soltanto questione di tempo!
PIETRO: Ti sbagli! Io sono diverso. Io, come vedi, vivo qui solo su questi monti in Grazia di Dio, vicino al Cielo. Non sono come gli altri, io, l’hai detto poc’anzi anche tu.
DEMONIO: (Fa un ghigno) Presuntuoso e illuso! Tu hai vissuto come gli altri, ma hai voluto apparire diverso, per poi fuggire dagli altri. Invece ti sarebbe bastato semplicemente “essere”, con la tua insufficienza, con la tua fragilità. E non “apparire”. Vedi, io, spesso, per non “essere”, ho finito con l’ammalarmi. Pensa, morirò! Si, io immortale, sento che anch’io morirò. La malattia prima o poi uccide. È il precipitato dello spirito nel corpo. E a volte, sotto le vesti della vecchiaia, come nel caso tuo, la malattia è un desiderio inconscio di morte.
PIETRO: (Si fa il segno della croce)
DEMONIO: (Chiude gli occhi)
PIETRO: Non morirò mai io! Io sono un uomo, consapevole delle proprie scelte, della propria missione e del conseguente prezzo da pagare, ma anche, senza inutile modestia, della notorietà che la mia opera cristiana mi ha procurato e mi procura. Diventerò famoso. Quindi, a differenza di te, sarò immortale.
DEMONIO: Vedo che la tua avidità non ti consente già più di discernere alcune verità. La fama, mio caro, non ha nulla a che vedere con l’immortalità! (Pausa) E poi, certo, per te è stato meglio fare l’eremita piuttosto che lavorare come tutti.
PIETRO: Invece sono semplicemente realista se ti parlo così. La gente s’è accorta della mia buona fede nell’esplicare la mia opera. Io ho costruito Oratori, Cenobi, Chiese, Abbazie. Esiste un Ordine Monastico tutto mio. Tutti hanno capito le mie sante virtù.
DEMONIO: (Interrompe) Il peggio che possa capitare ad un Santo è quello di essere capito. Ma tu, è vero, ami così tanto ascoltarti che …
PIETRO: Non ti seguo. Non ti capisco.
DEMONIO: Lo sapevo che non avresti capito. Non avevo dubbi.
PIETRO: Se volevi dirmi che non sono un Santo, questo lo so già.
DEMONIO: E se ti dico che presto sarai Papa?
PIETRO: Non voglio più starti ad ascoltare. Mi stai come perforando la testa con degli spilli. Meno male che adesso sento d’avere il cervello altrove!
DEMONIO: Eppure capire è talmente semplice! Basterebbe vedere ciò che è palese. Ascoltare senza filtrare le parole.
PIETRO: Non posso più vivere con te che mi tormenti. E soprattutto non voglio morire con questo tormento. Per cui vattene, vattene via. E stavolta, una buona volta per tutte. Tu, la tua follia, la tua filosofia!
DEMONIO: Io sarei un folle semplicemente perché ho gettato via la mia maschera, in questo vostro mondo di maschere?
PIETRO: Ti ripeto vattene! Voglio star solo. Adesso in particolar modo, dopo questa disgustosa esperienza con te; ho bisogno di riportare ordine nel mio spirito, per fare da adesso in poi un uso ancora più corretto della mia vita.
DEMONIO: Parli di vita, tu, agonizzante, che convivi già con la Morte. Certo la vita è sofferenza, meglio cominciare a familiarizzare con la Morte liberatoria; perché il tuo Dio, se mai lo incontrerai, è nell’aldilà; per precauzione comunque sarà bene pregare anche lui. Invece la Morte, lei che è già qui, allora per esorcizzarla, bisogna ingraziarsela. Però non capisco voi preti che vi atteggiate a detentori della Verità Assoluta, se vivere è soffrire, perché andate predicando il matrimonio con la procreazione? Procreare significa rendere eterna la eternare la sofferenza!
PIETRO: Vedo che non c’è chiarezza neanche in voi demoni che vi atteggiate a detentori del Potere Assoluto.
DEMONIO: Bando alle ciance! Adesso vieni con me!
PIETRO: Adesso, invece, che hai manifestato la tua vulnerabilità, sento proprio che presto sarò io ad assistere al tuo disfacimento.
DEMONIO: Piano, piano, profeta da strapazzo! Quelli come te mancano di immaginazione, per cui nel confronto con me siete voi che alla fine perdete. Non dimenticare che ciò che tu sei ora, io già fui, e quello che io sono, soltanto un giorno lontano tu potresti essere! Per ora non ho più tempo da concederti, ma a rivederci presto! (Ride sguaiato mentre la sua immagine si dissolve e riappare la donna, dolce e sorridente. Ricompare anche la Colomba Bianca)
PIETRO: (Sorpreso) Voi?
DONNA: (Mentre si ricompone coprendo per bene le gambe che aveva pocanzi scoperto) Io volevo soltanto scherzare, Frà Pietro. Si, è il mio temperamento quello di fare scherzi. Tutti mi conoscono giù in paese per le mie burle. In verità ho bisogno di voi, della vostra parola santa. Voi che siete così caritatevole e che guarite il corpo e lo spirito, spero possiate ascoltare le preghiere di una povera donna peccatrice, contadina come voi, che vi supplica. Sono tre giorni che vado vagando per queste aspre montagne nella speranza d’incontrarvi. Sapevo che il solo vedervi sarebbe stata già una Benedizione. Che vi possa parlare adesso mi sembra un miracolo, una Grazia del Cielo. Allora mi scusate per il comportamento irriverente di prima?
PIETRO: Ma certo, figliola! Sono io semmai che sono stato irriverente e cieco. Qualcuno, poco fa, dentro questa testa, (Si tocca il capo) m’ha appena detto: “Capire è talmente semplice. Basta “vedere” ciò che è palese!” E io, in voi, non ho “visto”!
DONNA: Posso aggiungere una mia considerazione?
PIETRO: Certamente!
DONNA: “Con la paura non si va in Paradiso!”
PIETRO: (Stupefatto, con l’espressione di chi s’è illuminato) I messaggi di Dio, mi sto accorgendo, possono arrivare perfino attraverso i nostri nemici. E per nemici intendo quelli che noi combattiamo o evitiamo. Per un cristiano il demonio è un nemico da combattere. Per un monaco, una donna è qualcuno da evitare. Questo vostro messaggio è chiarissimo. Grazie! (La bacia su una guancia) Allora ditemi, qual è il vostro problema, figliola?
DONNA: Vi sembrerà paradossale, Padre, ma io sono qui per un problema di gelosia, della mia gelosia nei confronti del mio amante. Sapete lui è un uomo molto più grande di me. E’ stato sposato con una donna pazza, come posseduta dal Demonio, aggressiva, contro tutto e tutti e che non ha voluto più saperne di lui. È assistita, ormai da molti anni, dai benefattori di un’Arciconfraternita. Io tempo fa incontrai questo poveruomo in seria difficoltà; bello come il sole e galante come un nobile. Ebbene, da allora me ne sono innamorata perdutamente. Oggi viviamo insieme e tutti sanno del nostro rapporto. Adesso, a parte gli inconvenienti per la scomunica della Chiesa che giustamente colpisce sia me che lui, il problema per cui sono qui, è la mia gelosia da sempre immotivata, che va a cozzare contro la sua estrema serenità che egli ha di fondo. Però va considerato che lui è un uomo forte, sicuro di se, mentre io sono una povera ragazza che da quest’amore non sa trarre che sofferenza.
PIETRO: L’Amore è il mistero più grande del mondo, più grande ancora del mistero della morte. La si confonde con la pietà, col bisogno della carne, con l’intrigo, con la paura della solitudine, coll’esigenza della maternità, col giuoco della seduzione, con la sopraffazione, col senso di protezione, con il desiderio del possesso, ma anche con la stima e con l’amicizia.
DONNA: E invece che cos’è?
PIETRO: Vedete figliola, “Amore” innanzitutto è amare noi stessi, che poi altro non è che l’amore per Dio che ci ha creati. È la capacità d’amare il mondo intero. È quello che voi, mia cara, avete dimostrato per me quando, malgrado io vi avessi considerata un demonio, mi avete fatto osservare che “Con la paura non si va in Paradiso”. “Amore” è la fiducia che mi avete accordato quando siete venuta a cercarmi per parlarmi, “Amore” è quello che avete dimostrato d’avere verso Dio quando riconoscete la Sua autorità accettando umilmente la Sua scomunica data l’indissolubilità del matrimonio. “Amore” è stato quel momento in cui avete provato tenerezza nei confronti di quell’uomo che stava soffrendo perché rifiutato dalla sua sposa impazzita. “Amore” è poi questo vostro legittimo desiderio d’amare che ora qui davanti a me state manifestando.
DONNA: E’ vero io amo profondamente quell’uomo. Non lo lascerò mai, per nessuna cosa al mondo!
PIETRO: Ma …
DONNA: E invece cosa “non è” “Amore”?
PIETRO: La scelta d’avere rapporti con quell’uomo, malgrado gli impedimenti della Chiesa. La vostra gelosia. Il vostro accanimento quando dite che non lascerete quell’uomo per nessuna cosa al mondo .... Ma ora dobbiamo lasciarci. Per me s’è fatto tardi. Perdonatemi se vi lascio così!
DONNA: La colomba viene con voi Padre Pietro?
PIETRO: Che Dio vi benedica e vi conservi sempre così scherzosa, figliola!
DONNA: Ma, un’ultima cosa: Non potreste benedirmi? Non è stata forse una confessione la mia? ... Ah, ho capito volete sapere se continuerò con quell’uomo. E se sono pentita. Va bene, rifletterò su quanto m’avete detto e poi farò sapere qualcosa al Padre Eterno. Fa lo stesso per voi?
PIETRO: (Sorridendo) Naturalmente! (Sta per allontanarsi di qualche passo)
DONNA: (Balza davanti a Pietro, lo abbraccia corrisposta e lo bacia sul viso. Poi s’incammina nella direzione opposta a quella di Pietro. Si ferma un attimo ancora, si volta a guardare Pietro che s’allontana)
PIETRO: (Vedendo che da basso sta sopraggiungendo Angelo, il suo seguace fedele, con passo spedito, affannato per la salita, s’arresta di colpo) Cosa c’è che vieni così di fretta?
ANGELO: Sono preoccupato, è da tempo che ti sto cercando. E’ arrivato all’Abbazia di Santo Spirito, Rinaldo di Gentile. Ed è lì che aspetta; deve consegnare nelle tue mani un messaggio importante. Sembra voglia venire a farti visita il Sovrano in persona, Carlo II. Vieni, scendiamo subito, insieme!
PIETRO: (Non risponde, ma s’incammina verso la valle dov’è la Badia di Santo Spirito)
ANGELO: Anche il Cardinal Latino ha chiesto di te.
PIETRO: Ti ringrazio Angelo. Grazie per essere venuto a cercarmi.
ANGELO: Ma mio Dio, prima ti ho visto con quella donna, abbracciato, che ti baciava. Possibile?
PIETRO: Possibile!
ANGELO: (Mentre segue Pietro) Questi pellegrini ti rintracciano dappertutto, perfino quassù. E adesso accogli anche le donne?
PIETRO: (Continuando a camminare avanti ad Angelo) E’ stato un incontro importante. Direi illuminante. Un duplice incontro, a dir il vero. Chissà, forse voluto dal Signore.
ANGELO: (Mentre segue Pietro) Ma la tua stessa Regola Monastica adesso ci consente anche d’avere contatti con le donne? Non era assolutamente proibito?
PIETRO: (Non risponde)
ANGELO: (Fa qualche passo in silenzio) Tu sei il nostro Maestro e quindi io non dovrei denunciare l’accaduto alla nostra Comunità.
PIETRO: (Non risponde)
ANGELO: (Fa qualche altro passo in silenzio) Così però, non denunciando, mi renderò complice d’una trasgressione grave alla Regola. Come potrei vivere poi con questo segreto?
PIETRO: (Non risponde)
ANGELO: Capisci Pietro, tu non puoi chiedermi questo!
PIETRO: Ho incontrato quella donna. Lei era venuta a cercarmi perché aveva un disperato bisogno di conforto. Io sono stato ad ascoltarla e spero d’averla rassicurata almeno un po’. Lei allora, per ringraziarmi, m’ha dato un innocente bacio qui sulla gota mentre io la tenevo fra le braccia. Poi l’ho lasciata andare. Ma tu, piuttosto, adesso, perché ancora la tieni? (Fa qualche passo in silenzio) Sappi fratello: “Con la paura non si va in Paradiso”! (Celestino V, Almanacco Teatrale, Roma 2000)

PUBBLICAZIONE TESTO SU "GAZZETTA ITALIA" IN ITALIANO E IN POLACCO:


Scena VII - Parte I

Scena VII - Parte II

CURIOSITA', DOCUMENTI, IMMAGINI, OPERE:


Fotografia di Alberto Macchi del novembre 2003, scattata nella Chiesa di San Michele Arcangelo (*), in restauro, a Castiglion della Valle frazione di Colledara, in Abruzzo: particolare d'un affresco che, a detta del Prof. Pino Zanni Ulisse, rappresenterebbe Celestino V, camuffato in "Madonna col Bambino". L'immagine, forse del pittore fra Angelo Clareno (Fossombrone 1247 – Marsicovetere 15/6/1337) contemporaneo e seguace di Pietro da Morrone, fatta scomparire per secoli sotto una mano di vernice bianca (**), intorno all’anno 2000, all’inizio dei lavori di restauro della chiesa, è stata trovata così, ancora raffigurata col sangue che cola dalla sua fronte. Alcuni storici infatti affermano che Celestino V sia stato ucciso nel Castello di Fumone, dov'era carcerato, con un chiodo conficcatogli in fronte. (Pino Zanni Ulisse, "Galileion", Editrice Poche e Bbone, Atri 2001) 


(*) La Chiesa di San Michele Arcangelo del XII secolo che sorge nel Borgo di Castiglione della Valle frazione di Colledara in provincia di Teramo, presenta al suo interno in stile barocco, alcuni affreschi del XIII e del XVIII secolo, un soffitto in legno decorato della stessa epoca e un organo del 1797.
(**)
Scrive Fedele Romani nel suo libro “Colledara” edito da Bemporad a Firenze nel 1907:
“La chiesetta di Colledara […] riunisce ed accentra, e per così dire organizza, tutto un gruppo di piccoli villaggi […]. Essa non forma, per altro, una parrocchia, ma una semplice cappellania, aggregata alla parrocchia di Castiglione della Valle.[…]. Una volta doveva essere tutta dipinta, secondo l'antico costume; e io mi ricordo di aver visto alcuni indizii di pitture semplici e rozze. Al tempo della mia fanciullezza la chiesa era quale l'avevano ridotta i restauri del '600, di quel secolo che vide il mondo sotto un aspetto così diverso dagli altri, e portò l'opera sua rinnovatrice, sempre piena d'un profondo desiderio di sontuosità e di ricchezza, fin nei più remoti e poveri villaggi. II seicento, avido di luce e di splendore, aveva imbiancate le antiche rozze pitture, le quali col tempo si vennero poi stanche e curiose riaffacciando qua e là.


Ecco ancora un pezzo tratto dall'articolo "Celestino V - San Pietro da Morrone" pubblicato nel sito web http://www.pescasseroli.biz/celestino_V.asp
"Celestino V, catturato presso Vieste e consegnato a Bonifacio VIII, dopo essere stato "ospitato" nella dimora anagnina del Papa, è tradotto nell’orrenda torre di Castel Fumone dove resterà fino alla fine dei suoi giorni. La detenzione, nonostante le numerose falsificazioni addotte dai partigiani di Bonifacio, fu durissima; il rigore estremo di quella cattività è stato ampiamente documentato da tutti i cronisti dell’epoca.
Finalmente, dopo trecentodiciannove giorni di carcere duro, la sua bell’anima si svincola dall’aborrita carcassa di carne e ossa, per raggiungere la meta da sempre agognata: Dio. Sono le 16, al vespro, di sabato 19 maggio 1296.

Quattrocento anni dopo, Lelio Marini, il più informato biografo del Santo proverà a dimostrare, con un’accurata e puntigliosa disamina di numerosi reperti storici, che Pietro fu barbaramente ucciso per ordine di Bonifacio VIII". (Approfondimenti: Prof. Antonio Grano - sociologo e storico di Celestino V - www.antoniograno.it e Angelo De Nicola - giornalista e scrittore di Celestino V - www.angelodenicola.it)


"Celestino V", Incisione del XIX secolo

VIDEO "Un rebus chiamato Celestino V"
http://www.youtube.com/watch?v=gl2-4pN93YI&playnext=1&list=PLF3B564648757FE96

ARTICOLO "Celestino V, ecco lo storico documento"
http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2012/08/25/news/celestino-v-ecco-lo-storico-documento-1.5593143

VIDEO FUMONE
Ciociaria Land of Emotions - 13ma puntata: Fumone - il Castello Longhi - de Paolis. - YouTube



00147 - 28.11.14

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